I Bambini di Gaza – Sulle onde della libertà di Loris Lai

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Striscia di Gaza, 2003.

Il 43% della popolazione ha meno di 14 anni

Il turtle roll è una manovra del surf, utile per evitare un’onda che sta per travolgerti. A farla, o provare a farla, è Mahmud, un bambino palestinese come tanti altri di Gaza. La giovane madre Farah vorrebbe per lui una vita diversa, ma per ora va a scuola e il pomeriggio gioca a “Israeliani contro Palestinesi” con gli amici. La sua passione è appunto il surf: il mare è il suo spazio di vita, al sicuro da bombardamenti e sparatorie, eppure anche lì vi sono israeliani in agguato. Alon è infatti un bambino israeliano che condivide la medesima passione per la tavola. I due si guardano, si studiano. Non sanno se fidarsi o meno.

Un giorno Mahmud ruba una rivista, sulla copertina c’è un surfista che a lui sembra di aver già visto. Si tratta di Dan, ex campione di surf la cui carriera è stata stroncata da un infortunio. Ora dipendente dagli antidolorifici, è in lutto per la sorella morta sotto i bombardamenti. I bambini insistono perché Dan insegni loro, lui non ne vuole più sapere del surf, ma a volte fare qualcosa per gli altri, può essere utile per sé…

Il Bambini di Gaza – Sulle onde della libertà è un film che necessita di una parentesi umana prima di qualsiasi commento critico. Pellicola necessaria per immedesimarsi in un mondo lontano da noi che vive un conflitto insanabile, da decenni. Pellicola che non vuole schierarsi né con Israele né con la Palestina, bensì vuole mettere in primo piano la violenza che i bambini subiscono, tra le bombe dell’uno e l’utilizzo spregevole che ne fa Hamas dall’altro. Prodotto girato ben prima del 7 ottobre 2023, e collocato temporalmente vent’anni fa, oggi acquisisce un’importanza che travalica la realizzazione filmica e che quindi è da vedersi per rimanere ancorati alla contemporaneità e alle sue assurdità. Con le parole di Papa Francesco:

Questo film con le voci piene di speranza dei bambini palestinesi e israeliani sarà un grande contributo alla formazione nella fraternità, l’amicizia sociale e la pace.

Liberamente ispirato al romanzo per ragazzi Sulle onde della libertà di Nicoletta Bortolotti (Mondadori), il film è il primo lungometraggio di Loris Lai, regista con esperienza in cortometraggi, video musicali e spot pubblicitari. La regia si caratterizza per la rapidità di camera, manifesta nei continui movimenti, perennemente prossima agli attori: in questo fa un ottimo lavoro e permette allo spettatore di entrare pienamente nelle dinamiche quotidiane e sociali del luogo.

Quando il campo si allarga, lo fa per mostrare la devastazione che mai può essere nascosta appieno. La scenografia è infatti il punto forte del lavoro: girato in Tunisia, le location sono evocative e ottimamente costruite nel portare Gaza sullo schermo. Anche la fotografia aiuta in tal senso: una buonissima grana che fa sembrare la polvere dei calcinacci perennemente alzata, aleggiante davanti alla camera. Si crea inoltre un’ottima contrapposizione, tra la safe zone delle acque e quella pericolosa della terra. Laggiù dove le bombe cadono a grappoli, i proiettili volano.

La musica è firmata dal premio Oscar Nicola Piovani. È un soundtrack eccezionale e dà una mano notevolissima al ritmo del film, manca forse nel carattere o nell’assumere il carattere e poi restituirlo a quelle terre attraverso musica. Insomma, è sufficiente, ma potrebbe andar bene per qualsiasi film, girato in Italia o ovunque. Buonissimo il casting, con delle facce molto espressive e caratterizzanti. Anche se la meno “neorealistica” risulta quella del protagonista. Per la recitazione, invece, tutti efficaci.

A livello di sceneggiatura, alcuni passaggi risultano un poco meccanici e la storia in sé non è né eccezionale né sorprendente, il finale lo conferma. Si presta per un essere un ottimo film per le scuole, mancante per un pubblico che cerca una scrittura più efficace o abituato ad altro. A livello di regia si riprende per la mobilità, a parte qualche ralenti di cui si poteva fare veramente a meno e qualche inquadratura un poco enfatica e quindi scontata. Il momento della canzone era chiaramente evitabile, a meno che non serva per fare l’occhiolino al pubblico main stream; si nota comunque che la regia ha provato a smorzarlo per cercarne efficacia. Il doppiaggio grande nota negativa: a volte arriva a punto da far fallire la sospensione dell’incredulità, e non è chiarissimo il passaggio da arabo a inglese. Rivedibile.

I Bambini di Gaza – Sulle onde della libertà è un buonissimo prodotto per un determinato pubblico, quello scolastico e quello delle famiglie. Prova a fare un passo oltre, per un pubblico più esperto, non riesce appieno, nonostante la fotografia e la scenografia ottime, e una regia che si fa coraggiosa nel cercare qualcosa di più. In complesso, è un ottimo lavoro che nonostante le pecche merita la visione.

Detto ciò, tornando al lato umano, i nostro giovani surfisti sostengono che sia fondamentale evitare il close out: onda che s’infrange per tutta la sua lunghezza, quell’onda che non si può più fermare. Per evitarla si può fare il turtle roll o forse cercare altro, il dialogo:

Un giorno dovremo accettare due opzioni di futuro: una in cui non ci sono più loro o una in cui non ci siamo più noi.

E il bambino chiede:

Ma una terza opzione?

In sala dal 28 marzo.


I Bambini di Gaza – Sulle onde della libertà – regia: Loris Lai; sceneggiatura: Dahlia Heyman, Loris Lai; musiche: Nicola Piovani; direttore della fotografia: Shane Sigler; scenografia: Bessem Marzouk; bozzetti di scenografia: Francesco Cotone; montaggio: Andrea Maguolo; montaggio del suono: Matteo Di Simone; fonico: Marie Paulus; interpreti: Marwan Hamdan, Mikhael Fridel, Tom Rhys Harries, Lyna Khoudri, Qassem Qadah, Husam Chadat, Yasmine Attia, Oday Alsaaid, Aws Raed, Jaron Löwenberg, Ruth Rosenfeld, Jamal Sassi; produzione: Jean Vigo Italia, Eagle Pictures con Rai Cinema; origine: Italia/Belgio, 2024; durata: 110 minuti; distribuzione: Eagle Pictures.

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