La California di Cinzia Bomoll

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Partiamo da una confessione. Quando ho deciso di recensire questo film, non avendo assunto informazioni prima, pensavo che fosse ambientato nella mia regione, ossia in Toscana. Perché, qualcuno forse lo saprà, esiste una frazione nel comune di Bibbona, provincia di Livorno che si chiama La California. Il nome sembra che sia dovuto a un certo Leonetto Cipriani che durante la corsa all’oro fece la spola fra la Toscana e la California. Cavour lo nominò addirittura console onorario di San Francisco. Si legge su Wikipedia che anche a La California, ogni quattro anni, in concomitanza con le elezioni americane, si tengono le votazioni, così, per gioco.

Poi uno si mette a vedere il film di Cinzia Bomoll, scrittrice e regista bolognese nata nel 1979, e si scopre: 1) che La California, di cui al titolo è un’altra, è un luogo di finzione, poiché esiste sì un borgo nel modenese denominato Casale California, ma nessuno denominato, appunto, La California; 2) che dunque il cartello di località reiteratamente inquadrato nel film è stato aggiunto da chi ha costruito il set (il grosso è girato nel comune di Sant’Agata Bolognese) e La California a cui si allude nella colonna sonora tramite la variazione di The House of the Rising Sun degli Animals è un luogo della fantasia, un luogo degli affetti e un luogo dei traumi; 3) che come la California (stato americano) e La California (borgo toscano) anche La California del titolo ha in sé qualcosa di mitico. Fin dall’inizio, allorché una voce fuori campo, che è poi quella di Piera Degli Esposti (è la sua ultima presenza/assenza) evoca con tono fantastico e favolistico il luogo e il grappolo di personaggi che da lì in avanti non abbandoneremo più.

Una madre, Palmira (nomen omen, interpretata da Eleonora Giovanardi), speranza della FGCI locale, costretta ad abbandonare la promettente carriera politica a causa di una precoce gravidanza, adesso, decisamente depressa, si limita a fare i tortellini per il circolo Arci e le Feste dell’Unità; le due gemelle Alice e Ester, sue figlie (interpretate da grandi, dalle gemelle Giulia e Silvia Provvedi, due caratterini niente male), il padre delle bambine, poi ragazze, Yuri (Lodovico Guenzi del gruppo Lo Stato Sociale), di mestiere allevatore di maiali e unico punk del villaggio,  il nonno Tuono (Andrea Roncato), ex partigiano che ha alle spalle tempi eroici, ma che adesso trascorre le giornate a pescare sulle rive di un laghetto, non tanto per il gusto di pescare ma perché si è rotto le scatole di stare in mezzo alla gente; l’industrialotto inquinatore del luogo, delinquente e molestatore, Gualtiero (Stefano Pesce) e poi appunto, ma solo in una parte narrativa e acustica la compagna defunta di Tuono, non a caso denominata Saetta, “interpretata” dalla voce di Piera Degli Esposti.

Fatta salva quest’ultima, si tratta di personaggi fortemente connotati in senso regionalistico, che si lasciano andare a frequenti inflessioni dialettali e che sono tutti interpretati da attori emiliano-romagnoli, tutti bravissimi (ci sono anche camei di Vito e di Andrea Mingardi). Si tratta, fin dall’inizio, di una vicenda per tanti aspetti tragica, che non racconterò, ambientata fra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90 (la TV racconta la strage di Bologna, la caduta del muro di Berlino, la discesa in campo di Berlusconi etc.) e che, inevitabilmente, racconta anche la fine delle utopie del comunismo italiano, ad accentuare, come se non bastasse, il carattere residuale, ora più gioioso ora più malinconico di una certa provincia, sempre e comunque orgogliosa di sé.

A un certo punto, ad aumentare ancor di più il gradiente di surrealtà, arriva a La California, insieme al figlio Pablo (su cui si appuntano le attenzioni delle gemelle), un profugo cileno, chiamato Allende e interpretato niente meno che dal grande Alfredo Castro che quando, in cucina insieme a Palmira, si mette a cantare a cappella El pueblo unido, fa letteralmente venire le lacrime agli occhi. Castro si è portato dietro anche la coproduzione cilena di questo bel film malinconico e divertente.

Pur qua e là incline a una certa ridondanza e a qualche ingenuità La California, film assai ben girato e fotografato, si situa perfettamente in una tradizione tipicamente emiliano-romagnola, una tradizione orgogliosamente provinciale, sospesa fra realtà e immaginazione, la tradizione di Celati, Cavazzoni e Tondelli, di Guccini e Ligabue e perché no anche di Fellini e di Avati.

Presentato in Anteprima alla Festa di Roma

In sala dal 24 novembre


La Californiaregia: Cinzia Bomoll; sceneggiatura: Cinzia Bomoll, Piera Degli Esposti, Christian Poli; fotografia: Maura Morales Bergmann; montaggio: Paolo Marzoni; interpreti: Eleonora Giovanardi (Palmira), Yuri (Lodo Guenzi), Giulia Provvedi (Alice), Silvia Provvedi (Ester), Stefano Pesce (Gualtiero, Andrea Roncato (Tuono), Alfredo Castro (Allende); produzione: Amarcord; origine: Italia 2022; durata: 100′; distribuzione: Officine UBU.

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