RRR di S. S. Rajamouli

  • Voto

Purtroppo, questa recensione conterrà una sovrabbondanza di aggettivi, ma non è possibile descrivere quest’opera senza cercare un corrispettivo nello stile linguistico che la rappresenti a dovere. E, dato che vedere RRR è paragonabile all’attraversare un enorme Luna Park, che non smette mai di stupire, cominciamo col darvi un consiglio spassionato: questo è un film da non perdere. 

Prima di tutto, perché restituisce fiducia sulla capacità stessa del cinema di meravigliare e scuotere, un film che vibra davanti ai nostri occhi come una scarica elettrica, e si mantiene in tale stato di grazia per tutte le tre ore di durata, che volano in un soffio.  È una festa per gli occhi, un tripudio di coreografie e di momenti epici, musiche irresistibili e festose, il tutto volto a raccontare una magnifica storia di amicizia, tradimento, e perdono. 

RRR si ispira e ci dà una versione romanzata delle vite di due uomini, Alluri Sitarama Raju e Jomaram Bheem, combattenti per la libertà indiani, realmente esistiti, anche se hanno vissuto a decenni di distanza e non si sono mai incontrati. Il film esplora ciò che avrebbero potuto realizzare se si fossero mai incontrati, evidenziando i loro punti in comune. Questo elemento di verosimiglianza è stato più volte identificato dalla critica occidentale come potente messaggio antimperialista del film, il quale riveste una particolare rilevanza politica nell’India contemporanea. La questione però, è più controversa, molti critici indiani infatti, ravvisano una sospetta componente nazionalista nel film:  esiste una vasta letteratura che affronta la questione del nazionalismo Hindu, e dell’ideologia Hindutva che vi sottende. Non solo, l’influenza che certe esperienze politiche italiane hanno esercitato sul mondo indiano fin dal secolo scorso permettono di ravvisare numerose affinità tra il nazionalismo Hindu ed il fascismo. Non ci soffermeremo ulteriormente su questa questione, per chi volesse approfondire, citiamo il saggio del 1972 The Social Basis of Militant Hindu Nationalism di Douglas C. Smyth, e lo studio di Marzia Casolari Nazionalismo Hindu e fascismo, del 1999, come possibili punti di partenza per meglio comprendere la questione.  

Del resto, era giusto almeno menzionare le ripercussioni sociali e politiche, anche indirette, del messaggio di un film come RRR, perché si tratta ufficialmente del film in lingua telugu più costoso della storia (75 milioni di dollari di budget), il più grande incasso nel mercato interno dell’Andhra Pradesh e Telangana e il terzo film più visto nella storia del cinema indiano. 

Un tempo, era consuetudine che registi di successo del cinema Telugu, come Ram Gopal Varma, facessero il salto a Bollywood per ottenere fama a livello nazionale, dopo essersi affermati nella scena regionale. Ma negli ultimi anni, mentre Bollywood si trova a combattere contro un governo sempre più censorio e affronta il fallimento di grandi produzioni, Tollywood (cinema Telugu) e Kollywood (cinema Tamil) hanno incrementato la loro quota di mercato. Il regista di RRR, S.S. Rajamouli, ha giocato un ruolo non trascurabile in questo cambiamento culturale, avendo raggiunto un successo strepitoso nell’ultimo decennio con Eega (2012) e i due film di Baahubali (2015,2017), che sono stati tra i film indiani più costosi e di maggior incasso di sempre. 

Le scene d’azione di RRR sono costruite in maniera talmente creativa da fare quasi impallidire i film supereroistici Marvel e DC. A partire dalla sequenza che introduce il personaggio di Ram Charan, che lo vede combattere contro un intero esercito (in barba all’inverosimiglianza, la scena funziona perfettamente), proseguendo con un epico combattimento tra N. T. Rama Rao Jr. ed una tigre in CGI, e arrivando alla straordinaria sequenza in cui i due si incontrano per la prima volta e collaborano nel salvataggio di un bambino; lanciandosi corde e ganci, utilizzando ponti e treni come trampolini di lancio e producendosi in favolose acrobazie, coreografate e riprese con una freschezza ed una vitalità uniche. In esse si ritrova un Sense of wonder che è sempre più difficile esperire negli spettacolari film d’azione hollywoodiani, ai quali manca, sempre più, una fantasia ed una genuina voglia di sperimentare. 

N. T. Rama Rao Jr

La vicenda è raccontata con toni epici e trionfalistici, l’Inghilterra coloniale rappresentata come il male assoluto, illustrata da personaggi beceri e sadici oltre ogni immaginazione, unica eccezione: Jennifer (Olivia Morris), la dama di cui si invaghisce uno dei nostri eroi. I due protagonisti si battono per la stessa causa, ma su fronti opposti, ed ognuno all’insaputa dell’altro. Nasce dunque una grande amicizia, a cui dovrà seguire un inevitabile inganno, ed un altrettanto inevitabile scontro. 

Le due star, entrambi capaci di sguardi profondi e straordinari ballerini, forniscono interpretazioni vigorose e ricche di pathos, con differenti energie e ritmi complementari: Bheem incarna una figura più “tribale” che respinge la cultura occidentale e si prepara a un attacco diretto contro le autorità coloniali. D’altro canto, Raju è più influenzato dall’occidente, esperto nell’uso di armi da fuoco e coinvolto nell’esercito coloniale, nel tentativo di sabotarlo dall’interno. Approcci differenti, unico fine: ridare dignità al proprio popolo. 

Ma veniamo alla musica. E che musica, la scena contenente Naatu naatu, il brano vincitore agli Oscar (unico riconoscimento, un peccato) girata con estrema attenzione al ritmo e al movimento del corpo, attraverso una serie di lente carrellate che assecondano e fanno da contrappunto alla furia della danza stessa, è un crescendo irresistibile, una magia quasi primordiale che travolge ogni elemento sullo schermo, vien voglia di riguardarla in loop per cercare di cogliere con esattezza cosa la rende così speciale. La scena, assieme alle altre, funge anche da dispositivo narrativo nel quale vediamo ridicolizzata l’arroganza dei damerini inglesi, che fanno, prevedibilmente, una magra figura. Il brano, assieme alla colonna sonora, è composto dal cugino del regista, il pluripremiato Koduri Marakathamani Keeravani, a coronamento di una collaborazione che i due portano avanti da molti anni. 

Su Netflix


RRRRegia: S.S. Rajamouli; sceneggiatura: S. S. Rajamouli, Sai Madhav BurraRama Rajamouli, V. Vijayendra Prasad; fotografia: K. K. Senthil Kumar; musica: Koduri Marakathamani Keeravani; montaggio: A. Sreekar Prasad interpreti: N. T. Rama Rao Jr, Ram Charan, Ajay Devgn, Alia Bhatt, Shriya Saran, Samuthirakani, Ray Stevenson, Alison Doody, Olivia Morris; produzione: DVV Entertainment; origine: India, 2022; durata: 182 minuti; distribuzione: Netflix

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *