Thibaut (Benjamin Lavernhe) ha quarant’anni e una vita di successo: è un direttore d’orchestra tra i più importanti in Francia, gira per l’Europa e per il mondo per lavoro, ha una madre e una sorella alle quali è legato e che frequenta quando ha un momento di tempo. Un giorno gli viene diagnosticata una leucemia per la quale ha necessità urgente di un trapianto di midollo. L’esame della compatibilità sulla sorella rivelerà che è stato adottato. Thibaut scopre di avere un fratello (Pierre Lottin) in provincia, va da lui, si presenta e gli espone il problema. Jimmy è un uomo semplice, irruente, pratico. Non si sottrae alla richiesta, il suo buon cuore lo spinge ad aiutare un estraneo che si dichiara improvvisamente suo fratello di sangue. Le diversità tra i due uomini sono lampanti, nei modi e nelle parole. Presto scoprono di avere in comune l’amore per la musica. Da spettatori assistiamo all’avvicinamento di due uomini diversi che imparano a conoscersi senza dare per scontato l’affetto, piuttosto costruendolo su fondamenta nuove.
Fabienne, la comune madre, ha abbandonato entrambi: il maggiore dandolo in adozione, il secondo non riuscendo ad allevarlo da sola, consegnandolo a una famiglia affidataria. La donna è morta giovane, quando Jimmy aveva cinque anni, la ricorda poco e male. Thibaut invece non l’ha mai conosciuta e cerca dei ricordi a cui aggrapparsi. Al di là di un passato non condiviso i due fratelli trovano il piacere di stare insieme: Thibaut si ferma nello studiolo di Jimmy ad ascoltare un disco di jazz molto raro, scoprendo così che il fratello possiede il dono dell’orecchio assoluto.
Jimmy confessa: “Sentire la prima nota suonata dalla tromba di Miles Davies mi ha trapassato”.
“Che nota era?”. “Un Si bemolle”.
Thibaut sprona Jimmy a dirigere la banda in cui suona. Va con lui alle prove, lo aiuta coi gesti delle mani, gli rivela qualche trucco. Jimmy è schivo, un po’ chiuso, fiero di mettere da parte il cibo avanzato alla mensa dove lavora per darlo, di nascosto, agli operai che occupano la fabbrica in pericolo di essere chiusa. Nel frattempo, a Parigi Thibaut si scontra con la madre adottiva e con Rose, la sorella nata biologicamente dalla coppia dei genitori al di là di ogni aspettativa, quando lui era già arrivato in famiglia. Non si trova bene nel ruolo del ripiego, del figlio a tutti i costi: in realtà è un uomo solo, dedito unicamente al suo lavoro, senza qualcuno accanto da amare.
Jimmy si mette in gioco con un provino per una orchestra seria. Si deve esibire di fronte a un paravento. Tra gli esaminatori è presente Thibaut che ne riconosce la voce. Dietro le quinte nasce una discussione. Il giovane accusa l’altro di averlo portato ad alzare troppo le sue aspettative, di avergli fatto credere di potere provare a cambiare. Thibaut lo offende parlando dei musicisti come di gente che non fa che suonare quindici ore al giorno, non come lui. Jimmy se ne va, ferito nell’orgoglio.
Non è facile capirsi per i due uomini, uno è borghese, uno impiegato, uno ha successo professionale, uno non si è realizzato, uno ha studiato e uno no, uno è ricco e uno senza soldi. “Hai preso il biglietto giusto” dice Jimmy al fratello alludendo a una lotteria della vita in cui nessuno gli ha mai fatto sconti. Si palleggiano sensi di colpa tipici nelle famiglie.
Intorno ai due fratelli la crisi economica del nord della Francia, con i tagli e le proteste operaie. Quando il sindaco di Walincourt espelle la banda dalla sala prove per dare lo spazio a una scuola di ballo country, Thibaut propone di fare un concerto diretto da lui per attirare l’attenzione della stampa sulla chiusura dello stabilimento che dà lavoro a quasi tutti i musicisti. Suoneranno il Bolero di Ravel, scritto dal compositore su ispirazione del rumore delle rotatorie dei macchinari nelle fabbriche.
Ci si affeziona ai due protagonisti come ai comprimari, tutti raccontati con delicata precisione e senza ovvietà, con stile asciutto e recitazione di ottimo livello. I due fratelli interpretati da Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin perfettamente calati nella parte, ben diretti da Emmanuel Courcol, sostengono il film che non scade mai nel prevedibile, nel patetico, nel dramma bilanciando con un giusto equilibrio i molteplici elementi che ne compongono la storia. Una piacevole visione.
In anteprima alla Festa di Roma (sezione “Best of 2024”)
In sala dal 5 dicembre 2024
L’orchestra stonata (En Fanfare) – Regia: Emmanuel Courcol; sceneggiatura: Emmanuel Courcol, Irène Muscari; fotografia: Maxence Lemonnier; montaggio: Guerric Catala; interpreti: Benjamin Lavernhe, Pierre Lottin, Ludmilla Mikaël, Jacques Bonaffé, Sarah Suco; produzione: Agat Films & Cie; origine: Francia, 2024; durata: 103’; distribuzione: Movies Inspired