Narvik di Erik Skjoldbjaerg

  • Voto
3.5

All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, la Norvegia decise di dichiararsi neutrale, mentre la Svezia forniva l’85% del ferro utilizzato dall’industria bellica tedesca. Il materiale veniva trasportato in treno oltre il confine e imbarcato a Narvik, in terra norvegese. Gli alleati volevano impedire il trasporto e per questo la neutralità della Norvegia fu violata, stretta come fu tra l’attacco della Germania, risoluta nell’ottenere il ferro necessario al suo esercito, e la difesa degli Inglesi, pronti a proteggere la Norvegia e il suo carico. In questo contesto si svolge Narvik, il film Netflix diretto da Erik Skjoldbjaerg, già regista di Insomnia (1997), di cui poi Christopher Nolan ha fatto il celebre remake con Al Pacino e con il compianto Robin Williams nel 2002.
Ebbene, secondo noi, Narvik è davvero un buon film, anche solo per un motivo, e cioè per la non spettacolarizzazione della guerra. Probabilmente in questo il regista è stato aiutato dal budget non stratosferico, che gli ha permesso di o lo ha costretto a soffermarsi sulle storie personali piuttosto che sulla brutalità del conflitto. Già, la brutalità, una caratteristica storica e cinematografica propria dei nazisti, che, non appena entrano, letteralmente, in campo, destano l’attenzione di ogni spettatore, sempre affascinato e sedotto dalla rappresentazione del Male, perché il nazismo e i nazisti erano storicamente e sono, parlando cinematograficamente e non, il Male.
E il Male non è banale, anzi, è terribile, corrosivo, subdolo, vigliacco e seducente, tanto che tutti noi siamo pronti a condannare il nazismo e allo stesso tempo siamo tutti morbosamente curiosi di capire e di vedere cosa era capace di fare. Capita anche in Narvik, non appena un ufficiale nazista fa intravedere la sua spietata determinazione nell’ottenere ciò che vuole, che sia una penna per scrivere o la confessione di un nemico, non volendo noi con questo confermarne la banalità della volontà, bensì la malevola efficacia. Non una noiosa lezione morale, ma un invito a prestare attenzione a quanto il Male possa essere subdolo e a come possa coinvolgere tutti in modo inaspettato. E il cinema ci ha spesso aiutato nel capirlo.
Il film norvegese appunto non indugia troppo sulla violenza psicologica e fisica dei nazisti, ma, raccontando il destino di una famiglia, descrive l’insensatezza di qualsiasi guerra e alla fine chiarisce le ragioni ultime, che non sono quelle delle nazioni, ma quelle delle persone che riescono a salvare la loro umanità. Lo stesso rancore per gli aggressori, il desiderio di vendetta o di giustizia, anche secondo il diritto internazionale che la dovrebbe legittimare, non sono altro che l’altra faccia del Male, che prima provoca e poi aspetta la reazione.

Ingrid Tofte (Kristine Hartgen) subisce il distacco dal marito Gunnar Tofte (Carl Martin Eggsbø), rimanendo sola con il loro unico figlio, che vuole proteggere a ogni costo. Mentre lui combatte contro i tedeschi finendo loro prigioniero, lei fa e disfa la tela come Penelope fece per Ulisse, muovendosi coraggiosamente tra figure velenose. La guerra è insensata, ma sono comunque da compiere delle scelte, attraverso le quali si decide il valore della vita, propria, e della propria famiglia.
Narvik è un film bellico piuttosto interessante, forte di una buona sceneggiatura e di un’ottima messa in scena, che, pur non tralasciando l’azione, valorizza le relazioni ambigue tra alleati, nemici, protettori e falsi amici, che, in tempo di guerra e di cinema, si dilatano, facendo perdere la cognizione del tempo e facendo lottare solo per la sopravvivenza.
Ingrid e Gunnar combattono contro i nemici, una facendo finta di servirli nell’hotel che li ospita, l’altro cercando di evitare il loro arrivo a Narvik; una attende pazientemente, l’altro è deciso nel difendere la patria. Ma la Norvegia non è niente se i suoi bambini muoiono, Ingrid lo sa fin dalla prima scena del film, del quale è la vera protagonista, una donna autentica in un mondo di pazzi furiosi, in cui si fa fatica a distinguere i giusti dagli ingiusti.
Rimangono infine del film le immagini dei paesaggi innevati norvegesi, meravigliosi e silenziosi, teatri, loro malgrado, della scelleratezza umana. E custodi di una bellezza per cui però si può e si deve ancora lottare.

Su Netflix


Narvik – Regia: Erik Skjoldbjaerg ; sceneggiatura:  Cristoph Grøndahl; montaggio: Martin Stoltz; fotografia: John-Erling Holmenes Fredriksen; musica: Christine Hals; interpreti: Kristine Hartgen, Carl Martin Eggsbø; produzione: Nordisk Film;  origine: Norvegia 2022; durata: 108; distribuzione: Netflix.

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