I Comete – A Corsican Summer, esordio alla regia dell’attore di Ajaccio Pascal Tagnati, già vincitore del Premio Speciale della Giuria al 50° Festival Internazionale del Cinema di Rotterdam, è stato proiettato qualche giorno fa, per la prima volta in Italia, a Trieste in occasione del ShorTS International Film Festival.
Una natura selvaggia acceca lo sguardo. Estate. Isola della Corsica. Zone interne, montuose e collinari, qualche corso d’acqua. Qualcuno arriva da fuori, dalla Francia, da altrove. I paesani osservano i nuovi arrivati, coloro che ritornano, gli ospiti. La popolazione vive molto insieme, per la strada, nelle valli, nei campi con le pecore, lungo i fiumi. La macchina da presa esplora sempre da un unico punto di vista – inquadratura fissa, campi larghi, nessun movimento: un osservatore silente raccoglie stralci di storie, pregressi rancori, un divario evidente tra agiatezza e povertà.
La natura ambivalente del documentario non-documentario – che è la struttura portante del film – mette lo spettatore in una condizione di attesa, di identificazione lenta – a volte annoiata, distratta o attenta – del tempo che passa. Perché sia i giovani che i vecchi, sia i locali che i villeggianti, sono colti in uno stato sospeso tra la passività e il movimento, tra volontà e costrizione, tra confusione e certezza. Una polifonia di personaggi diversi, alcuni collegati tra loro, crea una sorta di narrazione di formazione cupa, un tempo di mezzo, solo una stagione – l’estate finirà – attraverso il cui passaggio si è obbligati a portare qualche cambiamento alla propria vita. Prevale un’atmosfera generale di pre burrasca, come se una folata di vento dovesse da un momento all’altro soffiare sul fuoco e esaltarlo fino a bruciare tutto e tutti (sul finale qualcuno appiccherà un incendio all’allevamento di pecore).
La crudeltà dei ragazzi, la ricerca dello sballo, le ore post prandiali di tedio condiviso davanti a uno schermo senza il coraggio di rompere il silenzio con un bacio, una ragazzina più sveglia, sui sassi del torrente, si lascia filmare mentre si masturba con un vibratore, di cui ha il comando a distanza colui che fa le riprese, discussioni tra nazionalisti e non, ristrutturazioni di catapecchie sotto il sole cocente, feste religiose con processione della statua della vergine Maria e fiaccolata, balli con le luci stroboscopiche in piazza, rave inventati dagli adolescenti, qualcuno tenta di sballarsi di più, per dimenticare qualcosa che non dice: questo il microcosmo su cui si posa come una farfalla birichina la regia invisibile, la scelta – conforme alla materia trattata – intransigente di non giudicare.
Un rapporto si segue con curiosità, quello tra una donna anziana e un giovane di colore, che a un certo punto rivelerà di chiamarsi François Regis: le massaggia i piedi mentre lei gli racconta fatti disparati frutto di una mente anziana che si muove più per associazioni che per cronologia. Li vediamo più volte sempre in momenti di accudimento delicato da parte dell’uomo (bello e prestante ma delicato come una rosa) fino alla volta più intensa in cui François – si è capito da poco che è il nipote adottato della donna – le racconta un sogno per lui fondante: ha incontrato la madre, bellissima e molto somigliante a lui, che lo avvicina e abbraccia e lui capisce quanto vuoto ha avuto nel cuore fino a quel momento, senza capire che fosse causato dalla mancanza dell’amore materno. La vecchia, a letto, occhi chiusi, semi dormiente, ha sorprendentemente ascoltato tutto e sentenzia: “Un bambino è sempre connesso con la madre”, commovendo il nipote.
L’ambiente naturale è presente quasi in ogni tableaux vivants: laghi, fiumi, montagne (sullo sfondo a vetrate immense delle ville dei ricchi), campi di grano, il paese fatto di roccia, i viottoli in salita, le abitazioni malconce o abbandonate. C’è sempre qualcosa da fare o da dire, i dialoghi sono realistici fino all’eccesso (non vengono forniti gli strumenti per entrare a comprenderne il senso): lunghe tirate nazionaliste (il famoso “La Corsica ai corsi”), confidenze maschili sulle personali pratiche sessuali preferite, liti tra parenti per gelosie, elucubrazioni sterili sulla creatività e dove andare a metterla in atto.
Si ha una curiosa sensazione alla fine del film: come di essere tornati da una vacanza venuta male, in cui i partecipanti non hanno legato perché troppo diversi tra loro, in cui l’amarezza ha vinto sul riposo e si è posata piuttosto su un senso di abbandono diffuso, come se tutti i rapporti interpersonali si fossero conclusi malamente, con una separazione, un divorzio, un addio definitivo. Non è presente la morte ma qualcosa quest’estate è morto: un senso di coesione tra le persone, la solitudine ha battuto la comunicazione, la tristezza ha ucciso i sorrisi, la felicità non ha più diritto di presentarsi senza invito.
Verso il finale un canto tradizionale, “A morte di Filicone”, intonato da uno dei personaggi tra i più compressi e frustrati, sotto il getto violento della cascata saluta con dolore una partita di calcio giocata male, un amore inespresso, una insicurezza sulle sue abilità sessuali.
Il passaggio continuo dalla lingua corsa (che ha tantissime parole in comune con l’italiano) e il francese confonde e diverte allo stesso tempo. Nell’ultima scena il personaggio interpretato da Pascal Tagnati (regista esordiente, uno tra i pochi professionisti dell’intero film che usa, invece, gli abitanti del luogo come attori) scartavetra per bene i bordi di uno scavo rettangolare di un rudere (che è già una finestra sulla bellezza selvaggia che strugge il cuore), nell’idea forse un giorno di applicarvi degli infissi e costruirci attorno una confortevole abitazione: per ora resta un buco dai contorni divenuti liscissimi verso un altrove che è sempre a portata di mano. Non male!
Cast & Credits
I Comete – A Corsican Summer – Regia, sceneggiatura e montaggio: Pascal Tagnati; fotografia: Javier Ruiz Gomez; interpreti: Apollonia Bouchain, Cédric Appietto, Davia Benedetti, Jean-Christophe Folly, Jeremy Alberti, Pascal Tagnati; produzione: Martin Bertier, Helen Olive, Delphine Leoni x 5 à 7 Films, Lotta Films; origine: Francia 2021; durata: 124’.