La scuola è spesso terreno fertile per interessanti opere cinematografiche, e la vita scolastica con le sue complesse interazioni offre da sempre la possibilità di indagare un vasto spaccato della società, e a seconda del punto di vista del regista permette infinite variabili. Solo guardando la produzione degli ultimi anni la troviamo al centro di interessanti documentari quali Mr. Bachmannn e la sua classe (2021), Favoriten (2024), come anche di qualitativi film di finzione: dai più datati L’onda (2008) o La classe – Entre les murs (2008), fino ai più recenti usciti nelle sale italiane, Racconto di due stagioni di Nuri Bilge Ceylan e il tedesco La sala professori di Ilker Çatak, entrambi del 2023. Dello stesso anno è anche il film francese Guida pratica per insegnanti di Thomas Lilti che esce però solo ora in sala e che ci propone, a differenza degli ultimi due – che mettono in discussione in un solo episodio il rapporto fra insegnante e alunno – una più ampia costellazione di incroci di storie personali che si svolgono dentro e fuori la sala professori di una scuola secondaria nella regione dell’Ile-de-France.
Al suo quinto lungometraggio il regista francese ci confronta con una concreta realtà scolastica che non ha nulla a che vedere con le immagini idealizzate dei reportage in bianco e nero degli anni Sessanta o a quelle patinate a colori degli anni Ottanta che compaiono con i titoli d’inizio film, per giunta accompagnate dall’ottimistica canzone What a Wonderful World di Sam Cooke.
Come nei precedenti film di Lilti, Hippocrates (2014) e Il primo anno (2018), ritroviamo nel ruolo principale l’attore Vincent Lacoste, anche se in Guida pratica per insegnanti non impersona il ruolo di un giovane medico, ma è Benjamin, un giovane insegnante di matematica alla sua prima supplenza in un liceo. Esiste tuttavia una continuità fra i tre film, in quanto il personaggio di Benjamin si indirizza all’insegnamento solo dopo aver abbandonato gli studi di medicina, iniziati per volere del padre. L’inesperto supplente, che il primo giorno viene scambiato per un tirocinante e fa fatica a farsi ascoltare dai suoi allievi, impara presto, grazie ai consigli e alla collegialità dei colleghi, senza dimenticare l’aiuto di qualche tutorial trovato in rete, a organizzare lezioni che destano la partecipazione dei suoi alunni. L’interesse del regista non rischia di concentrarsi troppo su una figura singola, ma si apre a tutto il corpo docente, ci mostra varie personalità, vari metodi di insegnamento, mentre tralascia il più ampio contesto scolastico: alunni e istituzione servono solo in funzione degli insegnanti e del loro microcosmo.
Thomas Lilti cerca di trasmettere una correlazione fra ciò che si svolge davanti alla cattedra e la privata quotidianità di ogni uno dei professori. Delusioni, insuccessi personali e familiari influiscono direttamente sull’insegnamento e sui rapporti con gli alunni molto più della didattica e dei metodi di insegnamento. E quindi nessuno si salva. Se Benjamin sbaglia a non comprendere l’orgoglio ferito di Enzo, troviamo la maestra, amata dagli alunni in classe, Meriem (Adele Exarchopoulos) inevitabilmente perdere la pazienza mentre aiuta il proprio figlio a fare i compiti. E Sandrine (Louise Bourgoin), che se a casa non riesce a gestire la ribellione adolescenziale del figlio Hugo, anche a scuola vede nei suoi alunni di chimica soltanto dei nemici. Invece Pierre (François Cluzet) il veterano prof di letteratura, ormai annoiato dalle proprie lezioni, non parla al figlio che l’ha deluso. E infine, pure la vita privata del simpatico Fouad (William Lebghil), lasciato dalla fidanzata proprio perché troppo immerso nella vita scolastica, è un fallimento. Secondo il regista francese il difficile e complesso mestiere dell’insegnante, uno dei più seri e più necessari lavori di sempre – come sottolinea volutamente il titolo originale del film – e colonna portante della società, si trova oggigiorno in crisi. Sembra aver perso con l’autorità anche tutte le sicurezze e i lati positivi che lo caratterizzavano. Pare diventato l’ultima spiaggia nella carriera di molti dei protagonisti del film, sicuramente non chiamati alla ‘vocazione’ dell’educare come molti genitori vorrebbero, ma arrivati quasi per caso a farlo, per ragioni lontane dagli alti ideali pedagogici a cui siamo abituati a pensare. Chiusi fra la morsa dei controlli da parte dei superiori, della gestione di situazioni d’emergenza, della didattica e dei curricula da rispettare, della mancanza di tempo e della complicata vita privata, molti docenti sono costretti all’impotenza e al fallimento fin in partenza. Eppure, ad un anno scolastico ne segue inevitabilmente un altro.
Forse Guida pratica per insegnanti non è proprio un monumento in immagini alla figura dell’insegnante, dell’educatore d’oggi e del suo importante ruolo sociale, ma proprio per questo è ancora più necessario: non tutti gli insegnanti sono Mr Bachmann, eppure, la secolare istituzione scolastica funziona solo grazie al corpo insegnanti e al loro engagement, più o meno, professionale. Ed è proprio sulla loro imperfezione, comunque così umana, che pone l’accento con grande realismo il film.
In sala dal 17 aprile 2025.
Guida pratica per insegnanti (Un métier sérieux): – regia e sceneggiatura: Thomas Lilti; fotografia: Antoine Héberlé; montaggio: Gwen Mallauran, Matthieu Ruyssen; scenografia: Philippe van Herwijnen; interpreti: Vincent Lacoste, François Cluzet, Adèle Exarchopoulos, Louise Bourgoin, William Lebghil; produzione: 31 Juin Films, Les Films du Parc; origine: Francia 2023; durata: 101 minuti; distribuzione: Movies Inspired.