La terra promessa di Nikolaj Arcel

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Passato alla scorsa Mostra di Venezia, La terra promessa di Nikolaj Arcel non aveva nulla per sfigurare nel Concorso veneziano e ci aveva subito dato l’impressione di essere una sorta di western alla danese, quindi molto ma molto atipico rispetto ai consueti modelli che conosciamo. 
Entrando più specificatamente in merito, due parole su cosa si narra. Siamo nel lontano 1755 e un capitano squattrinato ma che nutre qualche ambizione di cambiare la sua vita, tal Ludvig Kahlen, si mette in testa una mezza follia e cioè quella di coltivare le aspre e desolate brughiere dello Jutland (da cui per altro viene il regista) dove non cresce un bel nulla di nulla, per costruirvi lì una colonia in nome del Re. In cambio, se ci riuscirà, riceverà quel titolo nobiliare che desidera sopra ogni cosa al mondo, donne comprese.

Va da sé che il nostro eroe, ben interpretato da Mads Mikkelsen – lo ricorderete era, per esempio, il superbo protagonista di Un altro giro (Druk, 2020) di Thomas Vinterberg – si metterà contro il latifondista della zona,  Frederik de Schinkel (il “de” lo sottolinea sempre per dimostrare di essere certo ricco ma anche nobile), un baldanzoso giovin signore, teorico del caos in terra, oltre che inveterato ubriacone e soprattutto persona di una arroganza sconfinata. Da ciò anche l’idea e la pretesa che la terra intorno alla sfarzosa magione in cui vive, sia di diritto sua e non del suo antagonista Kahlen.
La situazione va ad aggravarsi, poi, grazie ad un doppio fattore: il cazzuto Capitano non soltanto piaciucchia ad una cugina norvegese, bella ma squattrinata, del villain che la vorrebbe sposare (e qui la gelosia), ma la goccia che fa traboccare il vaso sta nel fatto che una ex-cameriera, Ann Barbara e il marito servitore, sono fuggiti da de Schinkel per rifugiarsi dal Capitano (quindi odio e rivalità). Ovviamente il testardo protagonista, dopo aver tentato una timida mediazione con il prepotente Nobiluomo, non demorde dall’idea di restare padrone delle terre avute dal Re e che vorrebbe coltivare a patate (una intuizione a quanto pare geniale e ignota nella Danimarca dell’epoca). Ed allora, patatrac, scoppia una guerra aperta trai due con molti colpi sotto la cintura. In aggiunta, a intricare le cose, anche una bambina, zingara trovatella, che vorrebbe diventare la figlia del Capitano e di Ann e che per un certo tempo la accolgono in casa. Eccetera, eccetera, eccetera.

Molto attraente visivamente, impreziosito dalla notevole fotografia di Rasmus Videbæk, La terra promessa sarebbe stato forse, a nostro avviso, ancora più riuscito se fosse stato un po’ più breve di durata e magari, più fluido nella parte centrale, dove la storia tende a ristagnare e a complicarsi forse troppo, grazie ad un eccesso di episodi collaterali – tipo quello dei coloni tedeschi – che fanno quasi perdere il filo rosso della narrazione.

Inoltre, ci sembra che avrebbe potuto acquisire ancora maggiore originalità se, come nel  recente romanzo che ne è alla base, della scrittrice e traduttrice Ida Jessen (classe 1964), fosse stato raccontato dal punto della cameriera Ann Barbara e non da quello del personaggio intrepretato da Mikkelsen. Per altro tutte le donne dipinte nel film di  Nikolaj Arcel sono volutamente troppo indipendenti e moderne rispetto all’epoca, a scapito certo della verità storica  ma con l’idea di voler così trasmettere un forte senso di liberazione dall’opprimente potere maschilista. Ribadire tale aspetto sottolineando il punto di vista della narrazione al femminile, avrebbe allora permesso a La terra promessa di trasformarsi in un’opera maggiormente complessa e meno una sorta di western ambientato nel Settecento. Ma anche così com’è, anche con qualche buonismo di troppo, resta comunque un’opera accattivante e suggestiva che potrebbe ambire ad un discreto e augurabile successo di pubblico.

In Concorso della Mostra di Venezia del 2023
In sala dal 14 marzo 2023


La terra promessa (Bastarden) – Regia: Nikolaj Arcel; sceneggiatura: Anders Thomas Jensen, Nikolaj Arcel dal romanzo Kaptajnen og Ann Barbara (2020) di Ida Jessen; fotografia: Rasmus Videbæk; montaggio: Olivier Bugge Coutté; musica: Dan Romer; scenografia: Jette Lehmann; interpreti: Mads Mikkelsen, Amanda Collin, Simon Bennebjerg, Kristine Kujath Thorp, Gustav Lindh; produzione: Zentropa Entertainments (Louise Vesth), Zentropa Berlin (Fabian Gasmia), Zentropa Sweden (Lizette Jonjic); origine: Danimarca, 2023; durata: 127 minuti; distribuzione: Movies Inspired.

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