Amira di Mohamed Diab

  • Voto
3.5

Presentato nella sezione ‘”Orizzonti” della Mostra del Cinema di Venezia del 2021, Amira costituisce l’ ultimo lavoro del regista e sceneggiatore egiziano Mohamed Diab, che affronta da vicino delicate questioni politico -sociali, concentrandosi, nei suoi film più noti, soprattutto sulle realtà del proprio paese d’origine. In particolare, Cairo 678,  suo lungometraggio d’esordio del 2010, era focalizzato sulle molestie sessuali subite dalle donne nella capitale dell’Egitto, mentre con Clash (2016) veniva raccontato il clima infuocato e le proteste del 2013 al Cairo, due anni dopo la rivoluzione egiziana.

Diab racconta qui un dramma familiare ispirato a una storia vera, che arriva a inquadrare un fenomeno più ampio ovvero quello  figli dei prigionieri palestinesi nati attraverso il traffico clandestino dello sperma dalle carceri israeliane.

La narrazione riguarda principalmente la famiglia di Amira, per poi allargarsi e considerare il fenomeno da una prospettiva più ampia  dando una connotazione diversa all’odio e alla xenofobia. La ragazza vive con la mamma mentre il papà, Nawar, è imprigionato in un carcere israeliano per ragioni di terrorismo. Nonostante  il rapporto sia sporadico e benché il dialogo tra i due nel tempo si sia sviluppato soprattutto con le visite in carcere, Amira adora il padre, lo idealizza considerandolo il suo grande eroe.

Durante una visita di Amira e sua mamma in carcere, Nawar confida a sua moglie il desiderio di concepire un secondo figlio con la stessa procedura utilizzata per Amira (ovvero la fuoriuscita clandestina di sperma per la fecondazione artificiale).

Il nuovo tentativo di concepimento fallisce portando a galla la sterilità di Nawar e il mondo della figlia viene stravolto, dovendo la ragazza comprendere, attraverso un viaggio di scoperta e consapevolezza, una drammatica verità. Ne viene fuori un percorso travagliato, difficile e tortuoso che lentamente trasforma Amira, sottraendole la leggerezza e il sorriso aperto che ci mostra all’inizio.

Nella prima parte del film la protagonista è  infatti una ragazza esuberante e solare, che nel tempo libero dalla scuola ama dedicarsi alla fotografia e adora trascorrere i pomeriggi a progettare il futuro con il suo ragazzo. Poi, man a mano, scoperta la sterilità  del padre, il focus del film si sposta sulla ricerca dell’identità della diciassettenne, la narrazione va avanti, prende corpo e aumenta la suspense: la scoperta della verità e dell’ identità della ragazza è in realtà soltanto il simbolo di un odio e di un conflitto che sembrano  insanabili.

Come afferma il regista “Amira rappresenta un’esplorazione microcosmica della divisione e della xenofobia che regnano nel mondo odierno. Nell’atto di dipanare l’identità della nostra eroina, il film solleva la questione se l’odio nasca spontaneo o venga coltivato”.

Il film è costruito in maniera efficace ed è capace di trattare, partendo da una storia singolare, l’argomento in maniera delicata e intima, delineando perfettamente sia l’evoluzione di Amira, sia le sfumature dei personaggi che ruotano attorno al mondo della ragazza. Che sarà costretta a crescere in fretta, scontando sulla sua stessa pelle gli effetti di un conflitto e di un odio irrisolti.

In sala dal 20 aprile 2023


Amira   – Regia: Mohamed Diab; sceneggiatura: Mohamed Diab, Khaled Diab, Sherin Diab;  fotografia:  Ahmed Gabr; montaggio: Ahmed Hafez;  interpreti: Saba Mubarak, Ali Suliman, Tara Abboud, Waleed Zuaiter, Ziad Bakri, Suhaib Nashwan, Reem Talhami; produzione: Film Clinic (Mohamed Hefzy, Daniel Ziskind), Agora Audiovisuals (Mona Abdel Wahab), Acamedia Pictures (Moez Masoud), Taher Media Production, The Imaginarium Films, Hany Abu-Assad, Amira Diab, Sarah Gohar; origine: Egitto/Giordania 2021; durata: 98’; distribuzione: Cineclub Internazionale.

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