The Twin – L’altro volto del male di Taneli Mustonen

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Per superare un grave lutto una famiglia, composta da padre, madre e figlio piccolo, si trasferisce in una grande casa isolata, per ritrovare pace e tranquillità. Ma l’aver perso l’altro figlio gemello è un trauma così grande che la madre inizia a soffrire di paranoia e a temere dell’incolumità del figlio rimasto.

The Twin – L’altro volto del male costruisce piano una atmosfera di latente follia e in questa parte iniziale sta la bellezza del film. La paura che si prova è autentica, anche perché il mostro sembra essere niente meno che il diavolo e basta il suo nome, a volte, a far paura. Non si combatte con strane creature o uomini invasati, ma con il male in persona, e, se viene descritto bene, al di là del gioco di parole, gli spettatori cominciano a tremare.

Il film di Taneli Mustonen segue la lezione di Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York (1968), capolavoro ineguagliabile di Roman Polanski, dove Satana è tutto negli sguardi ambigui dei vicini di casa che a volte sembrano essere premurosi solo per esaltare subito dopo la loro malignità. Il film di Polanski è un punto di riferimento ma paragonarlo al film del regista finlandese sarebbe ingeneroso, la claustrofobia spirituale magnificamente resa dal primo non è, e forse non può essere, ricostruita dal secondo. Dove il grande filmmaker polacco toglieva, il giovane Taneli Mustonen inserisce troppo: la setta satanica, di cui sono vittime entrambe le protagoniste dei due film, è là subdolamente accennata e qui pomposamente descritta.

Ecco allora che la seconda parte di The Twin – L’altro volto del male è inferiore alla prima, anche quando ha una ulteriore svolta, rifacendosi a un altro maestro massimo, il Martin Scorsese di Shutter Island (2010), e proprio queste due “citazioni” non permettono più di godere pienamente del film, perché la mente dello spettatore è attratta più che dalla suspense e dalla paura, dal confronto, ingeneroso, con i due capolavori di due, ormai anziani, sempre signori indiscussi del cinema contemporaneo.

D’altra parte, però, gli autori di questo film sono stati coraggiosi e il risultato è in alcune parti più che accettabile. Il paradosso è se si possa essere leggeri parlando di Satana, Roman Polanski lo è, e se si possa intrattenere con una follia omicida, Martin Scorsese lo fa. L’esorcista (1973) di William Friedkin – altro grande modello dell’horror – è invece molto pauroso, ma anche troppo ad affetto per quanto ci riguarda. Anche quando si mette in scena il diavolo si deve essere leggeri, in modo che l’atmosfera di per sé grave sia percepita come una meravigliosa opera d’arte, che è poi l’unica via per esorcizzare la paura stessa del demonio e del male.

In The Twin – L’altro volto del male c’è stato il tentativo di rappresentare tre vie, come tre sono i film di riferimento, per descrivere la paranoia, il diavolo, la follia insieme, forse troppo ambizioso ma in fin dei conti coraggioso e in parte riuscito. C’è il diavolo ma non c’è Dio, affascinante e curiosa caratteristica di molti film horror, ma forse necessaria perché se intervenisse il Grande Vecchio tutto si risolverebbe subito e la paura lascerebbe il posto alla meraviglia. Ma anche Dio è da temere, rifiutando la tentazione dell’impunità.

In sala dal 20 luglio 2022


The Twin – L’altro volto del male – regia: Taneli Mustonen; sceneggiatura: Aleksi Hyvärinen, Taneli Mustonen; fotografia: Daniel Lindholm; montaggio: Aleksi Raij, Toni Tikkanen; musica: Panu Aaltio; interpreti: Teresa Palmer, Steven Cree, Tristan Ruggeri; produzione: Aleksi Hyvärinen; origine: Finlandia, 2022; durata: 109’; distribuzione: Notorious Pictures.

 

 

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