Biografilm Festival (Bologna 9-19 giugno): Conoscere per essere liberi. Le biblioteche e la città di Francesca Zerbetto e Dario Zanasi (Eventi Speciali)

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 “Questi libri antichi sono stati creati per essere utilizzati, queste pagine sono state fatte con carta di stracci, questo oggetto è stato concepito per durare nel tempo. I libri di oggi, tra duecento anni, saranno polverizzati, ma questo sarà ancora qui. Qualche tempo fa si credeva che le enciclopedie sarebbero state tutte contenute nei CD-ROM, ma oggi quegli oggetti non esistono più”. Maurizio Avanzolini, bibliotecario dell’Archiginnasio, ci regala riflessioni come queste, in cui si palesa l’ennesimo bluff nella promessa di evoluzione dei supporti mediatici. Ed il libro, ancora una volta, si prende la sua rivincita, reclamando il suo ruolo di fondamentale preservatore del sapere, della storia e della cultura.  

Quella di fare un documentario sul Polo bibliotecario di Bologna, è un’operazione complessa e costellata di incognite. Le possibili traiettorie sono innumerevoli, come anche i rischi e le problematiche di una scelta rispetto ad un’altra. Cosa mostrare, come poter trasmettere il fermento intellettuale e vitale che si respira in un luogo silenzioso ed adibito alla lettura, come utilizzare, a livello visivo e narrativo, il libro, oggetto principe di tali luoghi ma anche così imperscrutabile e privo di vitalità filmica? 

La strada che Francesca Zerbetto e Dario Zanasi, hanno scelto, è chiara: il racconto, le testimonianze, le persone. Il riferimento principale è il documentario di Friedrick Wisemann, Ex Libris, da cui vengono presi vari spunti, come la scelta di filmare le riunioni settimanali dello staff, che ci permette di osservare da vicino la macchina organizzativa, oppure spezzoni di varie attività di laboratorio svolte all’interno della biblioteca. 

Per raccontare le identità delle varie biblioteche si utilizzano prevalentemente testimonianze ed esperienze. Da parte di chi ci lavora, di chi le frequenta, di chi cerca di re-immaginarle. Già, perché, tra gli spunti di riflessione più interessanti c’è proprio la messa in discussione e la riformulazione dello spazio “per me è sempre stato un luogo di incontro”, come dice Fabio Fornasari, architetto che si è occupato di riscrivere lo spazio di Salaborsa Lab di Vicolo Bolognetti, dedicato a laboratori e percorsi multidisciplinari su ricerca e sperimentazione nel campo della lettura, attraverso l’utilizzo di molteplici linguaggi volti a dare una ridefinizione del concetto di fruitore. 

Il documentario apre, e non potrebbe essere diversamente, con la mitica SalaBorsa, che ogni giorno si popola di centinaia di individualità diverse e ospita conferenze, eventi, laboratori. Come un mercato silenzioso, si respira un fermento multiculturale tutto particolare, vediamo Annie Ernaux e Zerocalcare presentare le loro opere e firmare autografi, osserviamo il rito di chi viene a consultare i quotidiani internazionali, ci addentriamo negli spazi e negli interni sviluppati con una forte idea di modernità. 

Si passa poi, con un efficace contrasto, alla biblioteca che più di ogni altra incute timore reverenziale con la sua solennità e la sua storia, stiamo parlando dell’Archiginnasio, uno degli edifici più importanti di Bologna, un luogo che in precedenza fu la prima sede dell’Università. Con uno spirito volto più alla conservazione ed al restauro, veniamo guidati dalle riflessioni di Carlo Ginzburg, riguardo la natura della ricerca, ed all’importanza che quest’ultima venga effettuata seguendo modalità che prevedono l’esperienza fisica dell’oggetto “libro”. 

Dopo queste due istituzioni cardine, si passa ad esplorare realtà più piccole e specializzate, come la biblioteca del quartiere Pilastro, la biblioteca Spina, la biblioteca delle Donne, la Amilcar Cabral. Qui cambia anche il focus del documentario: queste piccole realtà, infatti, possono cogliere meglio i mutamenti culturali, e il ruolo sociale che rivestono è di primaria importanza. “Poi al libro ci si arriva”, dice la responsabile della Biblioteca Spina, spiegando che, paradossalmente, oggi il ruolo della biblioteca è ancora più importante, in quanto, sempre più, si fa carico di rappresentare luogo di attività, socializzazione, incontro, e stimolo degli adolescenti.

Una seconda parte, dicevamo, che si concentra più sull’individuo, che non parla più direttamente della biblioteca, o a nome di quest’ultima, ma delle esperienze rese possibili grazie alle attività della biblioteca. Sulla carta un’ottima idea di sviluppo, ma funziona meno, la reiterazione descrittiva di certi concetti sfocia nel pedagogico, e gli ultimi venti minuti si guardano con una certa insofferenza. Si percepisce la perdita di un forte filo conduttore, unito ad un problema nell’organizzazione e nell’ordine con cui il materiale visivo, e le storie dei personaggi, vengono presentati. I brani scelti per commentare le immagini risultano leggermente generici ed invadenti, con risultati alterni (l’immarcescibile Waltz No. 2 di Dmitri Shostakovich, buono come apertura, presenta tutt’altro sapore quando si ripropone come chiusura). 

Nel complesso il documentario si salva, rimane una piacevole esperienza, e rivendica la necessità di ricordare come, in un’epoca dove il centro commerciale è diventato l’unico possibile spazio di aggregazione, la biblioteca sia un porto franco che racchiude idee sociali un tempo appartenute a realtà in via d’estinzione: parrocchie, centri sociali, gli stessi doposcuola. Le discussioni teoriche, i laboratori, le attività svolte all’interno della realtà delle biblioteche, riflettono in pieno la vitalità, e la necessità, di queste realtà. 

Lunedì 19 giugno 2023, ore 21:30,  Cinema Arlecchino BOLOGNA (saranno presenti i registi e il produttore Paolo Marzoni).


Conoscere per essere liberi. Le biblioteche e la città  – Regia e sceneggiatura: Francesca Zerbetto e Dario Zanasi; fotografia: Salvo Lucchese; montaggio: Clara Pellizzi, Paolo Marzoni,  suono: Diego Schiavo; produzione: MAXMAN COOP; durata: 90 minuti; origine: Italia 

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