Victim (Obet) di Michal Blaško

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La manipolazione della verità può deformare i fatti e trascinare la coscienza umana a voler vedere una versione deformata e distorta della realtà oggettiva.

Le prospettive e i diversi punti di vista, infatti, possono divergere fino a creare due versioni agli antipodi: la realtà oggettiva e la rappresentazione di essa, ovvero quello che è reale e ciò che viene filtrato dalle voci e dalla gente comune, che in questo film dalle premesse interessanti, gioca una parte fondamentale.

La pellicola diretta da Michal Blaško intreccia una trama attuale e potenzialmente molto interessante senza riuscire però a connotarla del giusto ritmo e soprattutto dell’ opportuna tensione narrativa e drammatica.

La vittima, o almeno così sembrerebbe, è Igor, un ragazzo ucraino che vive in un quartiere di periferia nella Repubblica Ceca assieme alla mamma Irina, una donna sola e iperprotettiva con il figlio. Finito all’ ospedale per una brutta aggressione per mano di tre ragazzi rom (almeno così dice), Igor gioca il ruolo del povero ragazzo che ha subito un’ingiustizia e la mamma, protettiva come mai, si arma per una crociata alla ricerca dei colpevoli, ovviamente con l’ aiuto della televisione e dei social media. Viene subito arrestato un ragazzo creduto colpevole e i sospetti,  per superficialità, ricadono su tre ragazzi rom. La verità raccontata da Igor, però, non è esatta e dal suo letto di ospedale confessa candidamente alla mamma, proprio come un bambino pizzicato a fare una delle sue marachelle, di aver mentito a tutti.

Ormai è già troppo tardi per fermare la macchina mediatica infernale partita “dal caso Igor”: il fatto di cronaca, viene infatti opportunamente strumentalizzato dai media e dal sistema, pronti a puntare il dito  sul classico nemico da combattere e, d’altra parte a idealizzare l’ eroe che ha denunciato, con coraggio,  l’aggressione del “cattivo”( in questo caso Irina).

La protagonista gioca molto bene il ruolo della donna tormentata dalla scelta di seguire la via più semplice e ormai già tracciata dai media oppure la voce della sua coscienza che le suggerisce di svelare, una volta per tutte, la verità. Questa antieroina dai lineamenti duri e spigolosi, però,  pur dotata di espressività, grinta e talento alla fine non spicca, perché è poco sostenuta dal giusto ritmo e dalla giusta tensione drammatica.

 La narrazione, eccetto in alcuni momenti, sembra infatti carente di pathos e di drammaticità proprio perché non c’è un vero e proprio punto di svolta capace  di creare adrenalina e il film rimane, nella sostanza,  un promettente racconto le cui voci differenti non creano tensione, ma  solo diverse prospettive che incrociano i loro punti di vista.

La verità, la sua manipolazione e l’ evoluzione della coscienza di Irina, assieme a quella di suo figlio, che rimane un personaggio poco curato, avrebbero potuto essere quindi approfondite maggiormente a livello psicologico e narrativo.

Detto questo, Victim è un film con un discreto spessore sociale e con tematiche che riguardano tutti, e proprio per questo può far riflettere, può smuovere forse qualche lampo di coscienza umana e interessare il grande pubblico.


Victim (Obet)Regia: Michal Blaško; sceneggiatura: Jakub Medvecký; Fotografia: Adam Mach; Montaggio: Petr Hasalík; interpreti: Vita Smachelyuk, Gleb Kuchuk, Igor Chmela, Viktor Zavadil, Inna Zhulina, Alena Mihulová, Veronika Weinhold, Gabriela Míčová, Claudia Dudová; Produzione: Nutprodukcia (Jakub Viktorín), Nutprodukce (Pavla Janoušková Kubečková), Electric Sheep (Saar Yogev, Naomi Levari, Michael Reuter), Česká Televize Czech Television (Jaroslav Sedláček), Rozhlas a Televízia Slovenska RTVS – Radio and Television Slovakia (Michal Pusztay); origine: Slovacchia, Repubblica Ceca, Germania; durata:91′.

 

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