Pantafa, horror nostrano diretto da Emanuele Scaringi, al suo secondo lungometraggio dopo il riuscito La profezia dell’armadillo (2018) mescola sapientemente naturalismo e terrore traendo ispirazione da una antica e inquietante leggenda abruzzese che parla la lingua misteriosa e semisconosciuta del folclore e della tradizione. La spettrale leggenda fulcro del film di Scaringi affonda le sue radici nel mito della Pantafa, che ha le sembianze mostruose di una vecchia strega, un incubo nero che terrorizza le notti e il sonno dei poveri malcapitati impedendogli di respirare. In questo caso il terribile incubo prende di mira una bambina
Marta (Kasia Smutniak), preoccupata per le strane allucinazioni che colpiscono la figlia Nina, decide di portarla a vivere in montagna, per respirare un’aria fresca e rigenerante, almeno nelle intenzioni. Le due donne prendono in affitto una vecchia casa malridotta nella cittadina di Malanotte -mai nome fu più azzeccato-e la situazione clinica di Nina, purtroppo, invece di mostrare leggeri miglioramenti, continua a peggiorare: la bambina inizia a soffrire di paralisi ipnagogiche che diventano incubi: durante la paresi notturna alla piccola appare una terribile figura che cerca di succhiarle via l’anima.
“La figura di Pantafa, come il ballo della Pupazza, esistono davvero in Abruzzo, fanno parte della tradizione agricola popolare di cui parlano anche i libri di Ernesto De Martino”
La leggenda popolare diventa in questo film di Scaringi, quindi, lo strumento per esorcizzare le paure profonde dell’essere umano e viene rivestita da un’atmosfera inquietante e terrificante che si delinea come una storia costruita al femminile: la piccola Nina soffre di disturbi del sonno che le causano allucinazioni; la mamma Marta, preoccupata, cerca ogni soluzione possibile per salvare la figlia e l’unico contatto per le due donne, nel nuovo straniante paesino di Malanotte sembra l’anziana vicina di casa, che aiuterà la piccola ospite poco gradita a fuggire dagli incubi notturni e la preparerà a contrastare la nota Pantafa.
D’altra parte nelle leggende popolari e nelle fiabe, frutto di un sapere stratificato che esprime la tradizione di un popolo, vengono proiettati gli archetipi dell’inconscio e delle paure collettive. Come nelle fiabe, anche nel sogno- o nell’incubo, come in questo caso- gli archetipi assumono forma e si manifestano in immagini che rappresentano timori, paure, limiti, incubi (non a caso Jung affermò che le fiabe permettono di approfondire l’anatomia della psiche)
È la dimensione psicologica che si coglie oltre l’intreccio che dà sostanza alla storia.
L’intreccio è infatti semplice ed essenziale e contiene elementi facilmente riconducibili al filone horror degli ultimi decenni: un posto poco accogliente che sa di maledetto, l’isolamento delle due protagoniste, il silenzio e il mistero che sembra avvolgere gli abitanti dello sperduto Malanotte.
Il senso profondo e l’originalità di Pantafa si ritrova invece nel filo narrativo sottile che si sviluppa approfondendo la psiche o meglio le zone d’ombra delle tre figure femminili di differente generazione: le tre donne, facce della stessa medaglia, si specchiano l’una con l’altra e rappresentano tre sfumature diverse dello stesso percorso intimo- psicologico che ha il non semplice obiettivo di affrontare i propri buchi neri che prendono la forma di demoni. Frutto di realtà o Allucinazioni? Spesso la verità si muove in una zona d’ombra, al limite tra fantasia e realtà in cui la paura gioca un ruolo di fondamentale importanza.
Le paure si affrontando attraversandole, passando attraverso il buio e l’oscurità. E l’ horror, soprattutto quando è intriso del giusto mistero, resta l’ abito più adatto per percorrere le zone d’ ombra della psiche umana.
E infatti in Pantafa, che risulta interessante e a suo modo originale, Scaringi gioca sulle paure non conosciute, quelle percepite ma nascoste e seppellite in un angolo della psiche umana.
“La Pantafa è una parte di noi, parla delle nostre bassezze più recondite. Quello che spaventa non è l’orrore mostrato ma il non visto, l’orrore che viene evocato. Quello che non si potrebbe raccontare. D’altronde le storie dell’orrore servono anche a questo, a trasformare, tramandare e liberarsi delle nostre paure e debolezze”.
Presentato al 40° Torino F.F. (Concorso CRAZIES) In sala dal 30 marzo 2023
Pantafa – Regia: Emanuele Scaringi; sceneggiatura: Tiziana Triana, Vanessa Picciarelli, Emanuele Scaringi; fotografia: Simone D’Onofriomontaggio: Gianluca Scarpa; musica: Stefano Ratchev, Mattia Carratello; interpreti: Kasia Smutniak, Greta Santi, Mario Sgueglia, Giuseppe Cederna, Betti Pedrazzi, Francesco Colella, Mauro Marino;produzione: Fandango, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Regione Lazio;origine: Italia, 2022; durata: 105’; distribuzione: Fandango Distribuzione