Dream Horse

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Un battito. Il rumore incalzante di duri zoccoli equini sul selciato e i titoli di testa sullo sfondo. Dream Horse – diretto dal gallese Euros Lyn (Doctor Who) – c’introduce così nella vicenda di una donna e del suo cavallo da sogno. Siamo in Galles, Jan Vokes vive col marito in un paese di campagna e ama, smodatamente, gli animali. In una casa somigliante a una piccola fattoria, gode della compagnia di un cane e di alcune anatre che starnazzano in salotto, in totale libertà. La sua vita è scandita, ormai, da una delineata routine quotidiana: Jan si divide tra il lavoro di cassiera al supermercato e quello di barista in un pub e, pur non dovendosi preoccupare dei figli grandi che vivono all’estero, deve, invece, prendersi cura dei genitori anziani e cagionevoli. Nulla le regala più particolare entusiasmo, almeno fino all’incontro casuale con un uomo facoltoso, che riaccende in lei la passione – mai coltivata appieno – per i cavalli da corsa.

Basato su una storia vera, avvenuta all’inizio degli anni 2000, Dream Horse è il racconto di un’avventura dai risvolti sorprendenti, firmato dall’esordiente in una sceneggiatura cinematografica, Neil McKay (Appropriate Adult). Il sogno di una donna che parte da zero e diventa l’obiettivo di un intero gruppo di persone: fondare un’associazione e investire, economicamente, nell’allevamento di un puledro in grado di competere nelle gare ippiche più importanti della nazione. Nato dall’accoppiamento di due esemplari di razza e battezzato – non a caso – Dream Alliance, il purosangue inglese diventa simbolo di risveglio e ritrovato entusiasmo nell’esistenza della protagonista e di tutti coloro che si lasciano trascinare nella sua sentitissima impresa.

Step by step, il progetto – apparentemente, irrealizzabile – si fa, man mano, sempre più concreto e l’audacia di Jan e del suo team viene premiata. L’alchimia tra il cavallo e la protagonista – che lo considera una sua creatura, quasi come un altro figlio – è talmente forte e tangibile che basta uno scambio di sguardi a far scattare nell’animale una carica ipnotica o, addirittura, telepatica che lo porta a stracciare gli avversari sul campo; nonostante non sia, poi, lei a cavalcarlo. Lyn dimostra una certa sensibilità nel mostrarci tale intimità, trasmettendola allo spettatore in modo credibile e veritiero. Le sue capacità dietro la macchina da presa vengono a galla, soprattutto, nelle sequenze delle corse negli ippodromi – rese in modo appassionante e tensivo. Ed è in questi scene che il film decolla e cresce maggiormente in ritmo, catarsi ed emozione; grazie al montaggio serrato di Jamie Pearson (King Arthur), alla fotografia di Erik Wilson (Paddington 2) – dedita ai bucolici paesaggi – e alla colonna sonora, ben orchestrata e molto presente, di Benjamin Woodgates (Spider-Man: Un Nuovo Universo) – anch’esso debuttante in un lungometraggio per il grande schermo.

Tra le carte vincenti di Dream Horse, c’è anche la buona e trascinante performance di Toni Collette (About a Boy – Un Ragazzo). L’attrice australiana – candidata a un Oscar per Il Sesto Senso – è reduce da due ruoli alquanto cupi e impegnativi – protagonista assoluta in Hereditary – Le Radici del Male e supporter in Sto Pensando di Finirla Qui – e non c’è da stupirsi che abbia scelto, stavolta, un personaggio più leggero; ma, comunque, dotato di spessore e personalità. Ciò che emerge nella sua corsa per la vittoria, è un forte patriottismo – espletato attraverso canti nazional-popolari – e, in maniera più significativa, un grande senso di comunità – reso in modo non banale, per mezzo di modus vivendi quali “L’unione fa la forza” e “La felicità è vera solo se condivisa”. A far parte dell’associazione, sono, difatti, persone comuni o di ceto medio e l’unico benestante della combriccola – a far da contraltare prima e ad abbattere la differenza di classe, poi – è il personaggio interpretato da Damian Lewis (Il Traditore Tipo): un uomo che lascia il ben pagato lavoro d’ufficio per unirsi all’alleanza con cui condivide, da sempre, lo stesso ardente interesse. Ogni membro del club è ben caratterizzato e ognuno di loro ha bisogno di lanciarsi in una nuova sfida; a partire dall’anziana signora che non ha altra gioia a parte il cioccolato e sogna d’incontrare la conduttrice del programma sportivo che trasmette le gare in tv.

Dream Horse è un film più che godibile e, al di là dell’apparenza tutta buoni sentimenti, dimostra una maggiore accuratezza e profondità rispetto ad altre pellicole similari; oltre ad essere permeato da un sincero e coinvolgente ottimismo. Dream Alliance è la prova di un sogno che si realizza e del bisogno umano di credere in qualcosa; uno scopo in grado di far risvegliare la mattina con un battito d’entusiasmo – il rumore accelerato di zoccoli equini alla stessa intensità del cuore che torna a pulsare. Proprio come Jan non si arrende nemmeno quando la sconfitta appare incombente, la sua cavalcata c’insegna a non mollare mai la presa ed, anzi, ad accentuarne la stretta; ancor più nel momento critico di una possibile caduta. E in quel preciso istante può scattare qualcosa – un’alchimia, un paio di occhi femminili che incrociano quelli di un essere speciale – e il battito risuona di nuovo.

Dal 1 luglio 2021 nelle sale 


Dream Horse  – Regia: Euros Lyn; sceneggiatura: Neil McKay; fotografia: Erik Wilson; montaggio: Jamie Pearson; musica: Benjamin Woodgates; interpreti: Toni Collette, Damian Lewis, Owen Teale, Joanna Page, Karl Johnson, Steffan Rhodri, Anthony O’Donnell, Nicholas Farrell, Siân Phillips; produzione: Ffilm Cymru Wales, Film4, Ingenious Media, Popara Films, RAW; distribuzione: Lucky Red; origine: UK, 2020; durata: 113’; webinfo: https://bleeckerstreetmedia.com/dream-horse

 

 

 

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