Torino F.F. : Notre Corps di Claire Simon (Concorso Documentari Internazionali – Miglior Film)

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Una quattordicenne che richiede l’aborto, un diciassettenne in transizione di genere, una trentenne dalla bassa libido, una coppia in cui l’uomo ha spermatozoi bassi, una donna matura trans a cui bisogna moderare l’assunzione di estrogeni, una donna anziana ormai condannata a causa di un tumore. Notre Corps è costellato di storie e di corpi, di storie che rimandano continuamente a dei corpi. I corpi sono quelli dei pazienti di un ospedale ginecologico francese che Claire Simon coglie nei suoi momenti di fragilità, di devastante impatto emotivo.

Nel presentare al pubblico del Torino Film Festival il suo ultimo documentario (in anteprima al “Forum” della Berlinale 2023),  Simon  ha chiosato con due parole “Le mots, la chair”, la parola e la carne. Due semplici parole che racchiudono quello che è stato il destino del corpo con la riproduzione tecnica delle immagini: una separazione irrimediabile tra la rappresentazione e il suo irriducibile controcampo fattuale. Oggi, al tempo dell’utilizzo di immagini mediche così definite ed elaborate, della robotica nelle operazioni mediche, questa separazione si fa sempre più evidente.

Nel suo documentario vediamo operazioni all’apparato genitale femminile, fecondazione in vitro attraverso le sole immagini che vedono i medici, ma anche briefing dei medici che parlano dei pazienti, delle diagnosi, delle operazioni. Il montaggio replica lo sguardo medico trasformando il corpo femminile in immagine, la storia personale di un corpo in una costellazione di storie. Ed è proprio perché il corpo si è fatto mots che chiede una particolare cura. Di non essere trattato come un’immagine, ma come carne. Nell’unico stacco fuori dall’ospedale assistiamo a una protesta contro le violenze ostetriche e ginecologiche, tema delicato quanto invisibile. 

Ma è il corpo della donna a essere sempre stato invisibile. La sua conoscenza è infatti sempre stata oggetto di tabù, di superstizione, di stereotipo. Per quanto il farne oggetto di conoscenza medica possa comportare rischi nel rapporto paziente/medico, di certo comporta oggi anche vantaggi incredibili nel sapere scientifico e nel progresso tecnologico delle operazioni. A ogni racconto dei pazienti si associa una dettagliata spiegazione scientifica da parte dei medici che ci tengono spesso a sottolineare gli effetti di ogni malattia o operazione sulla propria vita, il proprio desiderio.

Il “nostro corpo” inizia e finisce con un corpo, quello della regista Claire Simon. Un corpo che per la maggior parte del film si tiene in ascolto, interessato più a incontrare altri corpi che a dare opinioni su cosa è o come bisogna trattare un corpo. Ma un corpo a un certo punto costretto suo malgrado a un inatteso e tragico protagonismo quando assistiamo alla diagnosi di un tumore al suo seno.

È uno dei tanti momenti decisivi per la vita di un corpo che il documentario mostra, come quando vediamo l’ingerimento di una pillola abortiva, un parto cesareo o l’annuncio a una donna anziana che non potrà più proseguire la chemioterapia. Momenti troppo reali in cui la prossimità della macchina da presa si pone come una carezza a lenire l’eccesso di patimento di un corpo, il proprio, l’unico che ci è dato di avere.


Notre CorpsRegia, sceneggiatura e fotografia: Claire Simon; montaggio: Luc Forveille; produzione: Kristina Larsen per Madison Films, France 2 Cinéma; origine: Francia, 2023; durata: 168 minuti.

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