Monkey Man di Dev Patel

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Dev Patel, volto noto a partire dal 2008 con The Millionarie, Marigold Hotel (2011), Humandroid (2015), Ritorno al Marigold Hotel e apprezzato nel 2016 per l’interpretazione di Saroo Brierley nel film biografico Lion – La strada verso casa, esordisce alla regia con un action movie adrenalinico (di cui è anche protagonista) ambientato in un India difficile, segnata dalle tensioni e dalle disparità sociali.

Al regista, classe 1990, sono care le leggende tipiche dei suoi luoghi di origine e l’ispirazione viene in questo caso da Hanuman, una divinità con il viso da scimmia che ha un importante ruolo nel Ramayana. Hanuman, colpevole di arroganza, fu punito dalla maledizione di un saggio e solo con l’aiuto di un’altra figura divina ritrovò i suoi grandi poteri e una nuova occasione di dimostrare le capacità e la propria nobiltà d’animo. A questa divinità, alla quale Kid è legato fin da bambino grazie ai racconti dell’adorata mamma, lui si ispira quando combatte sul ring e quando sogna di attuare la sua meditata vendetta personale.

Kid (ben interpretato dallo stesso Patel) è infatti un giovane lottatore che si batte all’interno di un circuito di scommesse clandestine gestite dal viscido Tiger. Il suo vero obiettivo, come accennato, è quello di vendicare la morte della madre, uccisa in un raid contro la sua comunità di appartenenza. Dietro questo crimine si nasconde in realtà, una speculazione edilizia che vede i più potenti della città legati al santone di turno.

A questo punto il protagonista, per colpire il nemico, cerca di infiltrarsi nel loro mondo “dorato” attuando una sorta di ascesa sociale: lavora prima come lavapiatti e poi come cameriere in un locale di punta e colpisce l’obiettivo quando è abbastanza vicino al nemico per poterlo conoscere e quindi combattere.

Lui, forte e ambizioso, deve però necessariamente attraversare le ombre della sua coscienza e il  passato per poter affrontare il suo trauma. Deve guarire dalle sue ferite, ritrovare il suo sé e poi, può affrontare il “corrotto” e vendicare la morte di sua mamma.

Monkey Man, che ha incontrato non pochi ostacoli durante la lavorazione, intreccia tante – forse anche troppe – tematiche che a tratti sembrano dialogare tra loro in armonia, a tratti si confondono rendendo il film, soprattutto nella seconda parte, dispersivo, caotico e a tratti anarchico. Il risultato, che unisce frammenti di un passato mai sepolto a un montaggio frenetico e convulso di un presente corrotto e poco attento ai più bisognosi, è sì dinamico e eccitante tanto da non concedere mai un momento di tregua allo spettatore, ma allo stesso tempo non approfondisce troppo lì dove, forse, avrebbe potuto o dovuto. Il momento di necessaria rinascita di Kid grazie all’accoglienza della comunità trans, gli Hijra, che segna idealmente una cesura tra il passato e futuro del protagonista e in termini pratici gli permette di ricaricarsi per poi esplodere portando a compimento la tanto covata vendetta, avrebbe meritato un maggiore approfondimento in termini di motivazione, di crescita e di supporto da parte di una comunità che sente i suoi stessi valori. Resta invece una breve parentesi accennata e inserita tra la violenza del prima e l’esplosione di sangue e morti che segna il compimento della vendetta stessa.

Eppure il pretesto da cui si parte in Monkey Man è proprio (ancora una volta) il ritorno alle origini e alla purezza per arrivare al superamento del trauma attraverso l’eliminazione del nemico che avviene dopo o attraverso la guarigione.

Patel, come esordio alla regia confeziona un film adrenalinico non perfetto, con qualche ingenuità di troppo ma ben strutturato e soprattutto capace di non annoiare lo sguardo dello spettatore. Unico neo di un esordio alla regia tutto sommato buono è l’unione di tanti spunti interessanti che restano, in alcuni casi, come sospesi: Patel intreccia infatti diverse sottotrame tra loro, come la disparità sociale, la denuncia di un sistema corrotto e il desiderio di riscatto e di vendetta personale che dialogano tra di loro attraverso la violenza brutale che diventa lo strumento e il fine del superamento di un dolore altrimenti devastante.

In sala dal 4 aprile


Monkey Man – Regia: Dev Patel; sceneggiatura: Dev Patel, Paul Angunawela, JohnCollee; fotografia: Sharone Meir; montaggio: Dávid Jancsó, Tim Murrell; musica: Jed Kurzel; interpreti: Dev Patel, Sharlto Copley, Sobhita Dhulipala, Pitobash, Vipin Sharma, Ashwini Kalsekar, Adithi Kalkunte, Makrand Deshpande, Sikander Kher; produzione: Dev Patel, Jomon Thomas, Jordan Peele, Win Rosenfeld, Ian Cooper, Basil Iwanyk, Erica Lee, Christine Haebler, Anjay Nagpal per Bron Studios, Thunder Road Films, Monkeypaw Productions, Minor Realm, S’Ya Concept, Creative Wealth Media; origine: USA/ Canada, 2024; durata: 113 min; distribuzione: Universal Pictures Italy

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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