Quattro figlie  di Kaouther Ben Hania

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Il documentario Quatto figlie ha vinto l’Oeil d’or al festival di Cannes 2023, è stato candidato all’Oscar, agli European Film Awards, ha vinto un premio ai César.

È un film che gioca con i generi, che riprende la sua stessa gestazione: comincia con un’attrice che si trucca e che indossa il velo guardandosi allo specchio preparandosi a interpretare Olfa, la protagonista-narratrice del doc., quando per la donna sarà troppo dura metterci la faccia. Olfa è una madre lavoratrice che ha allevato da sola quattro figlie femmine. Nella prima parte del film Olfa descrive il giorno del suo matrimonio, quando sua sorella entra nella stanza nuziale a incitare il marito a violentarla in modo da poter mostrare il lenzuolo insanguinato, prova della verginità alle nozze. Ma le cose non vanno come previsto: Olfa picchia il suo neo sposo e gli pulisce il sangue uscito da naso e bocca col lenzuolo: ecco la prova! In Tunisia c’è una società misogina pronta al sacrificio femminile, vige prepotente il patriarcato, la donna conta meno del maschio, affrancarsi da tutto ciò è difficile e comporta degli alti costi.

Le due figlie più giovani, Eya e Tassyr, vivono ancora con la madre, le due più grandi, Rahma e Ghofrane,  le ha prese il lupo, dice guardando in macchina Olfa (non a caso il titolo originale del film è Olfa et ses filles)… La regista Kaouther Ben Hania le fa riapparire col volto di due attrici che le andranno a interpretare per le quasi due ore successive. Le quattro ragazze fanno amicizia, parlare del proprio vissuto le accomuna, le attrici coinvolgono le ragazze che non sanno nulla di recitazione nel riscaldamento della voce e del corpo, tipico della preparazione al ciak.

Olfa ha il coraggio di separarsi da un marito violento che non ama, porta le bambine via con sé, si innamora di un altro uomo che è ambiguo con le figlie, allontana anche lui. Ha superato difficoltà e peripezie e invece non è ancora finita.

Attraverso la pratica del racconto orale attraverso interviste alternata a momenti di ricostruzione esatta di situazioni accadute e messe in scena mescolando chi le ha già vissute dal vero (le due figlie più piccole Eya e Tassyr) e chi ha solo ricevuto indicazioni verbali in merito (le due attrici che interpretano le maggiori), il film rivolge allo spettatore la versione dolorosa di chi è rimasto senza figlie e sorelle, separato con dolore dal fondamentalismo islamico.

Nella seconda metà del film vengono usati materiali di repertorio quali telegiornali e video amatoriali di quando le due giovani sono partite per la Libia e sospettate – poi incriminate – di azioni di terrorismo dell’Isis. Destrutturando il racconto dall’interno, lavorando in maniera sperimentale sugli snodi drammatici più emotivi, Quattro figlie è un film che chiede al pubblico una partecipazione attiva nella comprensione della storia, che si aspetta empatia e ragionamento, attenzione e riflessione mentre scandaglia le dinamiche familiari, psicologiche e sociali che hanno motivato la fuga delle due figlie maggiori.

Che il film poi possa diventare lo strumento catartico del superamento del dolore è una eventualità presente e messa in discussione in scena apertamente.

Rapporto madre-figlia, violenza domestica, religione, condizione femminile araba, società maschilista sono i temi mescolati in ogni scena di un documentario necessario e unico, che ne scardina i confini dall’interno, raggiungendo – a tratti – la potenza guaritrice di una seduta di terapia familiare.

 In sala dal 27 giugno 2023


Quattro figlie  (Olfa et ses filles)  – Regia: Kaouther Ben Hania; sceneggiatura: Kaouther Ben Hania; fotografia: Farouk Laâridh; montaggio: Qutaiba Barhamji; musica: Amin Bouhafa; interpreti: Hend Sabri, Olfa Hamrouni, Eya Chikhaoui, Tayssir Chikhaoui, Nour Karoui, Ichraq Matar; produzione: Tanit Films;; origine: Francia/Tunisia/ Germania/ Arabia Saudita, 2023; durata: 110 minuti; distribuzione: I Wonder Pictures.

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