Volendo, potremmo definire Luciana un’aspirante Wanna Marchi. L’astrologa napoletana, protagonista di questo lavoro di Péter Kerekes (107 Mothers), infatti, commissiona viaggi in capo al mondo come atto psicomagico. Luciana però, non ci pare una truffatrice, certo, un po’ ciarlatana magari, ma pare evidente che crede in quello che fa e che vuole veramente aiutare il prossimo. Si presentano da lei personaggi con i problemi più disparati, e lei, in base a calcoli astrologici per i quali si fa aiutare da un computer, individua il luogo dove i nostri dovranno trovarsi nel giorno del loro prossimo compleanno. Funziona? Che importa, il significato dell’atto psicomagico sta nell’esperienza di rottura dalla quotidianità e dalla routine di problemi che si ripresentano sempre uguali, ma che scavano lentamente e, per qualcuno, sgretolano dall’interno certezze e speranze di un futuro migliore.
Persone che hanno cominciato ad accettare la rassegnazione e talvolta la disperazione come compagne di vita, si ritrovano dentro ad esistenze nelle quali non si riconoscono. Non hanno però rinunciato a credere che possa ancora esserci per loro, nonostante l’età avanzata di alcuni, qualcosa che potrà sorprenderli.
Abbiamo l’impresario di pompe funebri, ancora succube di una madre che lo umilia e lo critica. Segue una esilarante coppia di gemelle, di cui una vorrebbe che l’altra si innamorasse e rimanesse incinta, per potersi occupare del figlio in una sorta di maternità per procura. Se questi due personaggi si presentano in maniera ironica, più struggente invece è la storia dell’anziana signora intrappolata per anni da una madre opprimente che non le ha permesso di costruirsi un’esistenza. Nello sguardo di questa bellissima donna si scorge ancora una vibrante nota di un’infanzia perduta,
Il film, come si sarà capito, si regge sulle personalità dei “pazienti” della nostra astrologa e sui dialoghi che intrattiene con loro, ma li seguiamo anche mentre cercano maldestramente di mettere in atto i consigli dell’esperta. C’è chi, ad esempio, non potendo andare in Alaska come consigliato da Luciana, cerca di portare l’Alaska a casa propria, piantando una tenda, accendendo un condizionatore e posizionando bacinelle di ghiaccio a terra in cui immergere i piedi, con risultati a metà tra il grottesco e l’esilarante.
La messa in scena viene curata con attenzione. La musica dal piglio balcanico talvolta raddoppia la cifra farsesca in maniera non necessaria: certi momenti sarebbero risultati più riusciti se privati dell’accompagnamento musicale.
Nel finale, la stessa Luciana, in chiusura di un cerchio, si sottopone al metodo astrologico. Guidata dalla figlia, con la quale coltiva un rapporto bizzarro ed affettuoso, troverà anche lei il viaggio di cui aveva bisogno.
Si esce dalla sala piacevolmente sorpresi, e si continua a pensare a lungo ai personaggi di Wishing on a star, Kerekes ha confezionato un opera attenta anche alla forma ed alla messa in scena, facendo in modo, più volte, di tramutare le parole dei racconti in immagini, e talvolta preferendo queste ultime ai primi.
Consigliato
Wishing on a Star– Regia: Péter Kerekes; sceneggiatura: Erica Barbiani, Péter Kerekes; fotografia: Martin Kollar; montaggio: Marek Šulík; musiche: Lucia Chuťková; suono: Michal Gábor; con: Luciana de Leoni D’Asparedo, Valentina Angeli, Alessandra Fornasier, Barbara Lutman, Giovanni Rugo, Adriana Vangone, Giuliana Vangone – come se stessi; produzione: Videomante (Erica Barbiani, Lucia Candelpergher), Kerekesfilm (Péter Kerekes, Anna Mach Rumanová), Radio and Television of Slovakia (Roman Genský), Artcam Films (Vít Schmarc), Mischief Films (Ralph Wieser), Restart (Vanja Jambrović, Tibor Keser), Volos Films (Stefano Centini); origine: Italia/Slovacchia/Repubblica Ceca/Austria/Croazia; durata: 99 minuti.