Gold di Anthony Hayes

  • Voto
3.5

Anthony Hayes dirige un film, Gold, apparentemente piccolo, che deve essere in realtà costato molto in termini di fatica a tutta la troupe, in particolare a lui, regista e coprotagonista. E anche al protagonista Zac Efron, la cui interpretazione è eccellente, non perché sia facile spingersi oltre in un ruolo di sopravvivenza, ma perché è credibile sempre, come vagabondo perdente e romantico e poi come testardo e illuso custode di una ricchezza che lo dannerà.

In scena ci sono solo loro due e il deserto. E una gigante pepita d’oro, per cui un viaggio verso il confine si trasforma in un incubo. L’avidità acceca i due vagabondi viaggiatori e l’aridità del paesaggio, fotografato splendidamente, è misura dell’aridità dei due, compagni loro malgrado. Ecco che il film, ambientato in un futuro non troppo lontano, non racconta una storia di strenua sopravvivenza ma una tragedia in cui l’oro del titolo fa degenerare una potenziale amicizia o complicità in una meschina e violenta guerra tra poveri.

L’uomo 1, Zac Efron, rimane a proteggere la pepita d’oro, mentre l’uomo 2, Anthony Hayes, torna indietro per recuperare un escavatore capace di estrarre la pepita, che li renderà ricchi, sebbene non abbiano nemmeno un nome.

Serpenti, scorpioni, cani affamati, sole impietoso e poca acqua rendono la sfida del primo uomo un incubo, al quale riesce a resistere per l’attaccamento all’oro e alla sua promessa di felicità. Dovrà affrontare anche un personaggio misterioso e invadente, forse irreale, frutto di allucinazioni. Ma resisterà a tutto, fino all’impossibile, pur di non abbandonare il suo tesoro; perderà la sua umanità e si renderà capace di tutto per difenderlo, ma forse la spirale infernale non avrà la fine agognata. Avidità, tradimento, ira, nel deserto dell’anima descritto dal regista e così ben sostenuto dal protagonista, non c’è spazio per altri più nobili sentimenti. Non si combatte per sopravvivere o, magari, per vivere con dignità, si combatte e si uccide per sopraffare gli altri, si è homo homini lupus.

Il film è girato molto bene; anche se in scena c’è quasi sempre solo Zac Efron, il ritmo è buono e insieme ad esso cresce l’angoscia dello spettatore nel tentativo di comprendere fino a che punto può spingersi l’uomo posseduto dall’avidità e dall’illusione di una falsa libertà. Per questo Gold ci sembra un ottimo film, formalmente, tecnicamente, e moralmente, e il titolo stesso è la migliore sinossi che si possa pensare: l’oro è pesante ma non rende ricchi, anzi, condanna e danna l’anima.

I film di sopravvivenza esaltano spesso la forza di volontà, lo spirito indomito di uomini guidati da valori giusti, qui invece siamo alla deriva della moralità umana; un paesaggio desertico postatomico, animali randagi e pericolosi, uomini privi di speranza. Con l’idea, che può essere condivisibile o almeno profetica, che tutto avvenga in un futuro non troppo lontano e in un luogo altrettanto vicino.

In sala dal 30 giugno


Gold  – Regia: Anthony Hayes; sceneggiatura:  Anthony Hayes, Polly Smyt; montaggio: Sean Lahiff; fotografia:Ross Giardina; musica:  Antony  Partos; interpreti: Zac Efron, Anthony Hayes, Susie Porter; produzione: South Australian Film Corporation;  origine: Australia 2022; durata: 97’; distribuzione: Madman Enterteiment.

 

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