Gli Anni Belli – Intervista al regista Lorenzo d’Amico de Carvalho

Domanda: Gli Anni Belli è l’affresco di una giovane generazione capitanata dalla ribelle Elena, che è alla ricerca della Rivoluzione, sia a livello politico all’interno del campeggio “Bella Italia”, contro ogni forma di favoritivismo e corruzione, ma probabilmente anche di una più profonda, personale. Durante il camping, sono in fondo tutti alla ricerca della felicità e dell’ “estate” migliore della propria esistenza. Qual è stato, dunque, il tuo punto di partenza per la realizzazione di questo tuo lavoro?

Lorenzo d’Amico de Carvalho: Il film parte da un soggetto di Anne-Riitta Ciccone, con la quale abbiamo poi scritto la sceneggiatura, legato ai suoi ricordi adolescenziali delle estati passate in campeggio con la sua famiglia. Come spesso succede, in qualità di regista ho portato il film a me in fase di scrittura, inserendo l’elemento politico quale punto nodale della sua espressione di sé.

Il cuore del film rimane sempre la volontà/necessità di una adolescente di essere riconosciuta in quanto adulta, intendendo con questo termine una persona con proprie opinioni, capacità decisionale, autonomia, ecc…, solo che nel soggetto originale questa cosa era legata più al fatto di fare cose “da grandi”, tipo andare in discoteca, laddove lo abbiamo poi fatto virare verso una dimensione più complessa quale è quella del voler incidere sul mondo circostante, e, appunto rivoluzionarlo.

Il film è ambientato in un anno ben preciso: il 1994. Quali ricordi conservi di quegli anni, anche a livello visivo, che poi hai trasferito inevitabilmente nel tuo film?

I meccanismi della memoria sono ovviamente estremamente personali. Quello che però mi ha sorpreso nel lavorare a questo film con diversi collaboratori vicini a me per età, è quanto il nostro immaginario collettivo generazionale sia impregnato di riferimenti televisivi. Sembra banale a dirsi oggi, ma è vero che siamo stati la prima generazione cresciuta “dalla” televisione e non più “con la” televisione. E’ chiaro che ho ricordi personali molto forti di quegli anni, ma a livello estetico mi rendo conto di quanto questi siano inestricabilmente legati ad un enorme mash-up televisivo, che va da “Non è la RAI” ai videoclip dei Gun’s n Roses, da “Beverly Hills 90210 ” ai Nirvana, da “I ragazzi del muretto” a “Yo! MTV Raps”.

Alcune inquadrature d’altronde ricordano i filmini di famiglia, che tanto si utilizzavano negli anni ’90 e che, ahimè, non esistono più con l’avvento dei cellulari e dei social networks. Tutto questo accresce quasi un senso di nostalgia nello spettatore.

Il formato Hi-8 costituisce senza dubbio una parte fondamentale in questo video-immaginario privato (e collettivo) della mia generazione cui facevo riferimento prima. Ma mettere una telecamerina in mano alla nostra protagonista non è stata una scelta dettata solo dalla necessità di avvicinarla allo spirito di quegli anni, quanto proprio al mio percorso di vita personale. Da sempre infatti ho sentito l’istinto di guardare il mondo da quell’oblò che è il mirino della macchina da presa, e credo che il fatto di aver inserito dei “POV” di ciò che Elena sta inquadrando, aiuti il pubblico a sentirsi ancora più vicino a lei, a entrare in empatia con i suoi sentimenti attraverso delle incursioni nel suo personalissimo sguardo.

Il film si sviluppa su un duplice piano d’azione: quello dei più giovani e quello degli adulti, con le proprie personali problematiche. Questi ultimi hanno già conosciuto il volto della Rivoluzione degli anni ’70. Il padre di Elena sembra quasi essersi accomodato negli anni. I giovani, invece, vivono in un’Italia che sta cambiando. Alla fine del camping, infine, ognuno risulta cresciuto. Il tornado sembra, infatti, quasi spazzare le vecchie versioni dei personaggi, lasciando spazio a una maggiore maturità e consapevolezza.

Fin dal primo soggetto questi due piani di narrazione sono sempre stati presenti e ben delineati. La nostra vuole infatti essere una storia che si propone di parlare ad un pubblico il più possibile ampio, dove ovviamente il percorso di formazione umana della giovane protagonista è centrale, ma dove anche persone di età diverse potessero trovare personaggi nei quali riconoscersi.

Il grande pericolo che sempre corre la commedia, a mio avviso, è quello di dover mettere in scena dei personaggi per definizione non eroici. È la debolezza, l’inadeguatezza dei personaggi rispetto alle situazioni in cui si trovano che scatena la risata. Questo comporta però sempre il rischio della distanza, di ridere di loro e non con loro. Per colmare questa distanza è quindi fondamentale, soprattutto per i personaggi antagonisti, andare a scavare nelle loro ragioni, nella loro umanità. E quindi in ultima istanza dargli l’occasione di evolvere, di crescere, di migliorare.

Cosa puoi dirci sulla direzione degli attori e, dopo questo tuo esordio, che prospettive vorresti inseguire in futuro? Vorresti dedicarti nuovamente alla Commedia, o ti piacerebbe cimentarti anche in altro?

La cosa che più di ogni altra mi rende felice quando mi viene detta dopo la visione del film è: “Come sono bravi gli attori”. Il lavoro con tutti loro è stato senza dubbio la parte più divertente e emozionante di tutto il percorso. Ho avuto la fortuna di potermi avvalere di un cast di livello eccezionale in ogni ordine di ruolo. Molti di questi sono miei compagni di viaggio in teatro da diversi anni, altri, come la protagonista Romana Maggiora Vergano, ho avuto l’abilità di andare a scovarli per l’occasione, ma con tutti il rapporto è stata di assoluta fiducia reciproca, che è un aspetto fondamentale di questo lavoro.

Nelle prossime settimane sarò impegnato nella promozione nazionale de Gli Anni Belli, e quella internazionale del mio documentario Rua do Prior 41, a breve in uscita in Portogallo, ma sono già al lavoro sul mio prossimo film, che ho sempre scritto con la mia compagna di vita e di lavoro Anne-Riitta Ciccone. La mia grande speranza è però che ci siano presto le condizioni per tornare a lavorare in teatro, che è un’altra delle grandi passioni della mia vita, che questa maledetta pandemia ha messo in stand-by ormai da troppo tempo.

In sala evento speciale il  7-8-9 febbraio 2022


Gli anni belli – Regia: Lorenzo d’Amico de Carvalho; sceneggiatura: Anne Riitta Ciccone, Lorenzo d’Amico de Carvalho; fotografia: Osama Abou El Khair; ; montaggio: Mauro Rossi musica: Nuno Malo; interpreti:  Romana Maggiora Vergano, Ninni Bruschetta, Maria Grazia Cucinotta, Paola Lavini, Gianvincenzo Pugliese, Stefano Viali, Ana Padrão, Francesca Ziggiotti, Gabriele Stella, Luca Attadia, Alexia Turchi, Riccardo Maria Manera, Giorgia Spinelli, Costantino Comito, Riccardo Sinibaldi, Beniamino Marcone, Rosalia Porcaro, Bebo Storti; produzione: Bendico con RAI Cinema, Hora Mágica, e Art & Popcorn, in collaborazione con RTP – Rádio e Televisão de Portugal; origine: Italia, Portogallo, Serbia, 2022; durata: 100’; distribuzione: Bendico.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *