Festival di Cannes: La chimera di Alice Rohrwacher (Concorso)

  • Voto
3.5


Si potrebbe dire che, cinematograficamente parlando, Alice Rohrwacher sia nata al Festival di Cannes: il suo film di debutto Corpo celeste (2011), diretto oltre che scritto, come sinora tutti i successivi, dalla regista fiesolana (madre italiana, padre tedesco), era stato presentato alla “Quinzaine des Réalisateurs”. Era poi seguito, tre anni dopo, Le meraviglie per il quale aveva ricevuto il Grand Prix Speciale della Giuria nel 2014 mentre il successivo Lazzaro Felice (2018) aveva conquistato, il Prix du scénario, destinato alla miglior sceneggiatura ex- aequo con il film di Jafar Panahi Tre volti.
Era evidente che – squadra vincente non si cambia – anche La chimera, passato oggi sempre in Concorso a Cannes, fosse destinato a vedere la sua prima luce schermica sulla Croisette, oltretutto a chiudere (ma senza, perciò, ipotecare il futuro) una ideale trilogia di lungometraggi legati all’esistenza in campagna.

Sì, perché Alice Rohrwacher non sembra essere sostanzialmente interessata alle frenesie delle metropoli bensì preferisce appuntare il suo sguardo filmico sulla vita rurale (ricordiamo ad esempio anche lo splendido, poetico cortometraggio Omelia contadina del 2020) e a personaggi enigmatici e sognanti che l’attraversano.
Infatti, il protagonista di questo suo ultimo film ci ricorda sostanzialmente, quasi fosse una versione matura e indurita dagli eventi, il Lazzaro del precedente film con la sua ingenua innocenza. Se lì eravamo in un luogo imprecisato dell’Italia centrale negli anni Novanta o suppergiù, questa volta la location e il periodo sono più definiti.

Arthur (Josh O’Connor) è “lo straniero”, un “The Passanger” (questo, lo ricordate, era il titolo originale del film di Michelangelo Antonioni, Professione: Reporter, 1975), un archeologo o meglio un ex archeologo forse inglese forse irlandese non si sa. Da subito lo vediamo come una persona profondamente ferita dalla perdita del suo grande amore, Beniamina, la figlia di un’anziana nobile decaduta Flora (Isabella Rossellini) che vive in una villa in rovina in Etruria e che le altre tre figlie arpie vorrebbero vendere rinchiudendo la madre in un ospizio per vecchi. Arthur, inoltre era coinvolto nel mercato nero di preziosi reperti storici, rubati alle tombe etrusche – siamo negli anni Ottanta dai vestiti e le automobili, e nell’Alto Lazio al confine con la Toscana, nelle vicinanze di Montaldo di Castro e della Centrale nucleare che (se non erriamo) si intravede in lontananza.

All’inizio del film troviamo l’uomo ritornare in loco dove si riunisce ad una banda di tombaroli con cui aveva lavorato in precedenza, mettendo al loro servizio una dote rabdomantica più unica che rara, quella di poter sentire il vuoto e quindi poter così individuare le tombe da predare. Il vuoto nel sottosuolo dove si celano le vestigia di un tempo passato e che Arthur è in grado di percepire, rappresenta quasi una sorta di contrappasso al suo vuoto interiore segnato dalla perdita degli affetti amorosi che lo rende inconsolabile e lontano dal mondo circostante con cui comunica a fatica. Continua sì a vivere ma senza gioia alcuna, trascinandosi faticosamente, talvolta rabbiosamente, quasi si trovasse in un continuo condizione di trance.  La sua è una sorta di chimera del destino (e così si spiega, probabilmente, il bel titolo del film) così come una chimera sono i soldi facili guadagnabili con il trafugamento e i traffici dei reperti archeologici che cerca con i suoi compari – un contrabbando che all’epoca sembra valesse quanto quello legato agli stupefacenti.
A questo punto, descritta la psicologia e la personalità scorticata del protagonista, non ci attardiamo a narrare le vicende e gli eventi del film che a volte non risultano altrettanto interessanti e a fuoco.  Come, ad esempio, tutto l’aspetto della contrapposizione un tantino moralistica e maniche trai tombaroli, proletari poveretti e pasoliniani, contrapposti al grande Capitale di chi vende industrialmente ai musei internazionali i reperti trafugati. E con annesso cameo della sorella della regista (Alba Rohrwacher) nel ruolo del misterioso affarista Spartaco il/la ricettatore/trice che guida con spietato e arcigno piglio dalla sua barca nelle acque di un lago chissà dove forse in Svizzera, le lucrose operazioni speculative ma che verrà “punita” dal protagonista a conclusione di una di esse.

Alice Rohrwacher è dunque molto più brava nella descrizione dell’ambiente paesaggistico e soprattutto nel delineare la figura dolente del suo protagonista, piuttosto che nel modo di inserirlo e raccontarlo dentro una storia in grado di catturare e sedurre lo spettatore. Intessuto da molte citazioni – tra cui una esplicita da Roma di Federico Fellini quando entrando in una tomba inviolata si vedono sparire a contatto con l’aria i dipinti in essa contenuti – La chimera ci è apparso, purtroppo, un piccolo passo indietro rispetto alle opere precedenti forse più naif e meno costruite ma più sincere e coinvolgenti. Certo c’è da apprezzare la confezione visiva, affascinante e suggestiva, del film che è stato girato, all’antica, in pellicola incrociando il 35 mm al Super16 e al 16 mm, oppure l’interpretazione in cui risaltano un quasi antonioniano Josh O’Connor o la figura incarnata con bravura da Isabella Rossellini, un po’ svampita e fuori dalla realtà.
Diciamo, però, la verità, forse ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa di più da una regista di così indubbio talento.

Data di uscita italiana non comunicata
A chi interessasse i film di Alice Rohrwacher sono visibili in streaming su Mubi


 La chimera – Regiasceneggiatura: Alice Rohrwacher; fotografia: Hélène Louvart; montaggio: Nelly Quettier; scenografia: Emita Frigato; costumi: Loredana Buscemi; interpreti: Josh O’Connor, Isabella Rossellini, Alba Rohrwacher, Carol Duarte, Vincenzo Nemolato; produzione: Carlo Cresto-Dina per Tempesta con Rai Cinema, in coproduzione con Amka Films Productions e Ad Vitam Production in collaborazione con Arte France Cinema; origine: Italia/Francia/Svizzera, 2023; durata: 134 minuti; distribuzione: 01 Distribution.

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