Alice, Darling di Mary Nighy

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Amore e relazioni tossiche, come riconoscerle e come uscirne. Il film di debutto di Mary Nighy (regista di cortometraggi, vista anche come attrice nei panni della Principessa Lamballe in Marie Antoniette di Sofia Coppola) guarda ai pericoli del condizionamento psicologico all’interno della dinamica di coppia, di cui si può essere vittime senza neppure rendersi conto. 

Dopo Mia di Ivano De Matteo, che analizzava la stessa tematica ma vedeva come protagonista una ragazza adolescente, qui abbiamo a che fare con una persona adulta: Alice, interpretata da Anna Kendrick, trascorre qualche giorno in una baita assieme alle sue due migliori amiche, per celebrare il compleanno di una delle due. Durante la vacanza, emergono i tratti disfunzionali della sua relazione con Simon (Charlie Carrick), dapprima tenuti nascosi alle amiche, e poi confessati.  

Il ragazzo in questione, infatti, è praticamente un compendio di tutti gli aspetti dell’amore patologico: possessivo, ossessionato, tende a svilire tutto ciò che Alice fa nella sua individualità, le dice che non ha bisogno delle sue amiche, le scrive messaggi compulsivamente, le sussurra che solo lui la capisce, la rimprovera, la insulta, la fa sentire in colpa. Fa, insomma, tutto il necessario per annientare Alice psicologicamente, così da poterla tenere legata a sé. Le amiche, una volta compresa la situazione, cercano di aiutarla e di favorire un naturale allontanamento dal ragazzo. Il cellulare di Alice viene così preso in custodia dalle due. Non vedendo più risposta ai suoi messaggi però, Simon pensa bene di ricorrere ad una soluzione più drastica. 

Al netto dei difetti, Alice, Darling è sicuramente uno di quei film in cui la regista tiene particolarmente a quello che racconta, è partecipe ed è evidente che ha prestato molta attenzione alle scene in cui si rappresentata la dinamica relazionale. Il punto di vista, confuso ed ambiguo, della ragazza, il suo senso di impotenza, che sfocia nell’autolesionismo, sono tutti elementi che vengono a galla senza forzature e con grande realismo.  

Alice parla poco, attraverso i suoi atteggiamenti intuiamo che cela una notevole sofferenza interiore, la vera sfida (vinta) del film è consistita nel trovare la chiave per esternalizzarla.  

Come spiega la regista stessa, uno dei punti focali della ricerca è stato proprio questo: “Quali tecniche puoi usare con il suono o con l’immagine per tirare fuori qualcuno che è nella morsa di qualcosa che è veramente paralizzante? Come lo rendi visibile a un pubblico? 

Le scene più riuscite riescono bene a suggerire il tormento, senza doverlo illustrare nei dettagli: il disperato tentativo di riaffermare la propria identità durante un rapporto sessuale con Simon, gli sbalzi d’umore, l’aggressività nei confronti delle amiche, assieme ai piccoli episodi di autolesionismo, fanno di Alice una persona reale. 

Gran parte del film è costruito tramite situazioni che coinvolgono le tre donne. Vengono abbozzati elementi caratteriali di ognuna attraverso dialoghi in apparenza insignificanti, la conversazione risulta sempre naturale e l’affiatamento tra le tre attrici è evidente. 

Altrettanto insignificanti, ahimè, sono anche diversi momenti della seconda parte del film. Fino a che c’è la paura, la disperazione e l’inquietudine, tutto fila liscio, ma quando si tratta di illustrare il lato spensierato, quello “sano” del rapporto con le amiche, il film scivola nel patetico, elegiaco, irreale e macchiettistico. Scene girate con il pilota automatico e spunti piuttosto banali: le tre festeggiano, bevono, brindano, cantano. Dettagli sulle mani che ondeggiano. Tutto mandato al rallentatore e accompagnato da musica suadente. Si ha l’impressione di una celebrazione dell’amicizia stucchevole ed insincera. In nessuna di queste scene si sente un particolare estro creativo, né un tentativo di cercare uno stile proprio. Si rileva, piuttosto, una tendenza ad affidarsi a convenzioni visive poco originali. 

Risolviamo questo squilibrio di risultati affidando l’ultima parola all’interpretazione di Charlie Carrick, azzeccatissima scelta di casting (a cura di Alice Searby). Un attore capace di infondere nello spettatore un sentimento di protezione e di terrore allo stesso tempo. La sensazione che Simon, il suo personaggio, sia sempre in agguato, anche quando è lontano, permea tutto il film e gli regala la tensione necessaria a tenere alto l’interesse. 

In sala dal 4 maggio 2023


Alice, Darling- Regia– Mary Nighy, sceneggiatura: Alanna Francis; fotografia: Mike McLaughlin; montaggio: Gareth C.Scales; musica: Owen Pallett; cast: Anna Kendrick, Kaniehtiio Horn, Charlie Carrick, Wunmi Mosaku; produzione: Babe Nation Films, Elevation Pictures; durata: 89 minuti; origine: Stati Uniti, Canada; distribuzione: Notorious Pictures 

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