Backstage di Afef Ben Mahmoud e Khalil Benkirane (Giornate – Concorso)

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Mi manca la tua anima

Mischiare due arti è sempre un rischio, perché l’una tende a mangiarsi l’altra o acquisirne invece il linguaggio e restituirlo depotenziato. Non è così per Backstage, o meglio, lo è in parte per Backstage, nel quale la danza si ritaglia momenti di poetica funzionali al cinema e coloro che la danzano, quando smettono di danzare e camminano l’andatura dei mortali, perdono grazia e si smarriscono nel caos dei loro legami, presenti intrecciati o mozzati. Ne esce un film sonnecchiante, che nel buio della foresta perde i suoi personaggi e pure se stesso, ritrovandosi a tratti nella buonissima fotografia che lo caratterizza.

Heidi mi ha fatto cadere

Dice Aida (Afef Ben Mahmoud), dopo che il compagno ha mancato di proposito la presa e l’ha fatta cadere sul piede debole. Tra Heidi (Sidi Larbi Cherkaoui) e lei c’è un trascorso e l’incidente non è quindi isolato, e comunque Aida è riuscita a terminare lo spettacolo, ora c’è però bisogno di un dottore, prima che la compagnia “Senza Frontiere” prosegua il tour in Marocco. I danzatori saltano allora sull’autobus,  ma una scimmia fa uscire di strada il mezzo: due ruote bucate, una sola di scorta a disposizione. L’autista sparisce nel folto, diretto al villaggio. La compagnia non vuole stare con le mani in mano, e s’inoltra nella foresta, tra ombre e mostri interni.

Con una buonissima fotografia, che tocca il dettaglio e vira su tonalità per rappresentare l’animo dei protagonisti, il film dei registi Afef Ben Mahmoud e Khalil Benkirane è un lavoro che ha dei momenti di grande efficacia e altri in cui si perde drasticamente nel vacuo. Belli e insistiti i tempi di danza, nei quali le vere anime dei personaggi vengono messe in gioco in modo armonico, tra un passo e una contorsione di corpo e uno slancio, meno funzionanti invece i tempi di confronto e i dialoghi che spesso giungono senza slancio e isolati, tant’è che lo spettatore non riesce mai a immergersi nella storia né a vivere le relazioni per il tempo necessario a esserne toccato emotivamente. I personaggi sono ben caratterizzati, con costumi e interpretazioni ognuno di loro assume un carattere definito e interessante, ciò che manca è ancora il collante, la chimica che li lega e allontana l’uno dall’altro.

Tu pensi solo al sesso.

Non ti è mai dispiaciuto.

In Concorso alle “Giornate degli Autori”, Backstage è un film parzialmente riuscito. Alternando momenti efficaci ad altri meno realizzati, con gli amori che rivelano e gli incubi che si presentano sotto forma di scimmia, il cuore pulsante di una compagnia batte forte e chiaro tra tradimenti e unioni, ma bisogna sempre ricordare che mischiare due arti non è sempre un compito facile, soprattutto se le due non si plasmano l’una sull’altra, ma soltanto convivono appaiate. E laddove una eccelle, l’altra invece latita. Il cinema è conflitto, e qui non si sentono esplosioni, solo sussurri mascherati dal buio.


Backstageregia: Afef Ben Mahmoud, Khalil Benkirane; sceneggiatura: Afef Ben Mahmoud; fotografia: Benjamin Rufi; montaggio: Rawchen Mizouri, Skander Ben Ammar, Afef Ben Mahmoud; musica: Steve Shehan; suono: Aymen Labidi; scenografia: Fatma Madani, Redouane Nasserdine; costumi: Nezha Dakil, Salima Abdel-Wahab; interpreti: Sondos Belhassen, Afef Ben Mahmoud, Saleh Bakri, Sidi Larbi Cherkaoui, Sofiane Ouissi, Hajiba Fahmy, Ali Thabet, Abdallah Badis, Salima Abdel-Wahab, Nassim Baddag; origine: Marocco, Tunisia, 2023; durata: 102’; produzione: Lycia Productions, Mesanges Films; co-produzioni: IOTA Production, Les films de l’Altaï, DUOfilm, Metafora Production, Film Clinic.

 

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