Falcon Lake di Charlotte Lebon

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Truffaut un giorno ebbe a dire di Hitchcock che girava le scene d’amore come fossero omicidi e gli omicidi come fossero scene d’amore. 

Falcon Lake è una storia d’amore, girata e pensata come se fosse un film horror. E non si tratta di una scelta meramente stilistica: perché, per certi versi, l’ingresso nell’adolescenza è un vero e proprio momento di orrore. E forse è così che andrebbe raccontato, ma fin troppo presto il filtro della nostalgia appanna il terrore di quei momenti e ci porta a ripensarli con un certo vago senso di affetto. 

Bastien e Chloe, Chloe e Bastien, lui (Joseph Engel) un tredicenne timido, si ritrova per la prima volta in situazioni nuove, che non riesce realmente ad afferrare nella loro essenza. Lei (Sara Montpetit) una sedicenne che cerca qualcuno con cui potersi veramente aprire, e che le faccia dimenticare la paura e lo squallore che ha vissuto con le sue prime esperienze amorose. I due lentamente si studiano e si conoscono, Bastien si lascia guidare da Chloe, è sempre lei a condurre il gioco. Lei, a sua volta si lega sempre più a lui, perché si rende conto che è proprio quello che sta cercando. Le rispettive famiglie sono amiche, e trascorrono assieme una settimana nella casa dei genitori di Chloe, sul lago. Un luogo di villeggiatura dall’atmosfera soffocante ed asfittica, eppure tutti sembrano viverlo come un paradiso. Percepiamo la paura attraverso la prospettiva di Bastien, soprattutto quando i due si trovano immersi in un contesto sociale che lui non riesce a comprendere né ad accettare. Quando gli amici di Chloe, ragazzi più grandi, si avvicinano a lei, Bastien si isola, ma lei lo chiama continuamente a sé, e lui è costretto a seguirli, per amore di lei si reca in feste dove le persone utilizzano codici che non conosce, vuole apprendere, ma allo stesso tempo si sente respinto, fugge, è questa la sua maniera di comunicare a Chloe che ha bisogno di lei, vuole solo lei, e la vuole tutta per sé.  

E la parte spaventosa è proprio questo addentrarsi di un ragazzino tredicenne in un contesto più adulto, le feste, l’alcool, le conversazioni confuse, l’essere ignorati, il sentirsi isolati, il volere fuggire, ma sentire e sapere anche che non è possibile prescindere da tutto questo. Impossibile rinunciare a Chloe, che incarna l’erotismo e il desiderio. Falcon Lake non è un film perfetto, certi passaggi sono troppo insistiti, La ripetizione di certe situazioni non sempre aggiunge a sufficienza. Ma è veramente un’esemplare unico ed originale nel suo modo di esporre e nel suo dipanarsi. La colonna sonora (Shida Shahabi) si confonde al turbinio delle onde e al rombo dei motoscafi, in un amalgama unico e minaccioso, perché, a dirla tutta, una storia di fantasmi, alla base di questa vicenda, c’è. E l’ultima parte del film ci mostrerà quello che forse aveva cercato di suggerire tutto il tempo tramite la sua atmosfera, ma che poi era riuscito abilmente a farci dimenticare sotto le spoglie di una storia d’amore. 

Il film è liberamente ispirato alla graphic novel Une Soeur di Bastien Vivier, lo stesso autore che ha realizzato opere notevoli come Polina e A taste of chlorine, i suoi tratti, essenziali e sobri ben rendono la peculiare sensazione allucinatoria, gli echi, gli strani trucchi di luce, le distorsioni traballanti, l’angoscia dell’adolescenza. L’inquietudine dell’opera cartacea qui si trasforma in orrore trattenuto molto efficace e molto suggestivo. 

La regista Charlotte Lebon, ex Miss Météo du Grand Journal, un Talk Show che andava in onda su Canal + con gag e sketch da lei stessa scritti, ha cominciato, in seguito, una carriera nel cinema dove ha ricevuto un César per l’interpretazione della musa di Yves Saint Laurent nel film omonimo del 2014. Fa il suo debutto nella regia con Judith hotel, cortometraggio presentato a Cannes nel 2018, che ci raccontava di un hotel molto particolare, girato con un’estetica affascinante e respingente, e sinuosi movimenti di camera. 

Con questo lungometraggio di debutto sviluppa e raggiunge una tensione visiva che è difficile vedere in un esordiente, “the expression of a poetic isolationè una definizione da lei usata riguardo alla sensazione che cercava di raggiungere attraverso una sua mostra. Questo film recupera quel concetto e lo condensa perfettamente in Chloe e Bastien, assieme ad un sottile velo di opprimente disagio, che esteriorizza il loro malessere attraverso la natura. Una natura che si presenta, citando Werner Herzog, feroce, violenta, crudele, per nulla armoniosa, se non attraverso l’incedere del caos. Consigliato 

In sala dal giovedì 29 giugno 2023


Falcon Lake- Regia: Charlotte Lebon; sceneggiatura: Charlotte Lebon, Francois Choquet; fotografia: Kristof Brandl; montaggio: Julie Léna; cast: Joseph Engel, Sara Montpetit, Monia Chokri, Arthur Igual, Karine Gonthier-Hyndman, Anthony Therrien, Pierre-Luc Lafontaine, Thomas Laperriére; produzione: Cinéfrance, Onzecinq, Les Productions du Ch’timi, Metafilms (CA) durata: 100 minuti;  origine: Francia/Canada, 2022; distribuzione: Movies Inspired. 

 

 

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