Adorazione di Fabrice du Welz

  • Voto

 

Quello fra il cinema e la follia è un rapporto di vecchia data, e anzi sostanzialmente psicologia e cinema sono nati nello stesso momento, una con lo scopo di far guardare dentro di sé, l’altro, il cinema, con l’intento di riuscire a farci guardare verso l’esterno, verso l’altro.

Un gioco di sguardi, dentro e fuori, e in fondo una reale incapacità di guardare, che sono raccontate anche in questo film presentato a Locarno un paio di anni fa, nel 2019, e diretto da Fabrice Du Welz, Adorazione, terzo capitolo della trilogia sull’amour fou, che, prima di questo, comprendeva Calvaire, del 2004, e Alleluia, del 2014.

Un film, ed una trilogia, sull’ossessione amorosa, che questa volta vede come protagonista il dodicenne Paul (interpretato da Thomas Gioria, che già era stato protagonista de L’Affido di Xavier Legrand, 2017), qui nei panni di un ragazzetto figlio di una operatrice di un ospedale psichiatrico. Paul non ha mai conosciuto suo padre (“so solo che ha una moto”), gli piace giocare a fare l’ornitologo, tentare cioè di salvare gli uccelli feriti e capire il significato del loro pigolare, e sempre abituato a giocare da solo, fino a quando non incontra Gloria, splendida adolescente interpretata da Fantine Harduine (la piccola Eve di Happy End di Michael Haneke, 2017).

Fantine Harduine

Gloria, nella clinica psichiatrica, è una paziente non poco irrequieta, con degli occhi enormi ma uno sguardo sostanzialmente vuoto, e che in Paul trova finalmente qualcuno che le crede e che, inaspettatamente, la riesce a far scappare dalla clinica, portandola in un viaggio improbabile verso la Bretagna, “il rifugio della pace”, dove vive un fantomatico nonno che sarà in grado di accudirla e di farla sentire di nuovo in armonia con il mondo e con le stelle. Le stelle che tutto sanno, che vedono tutto, e che le parlano.

Inizia così il viaggio che dovrebbe essere un percorso di formazione e di crescita, un passaggio dall’infanzia all’adolescenza, ma un viaggio dove quello che cresce veramente è solo la follia della ragazza, ossessionata dalle persone che le vogliono del male, dalle galline che vogliono ucciderla, dagli adulti dei quali ha terrore.

Una follia che viene alla luce affianco alle incertezze di Paul, che mano a mano si rende conto dei problemi della ragazza ma che non riesce a scuotersi. E nemmeno la paura, la malinconia o la voglia di tornare dalla madre riusciranno a muoverlo, perché la follia di chi ci sta vicino rende folli anche noi, e la capacità di discernere il bene dal male, di capire quello che dovremmo fare, segue percorsi che la razionalità non sa spiegare.

Una storia di amore tra adolescenti, quindi, che in alcuni momenti ci ricorda gli adolescenti raccontati molti anni fa nel 1994 da Olivier Assayas, autore di un film fa su un’altra ragazza schizofrenica, l’allora quasi esordiente Virginie Ledoyen protagonista de L’eau froide dove però era la stessa follia della ragazza a dare una via di uscita e una salvezza al ragazzino innamorato.

In Adorazione non c’è, invece, salvezza e soluzione per nessuno, né per i due giovani innamorati né per le persone magnifiche che i due incontrano nel loro perenne errare per i boschi.

E non c’è salvezza perché guardare, delle volte, non basta per riuscire a farci emergere dalla nostra follia.

In sala dal 19 maggio


Adorazione (Adoration) – Regia: Fabrice du Welz;  sceneggiatura: Fabrice du Welz, Vincent Tavier, Romain Protat; Fotografia: Manuel Dacosse; Montaggio: Anne-Laure Guégan; musica: Vincent Cahay; interpreti: Thomas Gioria, Fantine Harduin, Benoît Poelvoorde, Anaël Snoek, Gwendolyn Gourvenec, Peter Van den Begin, Charlotte Vandermeersch, Laurent Lucas, Martha Canga Antonio, Sandor Funtek, Pierre Brichese, Pierre Nisse; produzione: Manuel Chiche, Violaine Barbaroux, Vincent Tavier per Panic, The Jokers e Savage Film; origine: Belgio/Francia, 2019; durata: 98′ ; distribuzione: Wanted Cinema.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *