Festa di Roma: Catene di Anna Coccoli, Matteo Giampetruzzi, Lorenzo Nuccio, Flavio Santandrea, Lorenzo Vitrone (Alice nella città – Panorama Italia. Proiezioni speciali)

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Le Catene di cui si parla in queste cinque storie, legate tra di loro dalla notizia della scomparsa di una bambina, sono invisibili eppure resistenti e ingombranti. Si tratta sempre di legami interiori e nodi emotivi indissolubili tra persone, impossibili da sciogliere, eppure pesanti da affrontare e risolvere. Catene, il film diretto da Anna Coccoli, Matteo Giampetruzzi, Lorenzo Nuccio, Flavio Santandrea e Lorenzo Vitrone e prodotto dalla Scuola d’arte cinematografica Gian Maria Volontè racconta di cinque differenti episodi drammatici che si incrociano al laghetto dell’Eur di Roma, location che ricorre, mostrando luoghi diversi della zona, in ogni storia.

I personaggi di questo film tentano disperatamente di sopravvivere al loro dolore, e cercano, nonostante tutto, il loro piccolo posto nel mondo. Sono drammatici, inconsolabili, e in ogni caso, dominati da un forte senso di inguaribile malinconia.

Giacomo è un allenatore di calcio stanco che si dedica con costanza al figlio affetto da autismo. Il mondo di Giacomo diventa il suo: c’è poco spazio per la leggerezza, per il divertimento o per la possibilità di coltivare uno spazio personale. Jacopo e Luana, una coppia di tossicodipendenti, tentano di supportarsi a vicenda ma la loro dipendenza non solo affettiva, rischia, inevitabilmente, di compromettere il loro rapporto. Agata, l’episodio forse più drammatico, si trova ad affrontare la stessa malattia di sua madre (scomparsa) e deve superare da sola i nodi mai sciolti di un rapporto intimo e complicato.

C’è anche un filo di speranza ogni tanto, quella che lega, ad esempio Carlotta e Francesco, due solitudini ai margini del contesto sociale, che sembrano ritrovarsi, per similitudini di vita ed esperienze comuni. Parlano tra di loro, inventano “vite” diverse, sognano assieme, in un certo senso.

L’ultima protagonista, Marta, affronta il lutto della perdita della sorella, e l’episodio sembra chiudere il cerchio , ma le catene restano e non consentono, in alcuni casi, di andare avanti.

Il sentimento dominante, che lega tutti i protagonisti di queste storie (spesso giovani) è la tristezza profonda e un senso di sconfitta nei confronti di una vita apparentemente ingiusta con loro e poco generosa. Il senso della prospettiva futura è limitato e c’è poco spazio per i sogni, da coltivare solo ed esclusivamente nell’intimità.

Lo sviluppo narrativo di Catene non è sempre fluido e omogeneo, ma comunica in modo diretto e a volte, forse, troppo spontaneo, l’urgenza di affrontare i nodi emotivi di alcune vite al limite della disperazione. Ogni protagonista è chiuso nel suo universo di tristezza e apparentemente, ha poca probabilità di liberarsi dal labirinto emotivo in cui si trova.

Sono tutte storie difficili, contorte, senza apparente possibilità di evadere. Ma ognuno di loro, in fondo, trova la sua via di fuga, sempre.


Catene  – Regia: Anna Coccoli, Matteo Giampetruzzi, Lorenzo Nuccio, Flavio Santandrea, Lorenzo Vitrone; Sceneggiatura: Chiara Benedetti, Enrico Butelli, Giacomo Carraro, Elena D’Ugo, John Alex Siciliani, Francesca Zonta; Fotografia: Giuliano Cipollone, Giovanni Cosmo, Filippo Loccioni, Giulia Reggio; Montaggio: Graziano Molinari; interpreti: Layla Maiolatesi, Cristina Pellegrino, Davide Iachini, Marco Marzocca, Maria Chiara Orti, Davide Valle, Francesca Carrain, Fabio Rizzuto; produzione: Scuola d’arte cinematografica Gian Maria Volontè; Paese: Italia; Durata: 93 min; Distribuzione: Scuola d’arte cinematografica Gian Maria Volontè.

 

 

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