La divina Cometa di Mimmo Paladino

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La divina cometa si presenta come un magmatico intreccio di linguaggi artistici differenti,  tra fotografia, musica, teatro e cinema che ha il coraggio di osare e andare oltre gli stereotipi e le modalità artistiche ed espressive comunemente ” accettate” come tali.
Dopo 16 anni dall’ esordio registico con Quijote, Mimmo Paladino, che di certo non teme l’effetto sul pubblico del dialogo e della contaminazione tra generi espressivi differenti, porta al Festival del Cinema di Roma un film personalissimo e originale, che cerca di trovare un linguaggio comune tra la tradizione popolare del presepe e la poesia dell’ inferno dantesco.
L’idea di partenza è quindi quella di unire due simbologie radicate nell’immaginario collettivo, che faticano però, in partenza a dialogare tra di loro.
La struttura narrativa è piuttosto debole, quasi inesistente ed è retta da un insieme di suggestioni, citazioni colte e soprattutto da un senso di ricerca esistenziale onnipresente per tutta la durata del film.
Si tratta di ricerca intesa in un senso trasversale: anzitutto come già accennato, come commistione di differenti linguaggi espressivi e poi come ricerca più intima,  intesa in un senso più esistenziale e filosofico. Il rischio di questa complessa operazione concettuale però, è quello di dare vita a un senso di ricerca fine a se stesso.
L’intreccio, non è facile da mettere a fuoco, procede come un insieme di quadri suggestivi – quasi teatrali –  popolati da simboli del presepe, immagini e da personaggi infernali  incarnati da una famiglia che vaga alla ricerca di una casa e da un attore nei panni di Dante, alla disperata ricerca del suo spettacolo.
Seguendo il tortuoso percorso della famiglia povera  lo spettatore incontrerà, in modo caotico e apparentemente casuale una serie di personaggi ( Paolo e Francesca, il conte Ugolino, Giordano Bruno, tra i tanti) che hanno il volto di noti e notissimi attori e artisti, tra i quali  Francesco De Gregori, Nino D’Angelo, Cristina Donadio, Alessandro Haber, Sergio Rubini, Peppe Servillo, Toni Servillo.
La divina cometa, pieno di stimoli intellettivi e di virtuosismi, quanto  dispersivo e a tratti alienante,  va letto come un omaggio all’arte in tutte le sue forme espressive e  il ruolo dei re magi in questa originale rilettura  della tradizione del presepe è proprio quello di  riunire le varie forme d’arte: pittura, teatro, poesia e musica, attraverso un insieme di suggestioni e immagini illuminate da una splendida fotografia (bisogna dirlo). E seguendo l’idea filosofica del regista, esiste, tra gli altri,  anche il re Mago del nulla, perché proprio dal nulla dobbiamo partire per riempire il vuoto interiore che ci domina e per accendere la scintilla creativa.
Si apprezza il coraggio di  osare di Mimmo Paladino e la capacità di utilizzare un linguaggio poco convenzionale allo scopo di celebrare l’arte in quanto tale e va premiata la libertà creativa di riuscire ad amalgamare cultura alta e citazioni molto colte con la cultura e la tradizione popolare, con il rischio, però, di arrivare a un pubblico ristretto. Forse troppo.
Esteticamente molto curato e di grandissimo impatto, difficile, però, coglierne il messaggio immediato e istintivo.
Per palati troppo raffinati.
Presentato in Anteprima alla Festa di Roma del 2023 (Sezione Freestyle)
In sala dal 11 maggio 2023

La divina cometa – Regia: Mimmo Paladino; sceneggiatura: Mimmo Paladino, Maurizio Braucci; soggetto: Mimmo Paladino e Maurizio Braucci; fotografia: Cesare Accetta ; interpreti:  Francesco De Gregori, Nino D’Angelo, Cristina Donadio, Alessandro Haber, Sergio Rubini, Peppe Servillo, Toni Servillo, Rocco Papaleo; produzione: Run Film, Nuovo Teatro in collaborazione con Rai Cinema; origine: Italia, 2022; durata: 96’; distribuzione: Officine UBU.

Foto di scena ©Pasquale Palmieri

 

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