Nella vita ci sono due tipi di persone: chi ha paura di morire e chi di soffrire
La gravità pesa e quando si cade di caduta libera il moto è uniformemente accelerato. Insomma, si prende sempre più velocità man mano che aumentano i metri percorsi in volo, eppure quella, la caduta, ha avuto inizio dal nulla. Un passo oltre la stabilità. Tragico è quando non ti sei reso conto di averlo fatto, disperato è quando fatto non l’hai. Altri ci hanno pensato per te. Per niente al mondo, per la regia di Ciro D’Emilio, è una pellicola con un’attenzione formale estrema, a toccare fotografia scenografia musica regia, e ottimi attori con sentite interazioni, pecca di imprecisioni di sceneggiatura e di un’angoscia, quella trasmessa, che insieme al protagonista investe anche lo spettatore. Fino al consentito e oltre, perché non c’è limite alla caduta, e si finisce per sperare che il suolo arrivi prima o poi, presto.
Bernardo Bordin (Guido Caprino) è uno chef a caccia della stella Michelin. Con gli amici ha il mondo ai suoi piedi e quel mondo se l’è guadagnato col sudore, certo non con le mani sporche di terra come quelle del padre, comunque con un naso fino per cibo e vino e erbe. Persino quelle, le erbe, che stanno sul ciglio delle strade percorse a tutta nelle gare di rally, lanciato verso un futuro che pare riservare solo successi. Poi, un giorno si ritrova piegato in avanti, le mani sul tavolo per l’ispezione rettale e sotto i piedi non vede più il mondo bensì il pavimento di un carcere. Colpevole di cosa? Di nulla. Anzi, di associazione a delinquere. Il naso, quello fino, ora speso a sentire gli odori umani della prigione. A trovarlo dietro le sbarre arriva la figlia, Giuditta (Irene Casagrande), e pure lei se lo chiede: sei colpevole, papà? Da qui la richiesta
Non venire più a trovarmi, non voglio che mi ricordi qua dentro, in questo posto di merda.
Dal carcere poi Bernardo esce perché per la giustizia italiana è innocente, peccato che non lo è per il mondo. Ha perso tutto e continua a perdere tutto finché l’unica soluzione pare essere quella di diventare ciò che non si è, ma che per tutti ormai sei. Ritornare a correre, quindi, non per sport e non per vincere, ma per raggiungere più velocemente la luce alla fine del tunnel. Se il tunnel una fine ce l’ha, e se mai è quella sperata.
Ciro D’Emilio si era presentato sul grande schermo a Venezia 75 con il film Un giorno all’improvviso che gli era valsa la candidatura a miglior regista esordiente ai Nastri d’Argento, vi ritorna con questo secondo film e porta personalità registica. La fotografia è reattiva, la scenografia dettagliata e coerente ai vari contesti, la mdp è attiva, dinamica, si potrebbe dire che tiene il fiato sul collo del protagonista tanto da rivaleggiare con il protagonista o esserla, protagonista, a volte essa stessa. Come detto, vi è una forte impronta registica, fanno tuttavia da contraltare vari difetti di sceneggiatura e dialoghi che diventano monologhi per lo scontato che portano, ed è un peccato.
È un peccato perché Guido Caprino è bravo nel dare vita a Bernardo e Irene Casagrande a Giuditta, fra loro si crea una calda chimica padre-figlia, però questi personaggi sono limitati da una storia non troppo originale, personaggi secondari bidimensionali e appunto da varie pecche di trama che non sostengono la possibilità che il protagonista e la figlia assumano una tridimensionalità capace di dare un gusto profondo all’intera vicenda. Forse, la scelta di giocare con i tempi, flashback e flashforward, e l’impossibilità di trovare un presente a cui radicarsi se non dalla metà in poi, danno sì un buono slancio a inizio vicenda ma appesantiscono sul lungo corso.
Per niente al mondo è un film denso, pastoso, tenace, forse troppo. Come il suo protagonista viene di continuo scosso da martellate che lo dovrebbero temprare, ma alla tempra non risponde una possibilità di eco che restituisca allo spettatore un’intuizione della profondità del protagonista, una possibilità di respirare umanità in questa corsa frenetica verso l’autodistruzione. Vi è angoscia, tanta, a salire, finché ci si chiede SE veramente Bernardo a quel destino fosse realmente costretto e se non si siano volute recidere altre possibilità per asservirlo a una trama nera che però perde così in autenticità e credibilità. Rimane un bel piano sequenza finale e una corsa verso il dirupo quando hai appena liberato le mani e già tra quelle ti sobbalza il cellulare e il volante, la chiamata di tua figlia e il controllo dell’auto , e il suolo si fa sempre più vicino. Forse finalmente, e poi si può respirare. Lo spettatore o il protagonista?
In sala dal 15 settembre
Per niente al mondo – regia: Ciro D’Emilio; sceneggiatura: Ciro D’Emilio, Cosimo Calamini; fotografia: Salvatore Landi; montaggio: Gianluca Scarpa; scenografia: Antonella Di Martino; costumi: Veronica Fragola; musica: Bruno Falanga; interpreti: Guido Caprino, Boris Isaković, Irene Casagrande, Antonio Zavatteri, Diego Ribon, Antonella Attili, Valentina Carnelutti, Josafat Vagni; produzione: Lungta Film, RAI Cinema, Vision Distribution; origine: Italia, 2022; durata: 105’; distributore: Vision Distribution.
Al di là della libera interpretazione, sarebbe forse utile un confronto su temi e argomenti. E forse anche sul linguaggio che un autore prova a sperimentare. Ovviamente anche con le evidenti o apparenti lacune.
PS: L’attrice che interpreta Giuditta è Irene Casagrande. Antonella Attili interpreta il ruolo dell’avvocato.
Saluti e grazie per la recensione 🙂
Grazie per la segnalazione (nome dell’attrice corretto) e grazie per il commento.
Figurati. Un abbraccio e a presto