Cannes a Roma mon amour! (24-30 giugno 2024): Limonov – The Ballad di Kirill Serebrennikov

Riguardo al suo ultimo film, Limonov – The Ballad, il regista Kirill Serebrennikov (Summer, Petrov’s Flu o ancor più di recente il dramma in costume La moglie di Tchaikovsky) ha più volte voluto precisare, durante la conferenza stampa a maggio al Festival di Cannes, che il suo interesse personale non era di girare un biopic sulla contrastata figura storica dello scrittore e politico russo nazional bolscevico Eduard Limonov (pseudonimo di Ėduard Veniaminovič Savenko, 1943-2020) ma di rendere una versione cinematografica del personaggio, così come descritto nel romanzo Limonov  (uscito nel 2012 da Adelphi) dell’autore francese Emmanuel Carrère – nel film ritroviamo lo scrittore francese in un breve cameo di sé stesso. Certamente il progetto filmico, che sembra risalire a fine 2017, è il frutto di una lunga genesi che ha visto solo nella fase finale la mano di Serebrennikov. Dato il grande successo editoriale dell’opera letteraria di Carrère in Italia ed in Francia, l’idea di farne una trasposizione per il grande schermo è nata come una coproduzione italo-francese delle case di produzione Wildside e Chapter 2. Originariamente la regia era stata affidata al regista polacco Pawel Pawlikowski (Premio Oscar per Ida), il quale, dopo essersi cimentato a stendere una sceneggiatura dal libro – il suo nome compare come autore nei titoli di coda –, sembra aver perso interesse al progetto.

Un ulteriore ritardo nel proseguimento delle riprese è stato causato dall’inizio della guerra; infatti, Serebrennikov stava girando alcune sequenze a Mosca, proprio il 24 febbraio del 2022, quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Al nuovo incubo di dover abbandonare il film, in qualche modo, si è riuscito a rimediare spostando sei mesi dopo il set nella città di Riga.

Come nella biografia di Carrère, che porta in luce i momenti più salienti della vita del personaggio, così anche all’inizio dell’adattamento cinematografico troviamo Limonov (Ben Whishaw) a Kharkiv in Ucraina, la città dove ‘Eddi’ era cresciuto e ha visto i suoi primi successi letterari. A questa introduzione seguono i primi passi da artista nella clandestinità sovietica sotto l’era di Leonid Bréžnev e la sua collaborazione con il gruppo di poesia Konkret, a Mosca. Nella capitale sovietica Limonov inizia una relazione, coronata nel matrimonio, con la modella Yelena Shchapova (Viktoria Miroshnichenko) che cambia la sua vita. Dopo l’arrivo della coppia a New York, Serebrennikov sceglie di soffermarsi sul momento in cui Limonov, depresso dopo la separazione dalla moglie, si immerge nella subcultura punk newyorkese, raccontata poi nel colume Il poeta russo preferisce i grandi negri (Frassinelli, 1985), l’opera autobiografica che ne ha creato il mito di eroe anticonformista; fama che poi si è portato dietro a Parigi, dove ha vissuto da scrittore e poeta di successo. Si passa poi alla più tarda attività politica, come leader del Partito Nazionale Bolscevico russo; attivismo non ben visto dal Cremlino che lo ha portato a finire in carcere.

Ancor più dell’opera letteraria di Carrère, il film vuole concentrarsi sulla figura audace e carismatica, amante dello scandalo e autoreferenziale di un artista che avrebbe voluto fare della sua stessa vita un’opera d’arte, che ha cercato nella notorietà una forma di qualificazione agli occhi del pubblico; tanto che proprio il voler essere al centro degli avvenimenti sembra averlo influenzato nelle sue scelte personali. Il Limonov del film di Serebrennikov è un limonka, una bomba a mano appunto, un Sex Pistols (gruppo musicale molto amato dal poeta russo) della letteratura russa. Citando una sua frase dal film: “La vita è più interessante della scrittura”, Limonov-Eddi, sceglie la vita e non si lascia mancare nessuna delle esperienze che questa gli offre. E quindi non si rifiuta nemmeno la conoscenza diretta della guerra, in questo caso quella dei Balcani, dove lo troviamo dalla parte dei cecchini del nazionalista Milošević. Di questa imbarazzante scelta di posizione, che lui ha continuato a difendere anche successivamente, nel film, come anche nel libro, non si parla. Solo alla fine, ma senza negargli il piedistallo da superstar, Serebrennikov ci mostra un uomo stanco, e provato dagli anni di carcere. Limonov – The Ballad, si propone di spiegare ad un pubblico occidentale l’universo del personaggio, ma non si confronta con le motivazioni e con i perché un poeta, che ha saputo scrivere bellissime poesie, sia andato incontro ad una metamorfosi la quale precede idealmente la drammatica realtà guerrafondaia della Russia di oggi. A prescindere da ciò, la presente biopic, perché dopotutto di questo si tratta, propone il seducente ritratto di un outsider, che non ha mai voluto definirsi un dissidente, ma che, per il puro piacere dell’estremo, ha sempre preferito correre sul filo del rasoio.

In Concorso al Festival di Cannes 2024
In programma a “Cannes a Roma mon amour!”


Limonov – The Ballad – Regia: Kirill Serebrennikov; sceneggiatura: Ben Hopkins, Paweł Pawlikowski, Kirill Serebrennikov; fotografia: Roman Vasyanov; montaggio: Yuriy Karikh; effetti speciali: Timofey Gostev, Ekaterina Rubleva; musica: Massimo Pupillo; interpreti: Ben Whishaw, Tomas Arana, Sandrine Bonnaire, Viktoria Miroshnichenko, Louis-Do de Lencquesaing, Maria Mashkova, Ivan Ivashkin, Corrado Invernizzi, Odin Biron, Vladislav Tsenev; produzione: Pathé, Chapter 2, Fremantle España, France 3 Cinéma, Hype Studio, Wildside; origine: Francia/ Italia/ Spagna, 2024; durata: 138 minuti.

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