Welcome Venice

  • Voto
Andrea Segre

 

A dieci anni da Io sono Li (2011, https://www.closeup-archivio.it/io-sono-li) e a uno dal doc. Molecole (https://www.closeup-archivio.it/molecole) scelto l’anno scorso come preapertura della Mostra 2020, Andrea Segre torna al Lido con un’opera sulla sua Venezia ad aprire il 1 settembre la sezione delle “Notti Veneziane” delle Giornate degli Autori. E lo fa – anticipiamolo subito – con un film dove si esibiscono più luci che ombre.

Una cosa comunque è subito evidente: il nostro autore sa di quello di cui parla, conosce la città sulla Laguna come nessun’altro e soprattutto si occupa di Venezia come pochi hanno saputo fare, non quindi come la solita bella cornice o scenografia per ambientare una qualsivoglia storia che, in definitiva, potrebbe accadere in qualunque altro luogo del globo terraqueo. Insomma, il regista nato in un comune dell’area metropolitana veneziana, a Dolo nel 1976, prende di petto e molto sul serio la realtà metropolitana con cui si confronta. In questo caso affronta un tema caldo come è quello della cosiddetta gentrificazione del centro storico nella città lagunare, un tema in sé non certo nuovo in assoluto ma che qui è diventato il motore drammaturgico del suo film.

All’isola della Giudecca, veniamo a conoscere il destino contrapposto degli eredi di una famiglia di pescatori. Morto il terzo fratello (Roberto Citran) dopo circa una ventina di minuti, in cui lo spettatore è introdotto in una realtà socio-culturale intuibile ma assai poco vista al cinema, quella della pesca in Laguna, tramite anche le livide immagini della fotografia di Matteo Calore, le personalità dei due altri fratelli, Pietro (Paolo Pierobon) e Alvise (Andrea Pennacchi), si vengono drammaticamente a scontrare. E si scontrano, appunto, proprio e a ragione, nel centro di quella mutazione antropologica, inarrestabile e profonda, che ha cambiato ormai da tantissimi anni l’identità della città. Diventata una sorta di gigantesca vetrina o peggio gabbia del turismo mondiale, a Venezia – e se accorge chiunque ci è stato anche solo di passaggio per il Lido – ancor più di tante altre mete turistiche, è mutato il rapporto stesso tra città e cittadini, tra casa e vita – con la pandemia, poi, che ha accentuato e reso ancora più visibile tale fenomeno.

Ex carcerato, con alcuni scheletri nell’armadio tipo la morte della moglie, Pietro– e che altro potrebbe fare con un nome biblico del genere – vorrebbe continuare a fare il mestiere paterno e a prendere le moeche, i granchi tipici della laguna. Viceversa, Alvise  che per di più non sa neanche nuotare, vuole cogliere l’occasione per fare il colpaccio che gli risolverebbe una marea di debiti accumulati con una vita al di sopra le sue reali possibilità, ristrutturando la casa della Giudecca eredità di famiglia e in cui il fratello vorrebbe continuare a restare per non andare a vivere sulla terraferma.

Nessuno dei due è uno stinco di santo ma in fondo il regista e probabilmente anche lo spettatore (o almeno il sottoscritto che qui scrive) parteggia un po’ di più per Pietro che oltre tutto è un cinefilo (con il vizio però di raccontare troppo le trame dei film) ma in cui si avverte una sana antipatia per il capitalismo rapace degli speculatori immobiliari. Lo scontro trai due personaggi che coinvolge il complesso dei loro legami familiari, è dunque la cifra di una narrazione corale in cui vediamo come si sta evolvendo (male) il mondo nella Laguna (e non solo).

Con il suo nervo nevralgico dei due fratelli-coltelli, Welcome Venice, forse, ha una trama non proprio originale, si trascina un po’ troppo stancamente al centro del film ma in compenso esibisce un’ottima recitazione in dialetto veneziano, è privo di musica invadente (vizio capitale di molto cinema nostrano e non) e si riscatta in un ironico finale in cui appunto le simpatiche moeche fanno beffardamente da padrone…  La piena sufficienza è dunque, per noi, assicurata.

In sala dal 9 settembre


 Welcome Venice – Regia: Andrea Segre; sceneggiatura: Andrea Segre, Marco Pettenello; fotografia: Matteo Calore; montaggio: Chiara Russo; interpreti: Paolo Pierobon, Andrea Pennacchi, Ottavia Piccolo, Roberto Citran, Sara Lazaro, Giuliana Musso, Anna Bellato, Sandra Toffolatti; produzione: Francesco Bonsembiante x Jolefilm con Rai Cinema in associazione con Vivo Film; ; origine: Italia, 2021; durata: 100’; distribuzione: Lucky Red.

 

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