Come fratelli – Abang e Adik di Lay Jin Ong

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Alcuni vivono esclusivamente nella propria ombra, e nemmeno nell’ombra intera.

E forse, a volte con una mano sola, a volte con un occhio solo.

Abang (Kang Ren Wu) e Adik (Jack Tan) non sono fratelli, ma da quando sono piccoli spaccano il guscio delle uova sode sulla fronte dell’altro prima di mangiarsele. Entrambi non hanno la carta d’identità, ma vivono a Kuala Lumpur e fuggono di continuo dalla polizia malesiana. Abang è sordomuto dalla nascita, per sbancare il lunario fa il tuttofare e risparmia il denaro guadagnato; Adik è invece un criminaluccio, è innamorato di una donna che lo considera il suo gigolò ed è sempre a un passo da farsi arrestare. I due non potrebbero essere più diversi, però hanno imparato a sopravvivere insieme e non possono fare a meno dell’altro. Finché un evento non fa precipitare le loro vite.

Prima regia di Lay Jin Ong e capolavoro in questa pellicola sociale e intimista dal titolo Come fratelli – Abang e Adik. Il dramma sociale è infatti lo sfondo del lavoro: la Malesia si mostra nella sua crudità e mancanza di pietà nei confronti dei più deboli, cioè i poveri. Coloro che non hanno un soldo devono campare alla giornata, sgozzando polli o scaricando camion o rubandosi tra loro o spacciando carte d’identità false. Quest’ultima la mira di chiunque:

La vuoi la carta d’identità?

Chi non ce l’ha, semplicemente non è e deve fare di tutto per provare a essere qualcuno. Abang lo fa per vie legali, spendendosi ogni giorno nel guadagnarsi pochi spiccioli, senza una voce che possa aiutarlo. Adik è invece lo scapestrato:

Perché confondi il giorno con la notte?

Fin da piccoli tra i due è nato un legame solidissimo, su cui si basa l’intera pellicola e che prende lo spettatore sino alla lacrima. La fotografia è brava a non prendersi la scena, a dipingere un’atmosfera credibile, reale. Il soundtrack è calzante, dà un ottimo ritmo alle scene. La mdp è capace di soffermarsi sui volti dei due, ben oltre le parole dette, e a dipingere tratti pittoreschi e umani della Malesia mostrata, con momenti di poesia non ricercata, ma trovata.

La scrittura è efficace, non si perde in chiacchiere né leva parole, e quando le leva – come negli ultimi dialoghi, dove le parole lasciano posto alla lingua dei segni – fanno fare il salto di categoria al film, portandolo da un ottimo prodotto a un piccolo capolavoro. Non a caso il lavoro ha riscosso successo di pubblico e critica in patria. In giro per il mondo, farà lo stesso e non può essere da meno con personaggi così ben ritratti, sia primari che secondari, una storia certo interessante nei suoi presupposti e poi nei colpi di scena.

Come fratelli – Abang e Adik è un film che merita. Il regista è bravo a dosare i silenzi e le parole, i tempi lenti e quelli veloci, e ha due attori superlativi tra le mani: la star taiwanese Kang Ren Wu  e l’ottimo Jack Tan. I due danno vita a una storia di fratellanza che supera il sangue e permette di raggiungere il traguardo più importante: dare identità all’altro con il proprio affetto. Il finale raggiunge l’apice di questa comunanza, con decisione e con tatto.

Dal 1° maggio in sala.


Come fratelli – Abang e Adik (Abang Adik)Regia: Lay Jin Ong; sceneggiatura: Lay Jin Ong; fotografia: Kartik Vijay; montaggio: Soo Mun Thye; musiche: Ryota Katayama; interpreti: Kang Ren Wu, Jack Tan, April Chan, Serene Lim, Bront Palarae; produzione: MM2 Entertainment, More Entertainment, New Century Southward Development; origine: Malesia, 2023; durata: 115’; distribuzione: Academy Two e Tucker Film.

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