Leggende metropolitane di Stefano Meloncelli

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Voglio raccontarvi una favola urbana perché questo mondo ha bisogno di eroi, di sentimenti e di storie da raccontare”. Leggende Metropolitane, film d’ esordio di Stefano Meloncelli, autore di circa duecento videoclip, si apre con queste parole, apparentemente poetiche e di grande impatto.
Eppure, tra le stradine dimenticate della periferia di Milano, nelle casupole sgarrupate che sono piene del dolce far niente degli svogliati protagonisti di questa storia, non si vede l’ombra di favole, di sentimenti, tantomeno di eroi virtuosi.
Il filo conduttore su cui si muove il regista milanese, con humor grottesco, è l’ inettitudine assoluta che conduce i tre protagonisti a galleggiare, come fossero adolescenti sbandati, in un continuo girotondo senza senso che li porta sempre al solito bar, all’esplosione di una comicità genuina quanto grossolana, alla ricerca di una staticità che è confortevole, fastidiosa (per chi li guarda) e tanto comoda.
Negli sguardi dei nostri antieroi non c’è la ricerca di una spinta verso un cambiamento, non emerge il desiderio di un’evoluzione o di una vita diversa.
C’è solo tanta staticità e infinita solitudine, caratteristiche che risaltano immediatamente, nonostante i toni leggeri e a tratti demenziali utilizzati. Gigi, Sandro e Chico vivono ai margini in un contesto di degrado più umano che sociale. Gigi (Diego Paul Gualtieri) è un pigro falso invalido, Sandro (Mattia Travaini) un nervoso e eternamente stanco impiegato del Comune e Chico (Fabrizio Marchegiani), e’ un bidello con evidenti problemi relazionali.
Il film è una cronaca “grottesca” delle loro giornate, trascorse al bar del paese tra partite a carte, chiacchiere tra amici, e battute da caserma. A completare il quadro umano ben poco rassicurante ci pensano Giusy (Chiara Pollicino) una donna appariscente e malinconica che non vuole avere una relazione amorosa stabile e Tini (Papa K Mensah) affascinante ed elegante spacciatore con presunte capacità da psicologo improvvisato. Mario, falso miliardario alla ricerca del figlio porterà una scossa nelle loro vite ma inevitabilmente sarà trascinato nella loro inettitudine sciatta.

Trovare un senso “ filosofico ” in questo film o una volontà di approfondimento al di là della mera cronaca di quartiere è abbastanza difficile, direi quasi un’impresa.
Forse,  l’intento di Stefano Meloncelli era proprio quello di tracciare un ritratto “ fedele” della periferia senza definirne i contorni, senza crearne i giusti contrasti e senza approfondirne i suoi protagonisti.
A tratti  queste “leggende metropolitane” divertono, ma l’ intreccio è troppo debole, sfilacciato e poco appassionante. I personaggi delle storie vivacchiano alla giornata ed esprimono al minimo persino il disagio esistenziale che li anima.
Una nota di merito, però, bisogna riconoscerla alla colonna sonora, curata dal producer Vince Giacalone e Davide Donghi, adatta al contesto, completamente originale e dirompente.

Su Prime Video


Leggende metropolitane regia e sceneggiatura: Stefano Meloncelli; fotografia: Ermes Baez; montaggio: Alessandro Scandolara; musiche: Vince Giacalone, Davide Donghi, Melo, Lanzkhan, Fem; interpreti: Diego Paul Galtieri, Mattia Travaini, Fabrizio Marchegiani, Papa K Mensah, Edoardo Costa, Marco Claudio Pira, Carlo Sortino, Chiara Pollicino; produzione: SnobLab, James Dean Movie, Portorico MNGMT; origine: Italia, 2024; durata: 88 minuti.

 

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