La lunga corsa di Andrea Magnani

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“L’ispirazione per la storia di Giacinto mi è venuta pensando alla mia infanzia e al luogo in cui sono cresciuto, una città che sentivo molto piccola e sempre immobile” (Andrea Magnani)

Per una serie di curiose circostanze, l’Ucraina oltre che a popolare i giornali con le sue tragiche vicende belliche, la ritroviamo anche sugli schermi agostani delle sale (o delle arene) italiane. A seguire la recentissima uscita di un bel film al 100% ucraino come Il giuramento di Pamfir, adesso è la volta de La lunga corsa, una co-produzione con l’Italia diretta da Andrea Magnani interamente girata in quella nazione martoriata dalla guerra (ma che non si vede affatto). Dopo una serie di altre anteprime festivaliere nello scorso inverno (a Torino, Tallinn e Trieste), il film è da poco passato anche alla 21° edizione di Molise Cinema (Casacalenda, 8 -13 agosto 2023) prima di approdare (dal 24 agosto) nei nostri cinema, distribuito dalla benemerita distribuzione della Tucker Film.

Comunque, il regista riminese non è la prima volta che scopre la martoriata nazione ex-Urss. Già nel precedente film d’esordio Easy – Un viaggio facile facile, lo stralunato protagonista del film – interpretato con efficacia da Nicola Nocella (Pardo per la migliore interpretazione maschile al Festival di Locarno del 2017) – viaggiava con la bara di uno operaio ucraino verso la madrepatria del morto nei Carpazi.

Due, dunque, degli elementi fondanti della poetica di Magnani si ritrovano ne La lunga corsa che, però, non è più un road-movie esistenziale ma la storia stanziale e claustrofobica (almeno in apparenza) di Giacinto, ancora una volta un personaggio sognante e fuori dal mondo, una sorta di Candido volterriano, qui reso da un estatico Adriano Tardiolo, ben noto per il suo ruolo in Lazzaro felice (2018) di Alice Rohrwacher. Nato in carcere, figlio di due detenuti, è lì che Giacinto si sente a casa, lì dove ha passato la sua infanzia dietro le sbarre con la madre (il padre naturale è, invece, riuscito a fuggire). Perciò non ha nessuna intenzione di uscire e di affrontare le insidie del mondo esterno. Quando, diventato maggiorenne, è costretto a lasciare quel grembo materno che è la prigione dove è stato accudito come un figlio dal capo delle guardie carcerarie Jack (Giovanni Calcagno), e viene portato in una casa adottiva da un sacerdote (Gianluca Gobbi), scoppia la tragedia. L’adolescente non si adatta al nuovo habitat, viene bullizzato dai suoi compagni, fugge e si inventa di tutto per tornare nella sua agognata, celestiale prigione. A questo punto, la migliore soluzione – ma che soluzione non è, vedrà diverse complicazioni ma anche una via d’uscita conclusiva – sarà quella di diventare lui stesso un secondino per continuare a poter restare nell’unico luogo dove si sente a suo agio. Poi, però, dando corpo ad una sua innata passione e partecipando ad una gara di corsa, correrà e correrà, nel semifinale del film (e da ciò anche il titolo), disperatamente verso il mare, come nei Quattrocento colpi (1959) il capolavoro di François Truffaut, per cercare di conquistare la propria libertà, per iniziare a diventare finalmente adulto. Con, in conclusione, un finale ampiamente ottimistico.

Bisogna fare un certo sforzo di astrazione per entrare nella favola surreale di Andrea Magnani ambientata in un astratto non-luogo rural-carcerario ucraino che dovrebbe essere l’Italia e dove si parla rigorosamente l’italiano. Dunque, il film vive e funziona (se funziona) grazie ad una basilare infrazione del verosimile filmico. Come è anche molto soggettiva (qui, molto di più che in altri casi) la disponibilità ad apprezzarne l’indubbia grazia e leggerezza che ne sta alla base.

Giovanni Calcagno e Barbora Bobulova

Vogliamo dire che anche al di là di tutto, accettando le sue primarie regole d’ingaggio carcerarie o l’apparente paradosso simbolico del correre in un spazio chiuso ed angusto com’è una prigione, La lunga corsa ci ha convinto meno di quanto avrebbe potuto. Forse qualche lungaggine e qualche sguardo vacuo nel vuoto del protagonista in meno, non avrebbero, a nostro personale giudizio, nuociuto ad un risultato finale migliore. Come anche la scelta assai singolare di mostrare la buona direttrice del carcere, Barbora Bobulova in versione John Ford o Fritz Lang con tanto di benda ad un occhio…
Ma lo ribadiamo è opinione molto personale, vedere per giudicare questo “Coming of Age” di sicuro originale e controcorrente.

In sala dal 24 agosto 2023


La lunga corsa Regia e sceneggiatura: Andrea Magnani; fotografia: Yaroslav Pilunskiy; montaggio: Luigi Mearelli; musiche: Fabrizio Mancinelli; interpreti: Adriano Tardiolo, Giovanni Calcagno, Nina Naboka, Barbora Bobulova, Maksim Kostyunin, Orest Syrvatka, Aylin Prandi, Stefano Cassetti, Gianluca Gobbi; produzione: Pilgrim, Bartleby Film e Fresh Production Group UA con Rai Cinema; origine: Italia/Ucraina, 2022; durata: 88 minuti; distribuzione: Fandango.

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