Naviganti

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Marzo 2020. Il lockdown è ormai un dato di fatto. Le strade si sono svuotate improvvisamente. Lunghe file di acquirenti hanno cominciato a dipanarsi davanti ai supermercati: persone, spaventate, con una mascherina a coprirgli bocca e naso e un metro negli occhi a marcare distanze. I dispenser di amuchina (presto esaurita) prendono il posto dei posacenere sulle porte degli esercizi commerciali. Le famiglie si sono rinserrate nelle loro abitazioni, chiudendo a doppia mandata le serrature di quotidiane preoccupazioni. Ognuna intenta a riflettere sul proprio capitale che ora diventa piccolo, eroso ed erodibile. Perché il capitale diventa cosa intima, non si presta più ai proclami di una politica che è schiava del commercio, a sua volta schiavo della finanza e, quindi, lontano mille miglia dalla vita quotidiana delle persone.

Marzo 2020: la riscoperta numinosa dei balconi. Delle terrazza su cui si può improvvisare qualche tiro in porta col figlio piccolo che non può più uscire in cortile a giocare coi coetanei. Sempre con il timore che la palla ti voli giù. Difficile colpisca qualcuno, perché sotto è un deserto attraversato solo da cani e padroni frettolosi, ma è pur sempre un impiccio sobbarcarsi poi le scale. Oppure internet, tra i primi vagiti della DAD, prima osannata come unica soluzione possibile, poi vilipesa perché (scoperta del secolo!) la didattica è contatto, esempio, vedere nel maestro quel che l’alunno deve apprendere.

Marzo 2020: Donpasta, strenuo sostenitore delle rivoluzioni a suon di parmigiana, navigante, lui sì, dei media che vanno affrontati col sole tra i capelli come si fa col surf, dopo qualche tiro in porta sul terrazzo e un tentativo di cucina sociale via zoom (a suon di “mi sentite?”, “Io non sento?”, “Che cosa?”) comincia a filmarsi mentre tante cose succedono e molte di più non succedono. E, mentre filma se stesso, si mette sulle piste di altri, come lui artisti. Non più sotto la tenda di un circo (perché col lockdown son chiusi), ma sempre più perplessi.

C’è una scenografa disoccupata. Una che ha scelto il disegno anche se i suoi tanto d’accordo non erano all’inizio, e che ora immagina tavole da graphic novel che riprendono in tempo reale le tristezze (più che le preoccupazioni) dei nuovi esclusi dal virus.
C’è Daniele Sepe, che si vede cancellare, una via l’altra, le date dei concerti e si sente come un Picasso offerto a un naufrago da settimane in mare. Lui, oppure il panino, nell’altra mano.
C’è un contadino poeta che si spaura di fronte a chiusure che rischiano di rendere inutile il lavoro di una vita.

Donpasta segue tutti. Dapprima attraverso le videochiamate, (perché uscire a vedere gente proprio non si può), poi per strada, quando, finalmente, almeno all’aperto si può stare.
Sì, si può stare, perché nell’estate 2020 tutto riapre. Il covid sembra messo alle spalle. Il turismo riprende. La vita torna quasi al prima (come se prima si fosse stati meglio!). Solo gli artisti, sotto la tenda del circo rimangono perplessi. Perché per loro tutto resta chiuso. Sembra quasi che solo l’arte sia stata e rimanga veicolo di contagio.

E così, abbandonando Kluge, i protagonisti del breve documentario di Donpasta, si improvvisano Herzog e si caricano sulle spalle una bagnarola per portarla tra le colline in cerca di un tratto navigabile. Ultimo baluardo di resistenza per un mondo che non ha ancora ritrovato la bussola e si prepara alle prossime richiusure.

Naviganti lascia alla realtà l’onore di scrivere un copione disarmato. Un De profundis clamavi che ha la leggerezza della presa diretta e la certezza di uno sguardo che continua a essere ironico e autoironico, malgrado tutto. Un film che ha il merito di raccontarci il punto di vista dei più esclusi, gli artisti appunto, ma senza il piagnisteo delle comparsate televisive. Ed è l’opera prima di un artista che ha fatto tutto, in fatto d’arte, e ora prova anche questo. Chissà se ci ha preso gusto? Chissà se girerà ancora e meglio?


Cast & Credits

Naviganti; Regia: Daniele De Michele; sceneggiatura: Daniele De Michele; con l’amichevole collaborazione di Agostino Ferrente; montaggio: Aline Hervé; narratore: Fabrizio Gifuni; con: Daniele Sepe, Giulia Bonaldi, Modesto Silvestri; produzione: Antonio  Borrelli, Daniele De Michele, Davide Mastropaolo per Fondazione per il Sud, Apulia Film Commission; origine: Italia, 2021; durata: 61′

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