Solo per me di Lucie Borleteau

  • Voto

A scorrere i dati Cinetel si scopre che Solo per me, uscito giovedì 21 marzo in due sale, ha incassato in tre giorni 35 euro. Avete letto bene: trentacinque. E la cifra riguarda, si fa per dire, tutta Italia. Mi chiedo, anzi mi richiedo, se abbia senso un andazzo del genere, anche perché Kitchen Film, che distribuisce, sempre giovedì ha spedito nei cinema altre due novità. Un peccato: perché la terza regia di Lucie Borleteau, 43 anni, avrebbe meritato un po’ più di attenzione.

Lo spogliarello da un punto di vista femminile, insomma di chi lo pratica per vivere, non è una novità al cinema: ma una cosa è il plateale Striptease  (1996) diretto da Andrew Bergman e interpretato da Demi Moore, così squisitamente anni Novanta, e un’altra questa storia più sottile e profonda, anche audace sul piano “scopico”, che ci arriva da Parigi.

C’è una giovane donna graziosa, non particolarmente bella, piena di efelidi, che si presenta un giorno nel locale “À mon seul désir” (come il titolo originale del film) in cerca di lavoro. Che poi significa spogliarsi per un pubblico selezionato, dentro un piccolo teatro, salvo moderati extra nei cosiddetti “privé” (ma niente sesso, al massimo uno smaneggiamento).

Manon nella vita fa la cassiera di supermercato: ha bisogno di soldi per lasciare la casa parigina che divide con un amico, forse custodisce qualcosa da dimenticare, legato all’amore. Siccome è carina, anche sensuale, capisce subito, facendosi chiamare “Aurore”, come sedurre ed eccitare i maschi paganti, con mucho gusto, sentendosi sempre più desiderabile.

Lei lo fa per sé, almeno così sembra: per essere libera, indipendente, prendersi il proprio piacere e giocare un po’ con il sesso. Come del resto fa l’amica Mia, a prima vista più scafata, che in realtà sente di essere attrice e sogna di recitare Platonov di Checov; ma intanto, servita dalla bellezza callipigia di cui dispone, comincia a far coppia con la nuova arrivata. Forse non solo negli spettacolini al locale.

Solo per me segue parecchi percorsi, magari anche divergenti nella messa in scena: la complicità delle ragazze ingaggiate, l’inibizione allegramente smantellata, il rischioso passaggio a una specie di prostituzione, anche le conseguenze dell’amore, per dirla con Sorrentino. Già perché Mia ha un fidanzato tenero e fedele, che comincia a scalpitare vedendo le due stripper troppo coinvolte.

“Lo striptease è un mestiere, non un modo per rimorchiare” raccomanda l’anziano gestore, a suo modo un rassicurante “zio” delle ragazze. Ma il film non romanticizza e addolcisce le situazioni, a tratti anche imbarazzanti, facendo in modo che le due vicende – la vita quotidiana nel locale e le dinamiche di coppia – trovino via via un punto di incontro/scontro. E mi fermo qui.

Forse c’è un finale di troppo, ambientato “qualche anno dopo”, ma vedendo questo film insinuante, non banale, che mostra senza infingimenti carne e genitalità, senza trascendere nell’hard come pure i francesi sanno fare, viene da pensare a come l’avrebbero fatto qui da noi. Ve lo dico io: con produttori preoccupati di evitare divieti ai minori, registi/registe pronti/pronte ad autocensurarsi, attrici per nulla disposte a mettersi così in gioco nelle scene di sesso, mostrandosi con la passera di fuori o con un’ombra di cellulite sulle cosce.

Louise Chevillotte, 29 anni, e Zita Hanrot, 34, ovvero Manon e Mia, invece recitano nella migliore tradizione francese, intonandosi allo sguardo della loro regista: a tratti birichino e da commedia (una delle due comincia a vedere tutti nudi per strada, come in un vecchio film di Dino Risi), a tratti più teorico e prevedibile (“Uscite di casa, ragazze, prendetevi dei rischi: il limite è il cielo” scandisce Elody, una specie di io narrate).

Se vi pare di aver riconosciuto Frederick Wiseman tra i clienti, be’ è così: il 94enne documentarista americano si presta alla comparsata divertita, così come il vero divo francese Melvin Poupaud nel ruolo di sé stesso.

In sala dal 21 marzo 2024


Solo per me (À mon seul désir) – Regia e sceneggiatura: Lucie Borleteau; fotografia: Alexis Kavyrchine; montaggio: Clémence Diard; musica: Pierre Desprats; scenografia: Aurélien Maillé; interpreti: Zita Hanrot, Louise Chevillotte, Laure Giappiconi, Pedro Casablanc, Sième Miladi, Yuliya Abiss, Tokou Bogui, Céline Fuhrer, Sipan Mouradian, Thimotée Robart; produzione: Marine Arrighi de Casanova per Apsara Films; origine: Francia, 2023; durata: 119 minuti; distribuzione: Kitchen Film.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *