Ant-Man and the Wasp: Quantumania di Payton Reed

  • Voto
2.5

Comincia ufficialmente la fase 5 dell’Universo Marvel, a fare gli onori di apertura esce  Ant-Man and the Wasp: Quantumania.

Il personaggio di Ant-Man fece la sua prima comparsa nel 1962 in “Tales to Astonish” no. 27. Il vero, originale Ant-Man dei fumetti, Hanry “Hank” Pym, (nei film interpretato da Michael Douglas), era una figura tragica ed ossessionata dal fallimento e dalla redenzione, con una relazione complessa con la moglie, fatta di conflitti anche violenti. Per il grande schermo però, si è scelto di utilizzare una successiva iterazione: Scott Lang, intepretato da Paul Rudd. Scelta che ha dato i suoi frutti, i film di Ant-Man hanno così acquisito un carattere leggero ed ironico, in modo da rendere il personaggio più appetibile alla filosofia Disney e alla narrazione generale del progetto.

Per chi volesse ricostruire cronologicamente le vicende cinematografiche di Ant-Man nell’universo Marvel ecco un piccolo sunto: esordisce con il film Ant-Man (2015), con la collaborazione di Edgar Wright (Scott Pilgrim vs The World, Last Night In Soho) alla sceneggiatura, le sue vicende poi si intrecciano con quella di Capitan America e degli Avengers in Capitan America: Civil War, sì prosegue poi con il sequel, leggermente inferiore, Ant-Man and the Wasp (2018), in cui viene dato più spazio alla comprimaria Wasp, AKA Hope Van Dyne, il film si conclude con un colpo di scena, la cui causa va ricercata all’interno di Avengers: Infinity War, mentre in Avengers: End Game si conclude l’epopea e l’annessa Fase 3 del MCU.

Tutti i film di Ant-Man sono diretti da Payton Reed, che ha al suo attivo qualche discreta pellicola romantica senza pretese ed una commedia con Jim Carrey (The Yes Man), la sua regia è sempre piuttosto funzionale, dinamica ed efficace, e anche stavolta non fa eccezione. Il film si apre con un flashback dove Janet Van Dyne (Michelle Pfeiffer), la moglie di Hank Pym (Michael Douglas) si trova confinata nell’universo quantico assieme ad uno strano individuo, che avrà un ruolo importante per lo svolgimento degli eventi successivi. Una volta tornata a casa infatti (vedi Ant-Man and the Wasp ), scopriremo che, durante i 30 anni passato all’interno dell’universo quantico, Janet ha fatto la conoscenza e quasi permesso la fuga del Temibile Kang (Jonathan Mayors) detto il conquistatore, lasciando l’universo in sua balìa. Si torna indietro quindi, come da copione, a riparare a  pasticci che i nostri stessi protagonisti hanno contribuito a creare.

Questa volta la squadra si è allargata, e non di poco, oltre ad Ant-Man e a The Wasp (Evangeline Lilly), infatti, troviamo Cassie, la figlia di Scott (Kathryn Newton), ormai adolescente, la madre di Hope, Janet, e lo stesso Hank Pym (Michael Douglas), praticamente la famigliola al completo. Tutti i nostri si rimpiccioliranno a livello molecolare per sconfiggere una pericolosissima minaccia che si annida nel regno quantico. La vicenda si svolge per intero all’interno di tale realtà, rappresentata in maniera creativa e interessante: creature curiose e scenari estremamente colorati, edifici in grado di camminare, locali pieni di sorprese, popolati da creature disparate fatte di fluidi semisolidi e mezzi di locomozione bizzarri, insomma, uno spettacolo per gli occhi. Queste atmosfere alla Guardiani della galassia vengono inoltre inframezzate da paesaggi siderali popolati da umanoidi vestiti come i Fremen, gli abitanti di Arrakis in Dune, che cavalcano strane mante violacee e gelatine in grado di mutare forma a piacimento.

La CGI ed il design grafico ambientale sono curati ad altissimi livelli. Le scene d’azione e le coreografie sono, come sempre, eccezionali. I fan Marvel sono molto esigenti per quanto riguarda il momento dell’ingresso di un determinato personaggio, che salva la situazione quando tutto sembra perduto. È un passaggio obbligato in ogni pellicola e deve avvenire nella maniera più epica possibile. In questo caso però, l’ingresso più entusiasmante non lo fa un personaggio, bensì un esercito di formiche, quello capitanato da Hank Pym, simpatici e letali insetti a cui avremmo preferito fosse dedicato più spazio.

Per fare in modo che una grande scena d’azione risulti veramente epica, va costruito, attraverso la sceneggiatura, un crescendo coerente e solido, altrimenti il coinvolgimento emotivo latita e si rimane impassibili dinanzi all’enorme dispiegamento di effetti speciali. E’ esattamente ciò che accade qui, sappiamo che i nostri se la caveranno, questo è scontato, il problema è che in questo caso, non ci interessa sapere come lo faranno. 

Già, perché, nonostante le ottime premesse, il film non convince, non convince l’impostazione più seria, e priva di ironia; quella sottile verve che caratterizzava i due film precedenti, qui è completamente scomparsa, delude l’assenza totale dei tre amici di Scott, in particolare Luis (Michael Pena). Le uniche parti un po’ scanzonate sono i cinque minuti iniziali e quelli finali, per il resto il dialogo è pesante, banale e noioso. Non convince questa nuova dinamica “familiare” il personaggio di Cassie, la figlia di Scott (Kathryn Newton) è insipido, il suo inserimento per accattivarsi una parte di pubblico giovane poteva essere una buona mossa, ma viene sprecata da una scrittura pigra e svogliata. Stesso dicasi per la moglie di Hank, Janet, che almeno mantiene un po’ di spessore grazie all’ottima interpretazione di Michelle Pfeiffer e ad un segreto che verrà rivelato a metà pellicola. Hank, (Michael Douglas) relegato al compito di autista per quasi tutto il film (fortunatamente avrà il suo riscatto verso la fine), insomma, la famiglia di Ant-Man è moscia.

Completamente svanita la freschezza, fatta di piccoli tocchi di umorismo, di Edgar Wright, autore della sceneggiatura del primo Ant-Man , quel che rimane è un prodotto confuso e generico. Nessuno ha mai preteso che il personaggio  facesse il pagliaccio come Peter Parker, ma vederlo sorridere nel finale del film, a tavola attorno ai suoi cari, sentirlo minacciare il cattivo di “non toccare mai più” la sua amata figlia, vederlo comportarsi da bravo adulto responsabile, o da eroico padre redento, ci lascia completamente indifferenti nei confronti di un eventuale nuovo sequel. 

Kang il conquistatore, il Villain di turno, fa il suo debutto in questo film, ma sicuramente avrà un ruolo fondamentale nella Fase 5 dell’MCU. Ha del potenziale, l’attore che lo interpreta (Jonathan Majors) è dotato di grande espressività e con una sceneggiatura migliore avrebbe potuto sicuramente dare di più. Qui attende solamente di venire bastonato e nel mentre declama sconclusionati propositi da conquistatore. La sua spalla invece, il già noto Darren Cross (Corey Stoll), si presenta nella esilarante nuova veste di MODOK, guadagnandosi il premio di Villain più divertente ed originale del film.

Nonostante i finalini extra ci abbiano prospettato qualcosa di interessante per quanto riguarda gli imminenti sviluppi, l’inaugurazione della quinta fase dell’MCU non è partita con il piede giusto. 

Ps.: il leggendario Bill Murray compare in un piccola particina, abbiamo dunque una scena in cui tre illustrissimi,  lui, Michelle Pfeiffer e Michael Douglas si trovano assieme seduti a un tavolo a parlare, peccato che molto probabilmente Murray non abbia mai incontrato gli altri due sul set, dato che la scena è rigorosamente ripresa con campi e controcampi. Ma il cinema è anche questo.

In sala dal 16 febbraio


Ant Man and The Wasp:  Quantumania –  Regia: Payton Reed; sceneggiatura: Jeff Loveness; fotografia:William Pope; montaggio: Adam Gerstel, Laura Jennings; musica: Christophe Beck; interpreti: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Jonathan Majors, Michelle Pfeiffer, Michael Douglas, Kathryn Newton, David Dastmalchian, William Jackson Harper, Katy O’Brian, Bill Murray; durata: 124 minuti; origine: Stati Uniti; produzione: Marvel Studios; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures

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