Pare parecchio Parigi di Leonardo Pieraccioni

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C’è una storia vera alla base di Pare parecchio Parigi. Nel 1982 due fratelli toscani, Michele e Gianni Bugli, fecero salire il padre gravemente malato su un caravan, destinazione Parigi: ma in realtà girarono per le colline attorno a Firenze, per stargli vicino nelle ultime settimane di vita e testimoniare così il loro affetto filiale. Esattamente quanto accade in questo quindicesimo film scritto, diretto e interpretato da Leonardo Pieraccioni: esce ora nelle sale con 01-Rai, co-produce la società del comico.
Trattasi, come recita una battuta, di “un Truman Show alla Scandicci”, anche se il 58enne Pieraccioni stavolta sembra aver giocato un po’ al risparmio, nel senso del budget e delle idee. Mi dicono che il tema della paternità ulcerata e della fratellanza ritrovata torni in parecchi film italiani della stagione corrente, da Come può uno scoglio a Succede anche nelle migliori famiglie, passando per 50 km all’ora (non li abbiamo visti né recensiti, confessiamo); e si potrebbe aggiungere che il punto di partenza di Pare parecchio Parigi somiglia al primo episodio, quello natalizio, della commedia corale I peggiori giorni, con qualcosa della coppia Verdone-Orioli di Gallo cedrone (1998). Ma non starei a sottilizzare.
Dunque. Il misantropo, avido e anaffettivo professor Cannistracci, ottantenne siciliano trapiantato a Firenze, vedovo, è vittima di un coccolone che può rivelarsi letale. Il primario ospedaliero dà poche speranze ai tre figli, Bernardo, Ivana e Giovanna, i quali non vedono il padre da un lustro e farebbero volentieri a meno della scocciatura, che si concretizza nella formula della “dimissione protetta”. Tocca a Bernardo, che gestisce un maneggio nelle campagne di Sesto Fiorentino, il compito di prendere in casa l’insopportabile papà; e lì, complice un tardivo barlume di tenerezza, nasce l’idea. Il vecchio, ormai quasi cieco, ha sempre desiderato di visitare “La ville lumière” insieme ai figli, sicché i tre prendono in affitto un grosso camper, vi caricano il prof ormai agli sgoccioli e inscenano un viaggio inesistente, per la serie: “Come si fa ad andare a Parigi senza andare a Parigi?”.
La storia, picaresca per modo di dire, è uno spunto per impaginare una serie di gag e siparietti “alla maniera” di Pieraccioni, quindi con una punta di innocente maschilismo e un fondo di toscana strafottenza. “In viaggio” sulle strade polverose all’interno del maneggio, fingendo di essere ora a Bologna, ora in Val d’Aosta, ora al cospetto delle maestose Alpi, infine in vista di Parigi, i tre s’illudono che il padre, creduto rincoglionito, non capisca. E intanto succedono strane cose: finti stambecchi che s’inchiappettano, un orso inverosimile, un paesaggio montano di cartapesta, una madre e un figlio bigotti, tipo “redneck” americani, che sparano sul caravan, non si capisce bene perché.
Pare parecchio Parigi ha il pregio di durare poco, circa 90 minuti, quasi tutti bombardati, ahimè, dalle musiche allegrotte di Gianluca Sibaldi, autore pure della canzone sui titoli di coda cantata da Neena. Non saprei dire se Pieraccioni, che qui firma il copione con Alessandro Riccio, goda ancora di un corposo zoccolo duro di pubblico fedele; leggo che il precedente film, Il sesso degli angeli, incassò nelle sale appena 1 milione e mezzo di euro, immagino soprattutto in Toscana. Magari andrà meglio con questo nuovo, dove il fiorentino rifà più o meno sé stesso (bisogna dire che invecchia bene), chiamando attorno a sé un cast da prima serata televisiva: Nino Frassica fa il padre Arnaldo, uno che dal letto d’ospedale sospira: “Cari figli miei, levatevi dai coglioni”; Giulia Bevilacqua e Chiara Francini (la migliore in campo) incarnano le sorelle Ivana e Giovanna, l’una sin troppo misteriosa rispetto alla propria vita sentimentale, l’altra invece incline al sesso selvaggio con uomini molto più giovani; mentre Massimo Ceccherini, quasi una presenza feticcio, fa lo sciroccato con canottiera lurida e coda di cavallo.
Tra digressioni, filosofemi, antefatti e prolessi, il film macina chilometri a vuoto, infarcito di bozzetti dialettali e situazioni incongrue, con una rivelazione in sottofinale all’insegna del politicamente corretto. Non saprei che cos’altro aggiungere, se non consigliare a Leonardo Pieraccioni di puntare sul teatro di cabaret o magari su una miniserie tv nella quale mettersi davvero, finalmente, in gioco.
In sala dal 18 gennaio 2024

Pare parecchio ParigiRegia: Leonardo Pieraccioni; sceneggiatura: Alessandro Riccio, Leonardo Pieraccioni; fotografia: Fabrizio Lucci; montaggio: Patrizio Marone; musica: Gianluca Sibaldi; interpreti: : Leonardo Pieraccioni, Chiara Francini, Giulia Bevilacqua, Nino Frassica, Massimo Ceccherini, Gianni D’Addario, Giancarlo Ratti, Massimiliano Galligani, Giuseppe Gandini, Alessandro Riccio, Marta Paola Richeldi, Giorgio Borghetti, Alessio Binetti, Gabriele Careddu, Gianna Giachetti, Gianmaria Vassallo; produzione: Leonardo Pieraccioni per Levante Film, Rai Cinema; origine: Italia, 2023; durata: 90 minuti; distribuzione: 01 Distribution.

Foto: Leonardo Baldini

 

 

 

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