Diab racconta qui un dramma familiare ispirato a una storia vera, che arriva a inquadrare un fenomeno più ampio ovvero quello figli dei prigionieri palestinesi nati attraverso il traffico clandestino dello sperma dalle carceri israeliane.
La narrazione riguarda principalmente la famiglia di Amira, per poi allargarsi e considerare il fenomeno da una prospettiva più ampia dando una connotazione diversa all’odio e alla xenofobia. La ragazza vive con la mamma mentre il papà, Nawar, è imprigionato in un carcere israeliano per ragioni di terrorismo. Nonostante il rapporto sia sporadico e benché il dialogo tra i due nel tempo si sia sviluppato soprattutto con le visite in carcere, Amira adora il padre, lo idealizza considerandolo il suo grande eroe.
Il nuovo tentativo di concepimento fallisce portando a galla la sterilità di Nawar e il mondo della figlia viene stravolto, dovendo la ragazza comprendere, attraverso un viaggio di scoperta e consapevolezza, una drammatica verità. Ne viene fuori un percorso travagliato, difficile e tortuoso che lentamente trasforma Amira, sottraendole la leggerezza e il sorriso aperto che ci mostra all’inizio.
Nella prima parte del film la protagonista è infatti una ragazza esuberante e solare, che nel tempo libero dalla scuola ama dedicarsi alla fotografia e adora trascorrere i pomeriggi a progettare il futuro con il suo ragazzo. Poi, man a mano, scoperta la sterilità del padre, il focus del film si sposta sulla ricerca dell’identità della diciassettenne, la narrazione va avanti, prende corpo e aumenta la suspense: la scoperta della verità e dell’ identità della ragazza è in realtà soltanto il simbolo di un odio e di un conflitto che sembrano insanabili.
Come afferma il regista “Amira rappresenta un’esplorazione microcosmica della divisione e della xenofobia che regnano nel mondo odierno. Nell’atto di dipanare l’identità della nostra eroina, il film solleva la questione se l’odio nasca spontaneo o venga coltivato”.
Il film è costruito in maniera efficace ed è capace di trattare, partendo da una storia singolare, l’argomento in maniera delicata e intima, delineando perfettamente sia l’evoluzione di Amira, sia le sfumature dei personaggi che ruotano attorno al mondo della ragazza. Che sarà costretta a crescere in fretta, scontando sulla sua stessa pelle gli effetti di un conflitto e di un odio irrisolti.
In sala dal 20 aprile 2023
Amira – Regia: Mohamed Diab; sceneggiatura: Mohamed Diab, Khaled Diab, Sherin Diab; fotografia: Ahmed Gabr; montaggio: Ahmed Hafez; interpreti: Saba Mubarak, Ali Suliman, Tara Abboud, Waleed Zuaiter, Ziad Bakri, Suhaib Nashwan, Reem Talhami; produzione: Film Clinic (Mohamed Hefzy, Daniel Ziskind), Agora Audiovisuals (Mona Abdel Wahab), Acamedia Pictures (Moez Masoud), Taher Media Production, The Imaginarium Films, Hany Abu-Assad, Amira Diab, Sarah Gohar; origine: Egitto/Giordania 2021; durata: 98’; distribuzione: Cineclub Internazionale.