Rebel Moon Parte 2 – La Sfregiatrice di Zack  Snyder

  • Voto

Lasciateci Ed Skrein, tenete pure il resto.

C’è infatti ben poco da salvare in questa seconda parte della saga diretta da Zack  Snyder, che si candida ad essere una delle peggiori space-opera dell’ultima decade.

Nella recensione della prima parte abbiamo disperatamente cercato di salvare il salvabile, stavolta non c’è praticamente nulla da salvare. A parte come abbiamo già detto, i momenti in cui compare Ed Skrein. Atticus Noble, il villain che interpreta, è ispirato, originalissimamente, nell’estetica e nei modi, ad un generale del regime nazista (tipologia di personaggio che generalmente, guarda quasi sempre alla figura del celebre dottor Mengele). Ma nel caso di Skrein, la presenza scenica ed il carisma riescono miracolosamente a far fronte alla banalità del personaggio e alla mediocrità delle battute che lui, come tutti gli altri, snocciolano senza sosta per tutta la durata delle due ore del film.

Due ore lunghissime, interminabili, in cui vediamo una vicenda di cui abbiamo già chiaro come andrà a finire, didascalica all’inverosimile, di uno schematismo che non vedevamo dai tempi di Sucker Punch (2011, altro dimenticabile flop di Snyder).

In breve: Kora e i guerrieri superstiti tornano a Veldt, credendo di aver fermato l’attacco dell’ammiraglio Noble. Tuttavia, Aris, una spia doppiogiochista, rivela che Noble è vivo e il dreadnought arriverà presto. Titus addestra il villaggio alla lotta e assicura la farina come leva di pressione. Kora e Gunnar diventano amanti, e lei confessa il suo ruolo in un colpo di stato su Motherworld, incluso il suo coinvolgimento nella morte della principessa Issa. Titus, Nemesis, Tarak, Milius e Kora addestrano i villaggi e si preparano alla battaglia. Nonostante i tentativi di resa, le forze di Noble attaccano. Nemesis muore proteggendo i vulnerabili. Il villaggio si difende contro la prima ondata ma fa fatica contro la seconda. Kora e Gunnar infiltrano il dreadnought, facendolo esplodere e uccidendo Noble, anche se Gunnar muore. Devra Bloodaxe e i ribelli aiutano a sconfiggere le truppe rimanenti. In seguito, il villaggio piange i morti, e Kora rivela il suo passato. Titus rivela che Issa è viva e giurano di trovarla e rovesciare Balisarius.

Parlavamo nella recensione precedente della scarsa interazione tra i personaggi e della povertà quantitativa (oltre che qualitativa) dei dialoghi, bene, in questo caso i personaggi parlano, ma sembrano tutti la stessa persona, dicono tutti le stesse cose, con lo stesso tipo di retorica, la stessa maniera di raccontare e di esprimersi. Caratterizzazione, questa sconosciuta.

Il film procede a blocchi, ma che dico blocchi, macigni di tedio dove l’azione si tramuta sempre in una celebrazione trionfale, di qualunque azione si tratti: l’apice viene raggiunta nella sequenza del grano: come accennato precedentemente, Kora e compari si ritrovano a Vedt, pianeta di Gunnar, e tutti allegramente si mettono a mietere il grano, per poterlo utilizzare come protezione e merce di scambio coi cattivoni. Bene, non sto scherzando, abbiamo 25 minuti abbondanti di mietitura di grano al ralenti, con un tappeto musicale fatto di tremendi canti pseudo-celtici che lasciano profondamente perplessi. Il producer musicale Tom Holkberg, (una vecchia conoscenza di Snyder, i due hanno collaborato in Justice League), autore della colonna sonora, con le sue composizioni roboanti esalta laddove avrebbe dovuto smorzare, ottenendo un risultato che si fatica a non prendere per parodia vera e propria. E questa è praticamente la prima macro sequenza con cui si inizia. Proseguiamo con un momento edificante in cui i nostri eroi entrano a contatto con la società semplice modesta e benevola di Gunnar, e durante una sera di generici canti e balli da tipico villaggio, cominciano a turno a raccontare le loro backstory, che si trascinano con una pigrizia aberrante, e siamo appena a metà film. Inutile dire che il passato dei nostri eroi aggiunge ben poco di utile a creare una connessione emotiva con uno qualsiasi di loro.

La seconda parte del film, quella riservata all’azione, non migliora, abbiamo sperato in scene d’azione roboanti e coreografie intricate ed avvincenti, ma anche in questo caso rimaniamo perplessi: i combattimenti sono goffi, improbabili, coreografati in maniera grossolana, lenti, la progressione dei movimenti è prevedibile e poco creativa.

La cifra stilistica del ralenty ormai si è trasformata in un’arma a doppio taglio, In altre parole, il rallentamento diventa un significante privo di significato: una forma di “decorazione” priva di scopo, in quanto non vi è più una reale connessione con l’enfatizzare qualcosa di importante o a comunicare un’emozione specifica. Molti avevano già evidenziato questo aspetto nel cinema di Snyder. Mai, sino ad ora, esso si era palesato in maniera così evidente.

A proposito della protagonista, Sofia Boutella, continuiamo a trovarla un’attrice interessante, vorremmo però qui soffermarci sul suo personaggio, Kora. In questa seconda parte, il suo aspetto e il suo abbigliamento cita, neanche troppo velatamente, la Ripley di Alien, ed è incredibile pensare che, in questa epoca di “personaggi femminili forti”, il cinema d’azione contemporaneo non sia stato capace di creare archetipi che si avvicinino anche solo lontanamente a imprimersi nell’immaginario con la potenza del personaggio di Sigourney Weaver nei film di Scott, o della Sarah Connor di Terminator 2, (volendo ci mettiamo pure la sposa di Kill Bill). Di certo non si avvicinano neppure lontanamente le varie Furiosa, Harley Quinn, Lara Croft, Wonder Woman, Captain Marvel, Lucy, e compagnia bella, che ci vengono propinate come alfieri dell’autoaffermazione femminile.

In definitiva: sconsigliabile.

Su Netflix dal 19 aprile 2024


Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice (Rebel Moon – Part Two: The Scaregiver) – Regia: Zack Snyder; sceneggiatura: Zack Snyder, Kurt Johnstad, Shay Hatten; fotografia: Zack Snyder; montaggio: Dody Dorn; musica: Tom Holkenborg; interpreti: Sofia Boutella, Djimon Hounsou, Ed Skrein, Michiel Huisman, Doona Bae, Ray Fisher; produzioneThe Stone Quarry; origine: Usa, 2024; durata134 minuti; distribuzione: Netflix.

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