E meno male. Alla fine, una sorpresa c’è stata alla 69esima edizione dei David di Donatello che sembrava, sulla carta e nei pronostici, appannaggio assoluto di C’è ancora domani. Che sia risarcimento o no per l’Oscar mancato, il meglio è andato a Io capitano di Matteo Garrone, destinatario di sette statuette, tra le quali le due più importanti: miglior film e migliore regia. Una svolta per alcuni versi inattesa, quando pareva che Paola Cortellesi, spiritosa nello sfotticchiare le sue continue passeggiate sul palco di Cinecittà (“È tutto un magna magna”), dovesse davvero fare l’en plein.

Poi, certo, l’attrice romana non può lamentarsi, anche se rispetto alle diciannove candidature le sei statuette ottenute, tra le quali quella per il miglior esordio, la migliore attrice protagonista (sé stessa) e la migliore sceneggiatura originale, suonano come un discreto ridimensionamento.
Non può lamentarsi nemmeno Marco Bellocchio, autore di Rapito, a mio parere di gran lunga il miglior film in lizza. Cinque David non sono pochi, e il regista può gioire in particolare per quello andato alla miglior sceneggiatura non originale, scritta insieme a Susanna Nicchiarelli. “L’età mi rende moderatamente soddisfatto. Se non fossi stato premiato sarei moderatamente insoddisfatto. In ogni caso spero di avere, ancora per qualche anno, la testa a posto per fare qualche altro film” ha celiato.

Festeggia anche Michele Riondino, meritatamente: il suo esordio alla regia con Palazzina Laf gli ha portato tre David, due dei quali particolarmente significativi: miglior attore protagonista, cioè Riondino stesso, e miglior attore non protagonista, ovvero Elio Germano.
I grandi sconfitti? Si vedeva anche dalle loro facce. Senza ombra di dubbio sono Nanni Moretti e Alice Rohrwacher, rispettivamente in gara con Il sol dell’avvenire e La chimera; alla fine, nonostante l’entusiasmo del pubblico per il primo e della critica per il secondo, sono stati largamente snobbati dai giurati, e chissà se abbia giocato, almeno in parte, un certo dato caratteriale, diciamo elitario.
Non ha mai senso fare le pulci a chi ha votato, oltre 1.800 persone, anche se ho la sensazione che la giuria abbia assecondato una sorta di “idem sentire” stabilendo che C’è ancora domani., campione assoluto al botteghino coi suoi 36 milioni e passa di euro, dovesse essere ben premiato, ma senza esagerare. Del resto Teresa Mannino, durante l’incontro al Quirinale tra il presidente Mattarella e i candidati, aveva giocato sul tema rivolgendosi così a Cortellesi: “Hai 19 candidature, Paola, prepara un discorsetto almeno uno lo prenderai… sei come quello che alla tombola di Natale compra 22 cartelle. Conoscendola si sentirà un po’ in colpa e ne vorrà dare qualcuno in beneficenza, ma non si può”.

Dispiace che Rapito abbia incassato un ventesimo di C’è ancora domani., probabilmente non è riuscito a canalizzare lo sdegno che pure custodiva l’atroce storia narrata: un bambino ebreo letteralmente “rubato” ai genitori dallo Stato Pontificio, sotto papa Pio IX, per convertirlo al cattolicesimo. Migliore la sorte commerciale e internazionale di Io capitano, anche per il tema trattato: l’odissea di due giovani senegalesi proiettati nell’inferno di una migrazione rischiosa, a un continuo passo dalla morte.
In ogni caso, per dirla con Carlo Verdone, è andata così. La diretta televisiva, durata ben tre ore e mezza, più di Lawrence d’Arabia nella versione restaurata da Steven Spielberg ma non altrettanto entusiasmante, è stata all’insegna di una rassicurante/estenuante routine da tv generalista, grazie alla coppia Carlo Conti & Alessia Marcuzzi; mentre Fabrizio Biggio, chiamato a seguire il “red carpet” e a consegnare i David “tecnici” dal Teatro 5, nel disappunto di alcuni premiati che si sono sentiti emarginati rispetto alla platea di serie A, è sembrato davvero un pesce fuor d’acqua, neanche così comico e irriverente, solo impreparato, stile I soliti idioti.
La cronaca registra il più freddo degli applausi all’indirizzo della sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, un marchettone costante a Cinecittà che ovviamente ha messo parecchi soldi sulla serata tv, l’onesta apparizione dei due premiati alla carriera, Giorgio Moroder e Milena Vukotic. E dai David, per quanto mi riguarda, è tutto.
