Explanation for everything di Gábor Reisz ( Orizzonti -Miglior film)

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C’è una spiegazione per tutto. Il titolo della pellicola pone questo assunto per smantellarlo, decostruirlo, farlo a pezzi e forse, in parte, ricomporlo. Come si spiega lo iato tra giovani e adulti, tra politico e privato, tra dentro e fuori, tra dire e non dire? Dove finiscono le convenzioni e vince l’amore? Quando si può trasgredire le regole perché sovra pensiero senza scatenare un affare di stato?

La scena parte da una immagine piccola sullo schermo, un riquadro quasi televisivo che riprende dei ragazzi in gita o manifestanti, risate, birre, canti a squarciagola. Il riquadro lentamente si allarga, un ralenti applicato al formato del quadro: i ragazzi vanno in metropolitana, bevono, scherzano, si è fatta notte, hanno delle fiaccole, sono sotto casa di qualcuno e cantano una serenata, si fa l’alba, c’è dell’acqua, forse un lago, qualcuno si bagna, la scena riempie totalmente lo schermo, il film di Gábor Reisz può iniziare.

Abel si alza tardi, la casa è vuota, si guarda allo specchio, si pesa, si mette al tavolo a studiare. La madre lo chiama e riconosce la voce di chi si è appena svegliato. Sta preparando l’esame di maturità ma non ne ha voglia. Video-telefona a Janka, sua compagna di classe, ripassano a distanza, lei lo allerta su alcuni argomenti di storia, la rivoluzione industriale e altro, lui ammette di non ricordare niente. Tornano i genitori, vanno a cena, la serata procede come mille altre.

Il film segue le vicende di Abel, di suo padre, di Jakab, il professore di storia: tre storie ripartite nell’arco di alcuni giorni, ognuno dei quali descritto con una didascalia semplice tipo lunedì, il giorno in cui Abel scopre di essere innamorato.

L’intreccio dei protagonisti è sapientemente ben scritto, coinvolgente: in un crescendo di pathos lo spettatore si ritrova incagliato nelle maglie dei personaggi, senza sapere che posizione prendere. L’ambiguità di una società che obbliga a mantenere una certa attitudine verso il governo e le sue scelte mette in difficolta tutti, chi crede in quella posizione e chi è contro: la libertà individuale viene confusa con opposizione al potere, anche quando non lo è. I ragazzi, giovani privi delle sovrastrutture degli adulti, liberi di pensare, di fare, di andare dove gli pare, di amare come e chi desiderano, troveranno la strada per esercitare il proprio libero arbitrio, anche di farsi bocciare agli esami, se non si ha avuto tempo di studiare perché ammalati di amore non corrisposto, o perché si e indossato, a caso, la giacca messa l’ultima volta durante una cerimonia di anniversario della guerra di indipendenza dell’Ungheria nel 1848, con obbligo di appuntare sul bavero la coccarda con i colori nazionali, mai tolta dall’abito buono. Il concetto di scandalo, di costrizione, di libertà di pensiero sono messi sul piatto con grazia e sapienza, con convinzione e delicatezza, in maniera volutamente non sfacciata, dal punto di vista pulito di una generazione pura, leggera dai dogmi, che impara sulla propria pelle il prezzo della libertà.


Magyarázat mindenre (Explanation for everything)  – Regia: Gábor Reisz;  sceneggiatura: Gábor Reisz, Éva Schulze; fotografia: Kristóf Becsey; montaggio: Vanda Gorácz, Gábor Reisz; musica: András Kálmàn, Gábor Reisz; interpreti: Gáspár Adonyi-Walsh, István Znamenák, András Rusznak, Rebeka Hatházi, Eliza Sodró, Lilla Kizlinger, Krisztina Urbanovits; produzione: Proton Cinema, MPhilms, Slovak Audiovisual Fund; origine: Ungheria/ Slovacchia, 2023; durata: 152 minuti; distribuzione: I Wonder.

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