Sarà proprio vero – come si afferma nel press-book dell’ultimo film di Paolo Genovese – che “la nostra mente è un posto molto affollato, [dove] siamo tutti pluriabitati con tante diverse personalità che devono convivere tra di loro. Razionali, romantiche, istintive, a volte folli. Ma chi comanda veramente?”
Forse sarà così, soprattutto se ci troviamo in presenza in una situazione topica com’è quella di un appuntamento tra due persone che si vedono e conoscono per la prima volta, quando potrebbe scoppiare una scintilla e magari seguire un incendio d’amore e/o di sesso.
A partire da un gioco di parole abbastanza facile, già insito nel titolo FolleMente, la nuova opera del regista romano ci porta infatti ad entrare nel laboratorio psichico dei protagonisti – Piero (Edoardo Leo), un uomo da poco divorziato con figlia e Lara (Pilar Fogliati) appena lasciata dal suo compagno – due sconosciuti che si incontrano a cena, a seguito di un classico blind date, nella mansarda di lei. E lì esibiscono e sperimentano i meccanismi misteriosi che ci spingono ad agire e a decidere. Le sfaccettature delle loro varie personalità, i loro progressivi e mutevoli stati d’animo prenderanno, però, voce e corpo di figure fantasmatiche, e li vedremo discutere, litigare, gioire e commuoversi anche e soprattutto per interposta persona, per cercare di giungere alla decisione finale, piuttosto facilmente intuibile.
In questo immaginario viaggio dentro la mente umana, Paolo Genovese torna così alla regia a distanza di un biennio dal non molto fortunato e cupo Il primo giorno della mia vita, per consegnarci una commedia romantica e leggera, dove, come si accennava, vuole esplorare gli anfratti e le dinamiche di quanto ci passa per la testa. L’obbiettivo è tornare al successo (fantastico) di Perfetti Sconosciuti o a quello (molto minore) di The Place, portando sullo schermo un racconto che mescola ironia, introspezione e romanticismo attraverso due diversi quartetti di voci, maschili e femminili, per evidenziare la nostra multi-personalità interiore e mostrarne le interazioni in un momento non particolarmente felice e cruciale di due esistenze in crisi.
Tre i set del film: due stanzoni declinati al passato (tipo anni Settanta-Ottanta) e un appartamento panoramico su un quartiere-bene romano (intuiamo). Due “consigli direttivi”, l’uno distinto dall’altro, che incarnano le emozioni e i pensieri umani, danno vita ad una ridda di battute e schermaglia se non proprio una battaglia accanita combattuta sul campo, tra le opposte fazioni di razionalità, passione, ansia e desiderio.
Il “poker maschile”, il primo ad essere presentato subito ad inizio film, è composto da: Il Professore (Marco Giallini) che dunque incarna la saggezza e la logica; Romeo, l’eterno idealista innamorato (Maurizio Lastrico); Valium (Rocco Papaleo), la parte più rassegnata e pacata dell’animo umano e infine Eros (Claudio Santamaria), l’istinto passionale che non ha quasi bisogno di presentazione e che vorrebbe passare subito all’azione. Ad esso si affianca, in uno spazio parallelo, il quartetto femminile formato da: Trilli, donna scanzonata e giocosa, (Emanuela Fanelli); Scheggia, l’impulsività fatta persona (Maria Chiara Giannetta); Alfa, incarnazione della razionalità dominante (Claudia Pandolfi) e infine Giulietta (Vittoria Puccini), ça va sans dire, l’aspetto romantico dell’esistenza. In mezzo ad un turbinio di battute e di dichiarazioni d’intenti, tutti danno voce e corpo ai pensieri interiori dei due protagonisti, con Piero e Lara che nell’appartamento non solo devono gestire la tensione e l’incertezza dell’appuntamento, ma anche il tumulto interiore che lo accompagna.
L’idea di base di FolleMente non è certo nuova (ma quale sono le storie veramente nuove al cinema?) e richiama immediatamente – troppo facile ricordarlo, anche se il regista ha teso a distanziarsi – l’esempio del cartoon Pixar Inside Out ovviamente declinato ad un contesto adulto e relazionale, per esplorare come i pensieri influenzino le nostre azioni in situazioni sociali topiche.
Ormai da tempo Paolo Genovese ha scelto come chiave autoriale quella di una narrazione sovrannaturale che spazia dall’apologo all’esperimento concettuale, e tale aspetto è diventato l’imprinting distintivo della sua filmografia. E all’interno di un impianto da Kammerspiel, sa far ben recitare il parterre di ottimi attori che sceglie per ogni suo film. Anche l’alternanza tra le scene del mondo reale e quelle dei dibattiti mentali è ben gestita, tramite un montaggio fluido che si contraddistingue per il ritmo vivace. Insomma, senza essere, a nostro giudizio, un capolavoro né il migliore dei film del regista romano, FolleMente è un’opera che oltre a strappare qualche risata (molti colleghi, a dire il vero, si sono divertiti più di me alla proiezione stampa), mantiene un tono leggero e brillante, in un instabile alternanza tra il serio (ma si potrebbe anche dire il “serioso”) e il faceto. Ed è, infine, anche probabile (oltre che auspicabile) che possa riscuotere un certo successo di pubblico. Non immeritato.
In sala dal 20 febbraio 2025
FolleMente – Regia: Paolo Genovese; sceneggiatura: Paolo Genovese, Isabella Aguilar, Lucia Calamaro, Paolo Costella, Flaminia Gressi; fotografia: Fabrizio Lucci; montaggio: Consuelo Catucci; musica: Maurizio Filardo; scenografia: Massimiliano Sturiale; interpreti: Edoardo Leo, Pilar Fogliati, Emanuela Fanelli, Maria Chiara Giannetta, Claudia Pandolfi, Vittoria Puccini, Marco Giallini, Maurizio Lastrico, Rocco Papaleo, Claudio Santamaria; produzione: Raffaella Leone, Andrea Leone per Lotus Production – Leone Film Group, Rai Cinema; origine: Italia, 2025; durata: 98 minuti; distribuzione: 01 Distribution.