Nyad – Oltre l’Oceano di Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin

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La vera storia di Diana Nyad, nuotatrice maratoneta, ha dell’incredibile, un personaggio simile non poteva sfuggire ad Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin, i due autori del pluripremiato Free Solo, vincitore anche dell’oscar come miglior documentario all’edizione dell’Academy 2019, che vedeva come protagonista Alex Honnold, atleta di bouldering specializzato nelle arrampicate “free” ossia senza alcun tipo di protezione, una disciplina dall’altissimo tasso di rischio. In quel caso i due si erano ritrovati tra le mani un soggetto estremamente affascinante: tutta la crew sapeva che il protagonista poteva benissimo morire durante le riprese, ed il documentario analizza bene anche il dilemma morale che pone la questione e le strategie adottate per impedire che la documentazione dell’impresa potesse mettere ulteriormente e repentaglio la vita del protagonista. Tutto andò bene, e ne usci un documentario da non perdere, capace di parlare di tematiche più ampie e controverse, riguardanti la personalità e l’aspetto emotivo di questo genere di atleti. 

I due autori si cimentano qui per la prima volta con un’opera di fiction. E scelgono di drammatizzare la vera storia di Diana Nyad, che per ben quattro volte tentò la clamorosa impresa di nuotare dalla Cuba alla Florida, stiamo parlando di 180 chilometri, circa 50 ore di nuoto, uno dei tratti di mare più pericolosi al mondo, a causa della fauna composta da specie rare e velenose oltre che aggressive, più che un’impresa pare un delirio. Ma la cosa più incredibile è che la protagonista Diana Nyad vi è riuscita a 64 anni, dopo quattro tentativi falliti, il primo dei quali a 28 anni.  

Annette Bening

Il film si struttura in maniera piuttosto lineare, i dialoghi sono convenzionali e la sceneggiatura di Julia Cox, tratta da Find a way, Autobiografia della Nyad, non brilla per scrittura, ma la costruzione narrativa funziona ed appassiona. Inizialmente ho trovato la recitazione di Annette Bening leggermente sopra le righe, ma, ripescando video da you tube della vera Diana Nyad mi sono dovuto ricredere, l’interpretazione della Bening restituisce ottimamente la personalità caparbia, egocentrica, esibizionista, e testarda che caratterizza il personaggio. La Bening ha scelto un approccio radicale anche per quanto riguarda le scene di nuoto, insistendo per avere meno controfigure possibili, e cominciando la preparazione atletica per il ruolo addirittura un anno prima. 

Diana è affiancata dall’inseparabile amica e coach Bonnie Stoll, interpretata da Jodie Foster, le due attrici hanno trovato un eccellente affiatamento e gli scambi di battute possiedono una indiscutibile qualità ritmica ed emotiva, a completare il cast abbiamo Rhys Ifans, nei panni di John Bartlett, un vecchio lupo di mare, navigatore esperto assoldato per calcolare la rotta e individuare la “finestra” temporale ideale per compiere l’impresa.  

I tre tentativi di Diana vengono girati con buona dose di spettacolarità, la spossatezza e la fatica fisica e mentale giungono con grande potenza grazie ad una camera che si muove incessantemente dentro e fuori dall’acqua. È evidente l’estrema attenzione che i due autori hanno dedicato nell’illustrare con esattezza le difficoltà che hanno segnato i suoi fallimenti, anche se a tal fine, sono stati inventati alcuni episodi (l’attacco dello squalo non è mai avvenuto, ma come si sarebbe potuto mostrare altrimenti il funzionamento del dispositivo antisquali?). 

Non possiamo però esimerci dalle critiche: perché per certi aspetti il film sembra un’occasione persa: Diana Nyad possedeva un ego strabordante, la sua personalità ha interessato aree che vanno dal giornalismo alla letteratura motivazionale sino all’intrattenimento televisivo, Il suo record inoltre non è mai stato ratificato a causa di una serie di ipotetiche irregolarità che sarebbero state commesse: tutte ombre e sfumature che sicuramente avrebbero aggiunto spessore alla vicenda. I due autori invece tralasciano questi aspetti, e preferiscono concentrarsi sull’impresa, inserendo poi però in maniera fin troppo sterile episodi del passato di Diana, in particolare l’abuso da parte del suo coach, un episodio che stride con un analisi introspettiva abbozzata e superficiale della protagonista. Ci saremmo inoltre aspettati un tentativo di esplorare attraverso il cinema la condizione allucinatoria che Diana ha esperito durante la traversata e che ben descrive nelle sue testimonianze (la strada di mattoncini gialli del mago di Oz, la visione del Taj Mahal), allucinazioni per le quali era quasi d’obbligo una trasposizione visiva, e che ci è parsa una grande occasione persa. 

Ci sarebbe forse voluta l’originalità di approccio di un mockumentary come I,Tonya, per giungere a risultati più interessanti, ma l’intento qui, andava verso una direzione ben precisa, quella dell’ispirazione edificante, e possiamo dire che il risultato, da questo punto di vista, è stato ampiamente raggiunto. 

Su Netflix 


Nyad-Oltre l’Oceano  – Regia: Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin; sceneggiatura: Julia Cox; fotografia: Claudio Miranda; montaggio: Christopher Tellefsen, musica: Alexandre Desplat; cast: Annette Bening, Jodie Foster, Rhys Ifans, Karly Rothenberg, Jeena Yi, Luke Cosgrove; produzione: Black Bear Pictures, Mad Chance Productions; durata: 120 minuti; origine: Stati Uniti, 2023; distribuzione: Netflix.  

 

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