In occasione dell’arrivo al cinema di Le Déluge, l’ultimo film di Gianluca Jodice, abbiamo intervistato il compositore della sua colonna sonora Fabio Massimo Capogrosso, già noto nel panorama cinematografico per le musiche di Esterno Notte e Rapito di Marco Bellocchio, Il Tempo che ci vuole di Francesca Comencini, Vangelo Secondo Maria di Paolo Zucca.
Domanda: Come nasce questa tua passione per la musica per film?
Fabio Massimo Capogrosso: Quando ero ragazzo, intorno ai 16-17 anni, ero già molto attratto dal mondo della musica per il cinema. E anche prima, da bambino, ricordo che mio padre mi chiamava per vedere insieme i film di Sergio Leone, sentivo le straordinarie colonne sonore di Ennio Morricone e ne rimanevo profondamente affascinato. Dopo gli studi in Conservatorio, la mia carriera ha preso una direzione sempre più netta verso la musica contemporanea, con risultati molto soddisfacenti. A poco più di trent’anni le mie composizioni sono state eseguite in sedi tra le più prestigiose come il Teatro alla Scala e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, sono stato il primo compositore in residenza alla Toscanini. Devo dire che che ho avuto un percorso di successo e ricco di soddisfazioni nell’ambito della musica contemporanea, che continua ancora oggi.
Qualche anno fa è arrivato l’importante invito da Marco Bellocchio, che aveva potuto ascoltare una mia composizione di musica da concerto, dalla quale era rimasto particolarmente colpito per la sua intensità e il linguaggio drammatico. Abbiamo iniziato a collaborare e lavorare insieme per le musiche di Esterno Notte. È stato il mio “battesimo” nella musica da film. Quasi sei ore di cinema di Marco Bellocchio sono un onore e sono molto grato per questo. Ho potuto iniziare questo nuovo percorso musicale in ambito cinematografico con chi ha fatto e continua a fare la storia del cinema.
Hai dichiarato che il viaggio è il tema che da sempre ti ispira. Come si inserisce all’interno di Le Déluge e cosa pensi di aver appreso sinora?
Penso di aver appreso un approccio più libero. In genere si può pensare che la musica per il cinema possa limitare la creatività e la creazione. Io invece ho trovato grande ispirazione, nuove suggestioni, stimoli e libertà di composizione. Il “viaggio” musicale all’interno di Le Déluge è stato lungo ed articolato nelle sue varie fasi, ma anche estremamente affascinante, ho imparato molto lavorando con Gianluca Jodice, che è un regista di grande profondità. Dedica molto tempo a riflettere, approfondire, valutare e, cambiare, perché il risultato finale sia curato e di alto livello.
Qual è il tuo metodo di lavoro? La musica crea forti suggestioni emotive e visive. Al contrario, come le inquadrature e i colori influenzano la tua musica?
Il mio metodo di lavoro non è sempre lo stesso. Con Gianluca abbiamo ragionato sulle musiche a partire dalle prime stesure della sceneggiatura. Mi piace iniziare a leggere subito la sceneggiatura ed aprire un dialogo con il regista, che poi diventa un continuo scambio e confronto reciproco. Può accadere che non sempre le prime suggestioni in fase di stesura vengano mantenute ma nel corso del lavoro intervengano modifiche, cambiamenti, rifacimenti, in un processo creativo continuo.
Il film è tripartito e questa struttura, insieme all’ambientazione storica, rimanderebbero ad una scrittura sinfonica, “classica”, ma l’esigenza era che la musica dovesse rispettare il carattere più metafisico della narrazione, rimanendo come sospesa, con la necessità di sonorità diverse.
Congiungi sonorità classiche a quelle elettroniche. Quali sono state le difficoltà che avete riscontrato?
Abbiamo provato più strade, più stesure perché, come diceva Jodice, non dovevamo cercare una musica per il film, bensì una musica che provenisse dal film.
Per questo si è deciso di inserire sonorità classiche in un contesto più contemporaneo sino all’utilizzo dell’elettronica.
Pensi di voler aggiungere qualcosa in conclusione a questa nostra intervista?
Posso esprimere la mia gioia per questa strada intrapresa nel mondo del cinema. Non pensavo che la scrittura in questo ambito mi prendesse e mi appagasse così tanto. Le Déluge uscirà in Francia il 25 dicembre e sarà un momento decisivo per il film perché per il pubblico francese si tratta della propria Storia, con la “S” maiuscola.