40° Torino F.F.:  The Fire Within – A Requiem for Katia and Maurice Krafft di Werner Herzog

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Katia e Maurice Krafft sono due vulcanologi francesi. Werner Herzog è tra i più grandi registi cinematografici contemporanei viventi. Il filmmaker monacense dedica loro un documentario straordinario: un diario verso la morte, un inno al riconoscimento di una passione nella vita, una celebrazione di addio a due pazzi che hanno scelto una esistenza fuori dagli schemi.

La calda voce di Herzog, che parla un inglese dallo spigoloso accento tedesco, accompagna lo spettatore in un percorso immersivo nel mondo dei due coniugi francesi che si incontrano all’università e non si lasciano più.

In giro per tutto il mondo filmando i vulcani attivi durante gli anni Settanta e Ottanta i Krafft si avvicinano sempre di più al pericolo, attratti magneticamente senza possibilità di non rispondere al comando (in una intervista Katia dichiarerà: “senza vulcani non vivo”). Cominciano nel 1968 con la scalata a Vulcano e Stromboli, nelle italiane isole Eolie (immortalano anche un paio di ragazze salite vestendo solo bikini e scarpe col tacco), proseguono  con le Hawaii, l’Alaska, l’Indonesia, in Colombia dove nel 1986, precisamente nella valle del Nevada del Ruiz che, con una eruzione incredibile, sterminò villaggi, popolazione e animali con più di ventimila vittime (in questo caso la coppia di vulcanologi divaga dall’osservazione solo della natura e si sofferma anche sulle vittime, filmando i sopravvissuti).

Sin da subito il regista tedesco dichiara che su questa storia (anche d’amore) sono già stati fatti altri film e molti approfondimenti, non è sua intenzione mettersi in competizione, ma esplicita la personale necessità di raccontarli ancora: essendo stato in vita amico della coppia ha diretto accesso all’archivio di più di duecento ore di filmati, monta il footage in maniera stupefacente, sussultando con loro per la vicinanza al flusso velocissimo e incandescente di lava dietro Katia, affermando esplicitamente: “Avrei fatto di tutto per poterli accompagnare”. Ed è con questo spirito di vicinanza e adesione che tiene sospeso il pubblico alternando l’attesa dei due, insieme ad altri scienziati e giornalisti, ai piedi del monte Unzen, in Giappone, per due giorni nel giugno 1991 – la pausa tra una colata e l’altra (tutte piccole, deludenti), le interviste rilasciate – Maurice dice: “Ho visto in 23 anni talmente tanti irruzioni che non ho paura: se muoio domani nemmeno mi interessa” – l’apparente calma prima che, il 3 giugno alle 15.18, una colata piroclastica a 180 km/h travolga tutto ciò che incontra al suo passaggio, i Krafft compresi, morti all’istante – alla magnificenza astratta dei voli bollenti di lava e fango, rosso nero giallo, nubi e vapori da oscurare il cielo e poi cenere ovunque, strati e strati di polvere grigia sugli oggetti e animali, di normale uso quotidiano, una teiera, una sedia, una vettura, un asino da trasporto.

Il doppio registro – a tratti anche comico, quando i due indossano delle assurde tute ignifughe da film di fantascienza fatto in casa, si ritrovano in paesaggi da spaghetti western, surrealtà da cinema sperimentale degli anni Trenta tra Dalì e Bunuel, o quando all’inizio dell’attività di documentazione filmata in cui rifanno più volte la stessa scena, sempre meno spontanea -, quello del narrare una storia e amarla così tanto dal finirci dentro (che rimanda col pensiero immediatamente all’immedesimazione potentissima con Timothy Treadwell in Grizzly man, 2005) rende il film oltre che lirico e visionario, come gran parte della produzione herzoghiana, appassionante e sconvolgente, profondo e potente. Come è una pozione di veleno che contenga, nell’ultima goccia, anche il suo stesso antidoto. Ne è la prova il finale: vertiginoso gioco di roulette russa dell’inquadratura in cui viene facile immaginare il compiacimento estatico dei due folli vulcanologi che, pur di provare tale ebbrezza, hanno dato la vita.

Da non perdere, assolutamente in sala quando uscirà.


The Fire Within – A Requiem for Katia and Maurice Krafft – Regia e sceneggiatura: Werner Herzog; fotografia: Henning Brummer; montaggio: Marco Capalbo; musica: Ernst Reijseger; produzione: Bonne Pioche, Brian Leith Productions, Titan Films; origine: Gran Bretagna/Svizzera/ USA/ Francia, 2022; durata: 84’; distribuzione: Arthouse/IWonder.

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