Verbrannte Erde di Thomas Arslan (Festival di Berlino – Panorama)

  • Voto
3.5

Thomas Arslan (1962) è considerato uno dei fondatori della cosiddetta “Berliner Schule” ed è con certezza quello che più ha inteso cimentarsi con il cinema di genere, un’intenzione manifestatasi, seppur in misura minore, anche presso altri autori come Christoph Hochhäusler e nel più celebre di tutti, ossia Christian Petzold. In Italia, se non vado errato, non è arrivato nulla. Ed è un peccato. D’altra parte è davvero difficile che il mercato italiano vada in cerca di film di genere (e di qualità) che provengano dalla Germania. Sono altri i paradigmi distribuitivi vigenti.

Nel 2010 Arslan aveva presentato a Berlino nella sezione “Forum” un notevole gangster movie intitolato Im Schatten (Nell’ombra), incentrato sulla figura di Trojan (interpretato dal bravo Misel Maticevic) un classico gangster, appunto, diciamo nella tradizione dei film di Jean-Pierre Melville, un personaggio molto austero, sobrio quasi un asceta che parla pochissimo e ogni singolo gesto ha una sua ragione d’essere. Il film, ambientato a Berlino, segnava il suo ritorno dopo anni di galera, la ripresa di contatto con personaggi del passato, il tentativo non facile di rientrare nel giro e di trovare un colpo adatto, dato che il suo compare, che pure lui aveva coperto senza rivelarne l’identità, si era ben guardato dal ricompensarlo dandogli la parte spettante. Im Schatten poteva vantare oltre al protagonista tutta una serie di eccellenti attori tedeschi che fungevano da comprimari: da Hanns Zischler a Peter Kurth, da Uwe Bohm a Rainer Bock e raccontava Berlino alla tipica maniera della Berliner Schule come un luogo di transito, fatto di strade, parcheggi, automobili e quindi di fatto, deliberatamente, irriconoscibile.

Quattordici anni dopo, dando vita a un film se possibile ancora più in linea con gli stilemi del genere, Arslan decide di riproporre il pattern, con Verbrannte Erde (Terra bruciata). Anche in questo caso, dopo un brevissimo prologo a Essen (che è la città dove il giovane Arslan ha vissuto), Trojan, che vuole rientrare nel giro, approda a Berlino e deve mettere insieme il team per trafugare un quadro, e non un quadro qualunque ma un quadro celeberrimo di Caspar David Friedrich (voluto tempismo? quest’anno si celebra il 250esimo anniversario della nascita di uno dei più importanti pittori tedeschi, ciò che – peraltro – darà vita a una gigantesca mostra itinerante che tocca Amburgo, Berlino e Dresda).

Il regista Thomas Arslan

La trama – su cui sarò volutamente vago nella speranza che il film di Arslan possa finalmente arrivare in Italia – è un po’ più complicata rispetto all’episodio precedente, perché c’è il mandante (un collezionista particolarmente risoluto), c’è l’esecutore del mandante (interpretato dall’eccellente Alexander Fehling, che non ricordo di aver mai visto nel ruolo di un cattivo-cattivo, lo interpreta alla grande), c’è la mediatrice fra mandante e gli esecutori materiali del furto, c’è un avvocatessa corrotta e c’è il quartetto che compone la gang, guidato appunto da Trojan, ciascuno con la propria storia/non storia, ma tutto il resto rimane sostanzialmente invariato, compresa una rappresentazione se possibile ancora più anonima di una Berlino che sembra essere costituita soltanto di uffici con grandi vetrate, parcheggi a più piani, alberghi asettici, macchine super-accessoriate, depositi ferroviari  e, unica paradossale concessione a un tratto specifico della città, il Grunewald, dove si svolge un importante momento della vicenda.

Vale per Arslan, seppur su un piano diverso, quel che vale per Petzold: la capacità di mantenere una sostanziale fedeltà a certi tratti stilistici caratteristici della scuola Berlinese in un contesto narrativo e di genere molto più tradizionale e classico, con, qua e là, una sottile tendenza al manierismo. Resta inteso che la riproposizione del modello gangster movie e dell’ottimo Misel Maticevic funziona senza riserve.


Verbrannte Erde – Regia, sceneggiatura: Thomas Arslan; fotografia: Reinhold Vorschneider; montaggio: Reinaldo Pinto Almeida; interpreti: Misel Maticevic (Trojan), Marie Leuenberger (Diana), Alexander Fehling (Victor), Tim Seyfi (Luca), Marie-Lou Sellem (Rebecca); produzione: Schramm Film Koerner Weber Kaiser; origine: Germania 2024; durata: 101 minuti.

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