Rido perché ti amo di Paolo Ruffini

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Il bambino che eri non si vergogni dell’adulto che sei

Paolo Ruffini torna al cinema con il suo ottavo lavoro da regista tra documentari e lungometraggi, e lo fa con una pellicola che ha nella coerenza registica il suo punto debole come quello forte: felicità ingiustificata promossa a suon di gag, frasi da Baci Perugina, furti a man bassa di vario genere dalla commedia italiana, macchiette infinite e indefinite. Almeno, appunto per coerenza registica, nulla di tutto ciò è inaspettato: lo stile raffazzonato del regista toscano è riconoscibile e non si è colti di sorpresa.  Rido perché ti amo è quindi un prodotto discreto se si dà una grande mano alla sospensione dell’incredulità e ci si arma di pazienza narrativa, tanta.

Leopoldo porta una torta al giorno ad Amanda, finché lei non accetta di sposarlo. I due sono ancora piccoli, ma

Sono importanti le promesse che si fanno da bambini

E allora, anni dopo e adulti, i due si ritrovano prossimi alle nozze. Il borgo in cui vivono è pronto all’evento, chi invece non lo è sembra proprio esserlo Leopoldo stesso. Diventato maestro pasticciere, con un atelier da condurre, Leopoldo si è dimenticato le promesse fatte da bambino e Amanda è stanca di ricordargliele: dopotutto lei ha appena ricevuto un’offerta dall’Opera di Parigi per un incarico che andrebbe a sovrapporsi alle nozze. Il promesso sposo trova ben presto la soluzione, e cioè rimandare le nozze. Di quanto? Un paio di mesi. Anzi, sei mesi. O forse, a data di destinarsi. Amanda non può trattenersi dal dirlo

Siamo come Babbo Natale…siamo una bugia!

Per poi ridare anello e prendere il primo aereo per Parigi. A questo punto Leopoldo non avrà scelta se non mantenere le promesse fatte e riconquistarsi l’amata. Ad aiutarlo un intero paesino, tra noleggiatori di dvd, venditori di pietre, edicolanti, anziani baristi etc etc. Ma deve fare in fretta, al matrimonio mancano pochi giorni…

Giunto al suo ottavo lavoro, un’intensa produzione teatrale e televisiva e cinematografica alle spalle, partita da quell’Ovosodo di Virzì del 1997, Ruffini si è contraddistinto negli anni per aver portato la comicità televisiva – alla Colorado, per citare uno dei tanti prodotti che lo hanno visto quale conduttore – all’interno delle proprie commedie. Anzi, il regista livornese ha fatto di quella comicità la colonna portante dei propri lavori. Ne deriva che la gag la fa da padrone, e se la gag non fa ridere, il film a livello narrativo non fa miracoli.

Ce lo aveva insegnato quella Fuga di cervelli del 2013, il cui rapporto inversamente proporzionale tra successo di pubblico e accoglienza da parte della critica è emblematico di una generazione di spettatori che sul trash televisivo si è formata. Rido perché ti amo perlomeno ha dalla sua una comicità meno demenziale rispetto a Fuga di cervelli e personaggi che, legati al tema dominante dell’amore come felicità condivisa, riescono ad avere un equilibrio e fare da boa per il continuo della pellicola. Per quanto riguarda l’efficacia delle singole gag, e quindi il motore del film, si deve aprire una parentesi: alcune fanno anche sorridere, altre molto meno, e altre ancora si legano a una comicità che è in effetti anacronistica, soprattutto i richiami al fisico massiccio del protagonista che in un contesto esterno a quello italiano verrebbero additati, senza tanti problemi, di body shaming.

Rido perché ti amo è un prodotto in qualche modo godibile, se si chiude un occhio e un orecchio. Lo spirito favolistico che avvolge l’intera pellicola ne salva le pecche narrative e la debolezza di alcuni personaggi, come buona è la recitazione di alcuni personaggi – i due protagonisti, ma pure Leopoldo da piccolo – e accogliente è l’animo del paesino. Lo spirito di eterno ragazzo portato da Ruffini si sente, è il centro della pellicola, come quel buonismo generalizzato che tocca ogni cosa e rimanda a un tempo, quello dell’infanzia, nel quale tutti ci comportavamo bene e non eravamo…cattivi. Insomma

Quando diventerai piccolo, capirai.

Al cinema dal 6 luglio.


Rido perché ti amo – regia: Paolo Ruffini; sceneggiatura: Paolo Ruffini, Francesca Romana Massaro, Nicola Nocella, Max Croci; fotografia: Fabio Zamarion; montaggio: Claudio Di Mauro musica: Claudia Campolongo; interpreti: Nicola Nocella, Paolo Ruffini, Daphne Scoccia, Barbara Venturato, Greg, Enzo Garinei, Lucia Guzzardi, Giulia Provvedi, Herbert Cioffi, Claudia Campolongo, Malika Ayane, Filippo Caccamo, Alessandro Santagati, Marco Stabile, Simone Brescianini, Francesco Quezada, Aurora Menenti, Herbert Ballerina, Loretta Goggi; produzione: Pegasus, con QMI e Rai Cinema; origine: Italia, 2023; durata: 99’; distribuzione: Medusa Film, in associazione con Pegasus e Videa.

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