Tra due mondi di Emmanuel Carrère

  • Voto 3,5

Marianne (una Juliette Binoche senza trucco, senza inganno, scoperta e bella nei suoi cinquanta inoltrati) all’ufficio di collocamento attende un colloquio per trovare lavoro, insieme a molti altri. Il suo curriculum recita una laurea in legge, qualche piccolo ingaggio, vent’anni senza lavorare: “Mio marito aveva un garage”. Dichiara di essere la classica moglie lasciata per una più giovane. Ha cambiato città, ha mollato tutto, non ha più niente, deve guadagnare per vivere. Trecentocinquanta euro l’affitto della stanza, altrettanti per mangiare, più le spese di riscaldamento luce gas e nessun extra, no cene fuori, no stravizi. È imbacuccata in una coltre scura di strati. I capelli sciolti vanno per conto loro, selvaggi. Gli occhi vispi dei disoccupati si guardano attorno, vengono ricambiati da sguardi di solidarietà o di odio in quanto concorrenza: o te o me, il lavoro è poco.

La formatrice che le fa il colloquio le suggerisce di introdurre nel cv dei tratti del suo carattere, per suggellare la motivazione, principali pregi (“dinamica”), principali difetti (“perfezionista?”): piccole strategie che possono fare la differenza. Fuori incontra un uomo di mezza età dalla pelle segnata dal tempo e dalle fatiche: la approccia gentilmente, con una grazia elegante che disarma. Si chiama Cédric (Didier Pupin), è solo, avrebbe voluto mettere su una azienda sua (un furgone che vende pizza fast food), gli hanno confiscato la macchina perché non ha pagato il bollo e non è in grado di dissequestrarla. Lui le offre una pizza surgelata e una sigaretta che Marianne non accetta perché ha smesso di fumare da tre anni.

Marianne Winckler, in vero, è una nota scrittrice che sta facendo una indagine sul campo: il precariato, la caduta del mito del posto fisso, la crisi. La sua è una full immersion: non mantiene contatti con nessuno della sua vita reale, vive in un monolocale di pochi metri quadri, la doccia confinante con lavandino, una unica finestra accanto al letto.

Presto entra a fare parte del mondo delle pulizie: imprese con impiegati a tempo determinato, meno di otto euro l’ora nette, non sono ammessi ritardi né assenze sennò si è fuori. Le donne che incontra sono piene di vita: mettono le mani nella merda degli altri e, alla faccia della lordura, sono belle e solari, ridono, solidarizzano, fanno scudo una per l’altra. C’è Christèle (Hélène Lambert), madre single trentenne, coi capelli biondi tinti, una evidente ricrescita scura e tre figli maschi che la aspettano a casa: fa tre turni al giorno sul traghetto per la Gran Bretagna – rifare sessanta letti in novanta minuti, un minuto e mezzo per letto – un inferno che comincia alle sei del mattino con un’ora di cammino da casa al porto di Ouistreham, il luogo dello sbarco in Normandia e che da il titolo originale francese al film. Quando Marianne riceve in prestito una vettura andrà a prendere ogni mattina all’alba Christèle e farà squadra con lei sulle navi.

C’è Marilou (Léa Carne), ventenne dolce accompagnata ogni giorno dal fidanzato in moto. C’è Justine (Emily Madeleine), alta come un vichingo, sempre allegra e truccata in viso. C’è Nadège (Evelyn Porée), l’anziana capogruppo, dall’aria torva ma, sotto sotto, con un cuore d’oro. Nella vita di queste persone c’è il mare ma nessuno ci si bagna (Marianne si tuffa, dopo un turno, in un mare gelato), c’è il bowling dove si paga solo l’entrata ma gli alcolici si consumano fuori, portati da casa, c’è la condivisione voluta di uno stato di stanchezza costante che diviene stato di vita. Ma la vita precedente si intromette con violenza: al supermercato con Cedric, Marianne riceva una telefonata che le comunica la morte del padre. Ecco lo strappo che porta con sé la fine dell’anonimato da infiltrata: qual è il senso dell’amicizia tra donne così diverse? Marianne propone: “Ogni 4 aprile ci rivediamo sul traghetto ogni anno, passiamo la notte in prima classe. Vorrei che rimanessimo amiche per sempre”: un proclama che è già un addio.

Juliette Binoche ed Emmanuel Carrère

La divisione tra mondo reale – carne e sangue e vomito e merda – e mondo intellettuale – agio quadri gioielli lussi – è simbolizzato nella catenina col quadrifoglio, di nessun valore economico, regalato da Christèle a Marianne, dopo aver frugato nella borsa per vedere sui documenti la data di nascita della nuova amica (azione vista dalla scrittrice con sospetto durante una sosta dal benzinaio): un dono che sancisce amicizia, sorellanza, vicinanza al di là delle differenze. Difficile eliminare la mentalità borghese da una esistenza scandita in maniera violenta dai ritmi incessanti dei turni delle pulizie.

L’uso di una voce fuori campo letteraria (il libro che Marianne sta scrivendo) punteggia una atmosfera rarefatta, sospesa come il luogo neutralizzato che è Ouistreham, da dove parte e dove arriva il ferry boat che collega la Francia all’Inghilterra: limbo di terra tra due mondi che è la fine di un paese e l’orizzonte verso un altro, dove le cose perdono i contorni reali per dissolversi all’orizzonte dell’oceano, dove perdersi è più facile che trovarsi, dove andare via non equivale a tornare.

Le classi sociali esistono, i divari sono valichi insormontabili, le parole le risate l’affetto possono attraversare la Manica ma il senso e la dignità di sé non possono essere calpestati, mai.

Liberamente tratto dal romanzo-inchiesta Le Quai de Ouistreham di Florence Aubenas (ed. italiana Piemme con il titolo La scatola rossa) un film lineare e diretto, sostenuto come un vassoio pieno di vettovaglie da cui non cade un chicco di sale, puntuale e aspro come l’ultimo sorso di acqua salata prima di affogare nel naufragio del Titanic. Evidentemente Marianne è Emmanuel Carrère, proprio come Madame Bovary raccontata da Flaubert. Cinema di romanziere, cinema crudo ma meno coinvolto che sulla pagina stampata.

In sala da giovedì 7 aprile 2022


Tra due mondi (Ouistreaham)  Regia: Emmanuel Carrère; sceneggiatura: Emmanuel Carrère, Hélène Devynck; fotografia: Patrick Blossier; montaggio: Albertine Lastera; musica: Mathieu Lamboley; interpreti: Juliette Binoche, Hélène Lambert, Léa Carne, Emily Madeleine, Evelyn Porée, Didier Pupin; produzione: Curiosa Films, Cinéfrance Studios, France 3 Cinéma; distribuzione: Teodora Film; origine: Francia, 2021; durata: 106’; distribuzione: Teodora Film.

 

 

 

 

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