Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse di James Gray

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Che bella sorpresa, questo Armageddon Time di James Gray, film semi autobiografico presentato in Concorso allo scorso Festival di Cannes, che ha avuto una scarsa fortuna al botteghino americano ma che possiede nondimeno un evidente carisma, confermando la perizia e la solidità del regista newyorkese. 

Anche per Gray è dunque scoccata l’ora dell’opera autobiografica, assieme ai recenti Bardo, di Alejandro González Iñárritu, o The Fablemans di Steven Spielberg, il suo film va a comporre un ideale trittico del 2022 che illustra i differenti tagli che si possono dare al genere. Da una parte quello del regista messicano, surreale e stilizzato; dall’altra quello di Spielberg, così intriso di esaltazione per il cinema da far dimenticare i suoi (almeno per chi scrive non marginali) difetti. Armageddon Time è sicuramente il più classico, meno visionario, e convenzionale del lotto. Ma l’incedere, il respiro narrativo, l’inquadratura ed il ritmo sono di prima classe. La discrezione pacata e l’affondo si alternano e rendono la visione piacevole ed estremamente scorrevole; la mano di Grey è sicura, la padronanza del mezzo e dei tempi eccellente, la colonna sonora perfetta (Christopher Spelman) mentre il memorabile brano dei Clash che dà il nome al film viene sfruttato nel migliore dei modi. 

Paul (Banks Repeta) vive con i suoi genitori e il fratello maggiore, ma trascorre molto tempo con il suo amato nonno (Anthony Hopkins) che considera il suo miglior alleato e guida. Sebbene i suoi genitori non approvino il suo sogno di diventare un artista, il nonno gli dona un set di vernici per adulti per incoraggiarlo. Il ragazzo sente la pressione della sua famiglia, che non considera le sue ambizioni all’altezza di quelle del fratello, ma il nonno lo sostiene sempre. Gli insegna l’importanza dell’integrità e di aiutare chi è in difficoltà. Durante l’anno scolastico, fa amicizia con un compagno di classe di nome Johnny (Jaylin Webb), l’unico studente nero della classe. Questa frequentazione non è vista di buon occhio dalla famiglia, che, a seguito di una bravata dei due, trasferisce Paul in una scuola privata prestigiosa. Nonostante i pregiudizi degli altri studenti e la pressione dei suoi genitori per evitare Johnny, Paul cerca di fare la cosa giusta anche in situazioni difficili. Ma è solo un bambino appartenente ad una famiglia ebrea relativamente benestante, il limite di ciò che può è ben presto chiarito dal mondo degli adulti, che lo invita dolcemente, ma anche minacciosamente, a rientrare nei ranghi.

James Gray è nato nel 1969 ed è cresciuto nel Queens da una famiglia di sopravvissuti all’Olocausto (suo nonno ha veramente cambiato il cognome di famiglia da Greiszerstein a Grey quando è arrivato negli Stati Uniti), gli esterni del film sono stati girati effettivamente a pochi isolati da questo luogo della sua infanzia. Quanto ci sia di autobiografico e quanto di romanzato nel film non lo sappiamo con certezza, possiamo comunque fare riferimento alle parole del regista: “Ho cercato di rendere il materiale il più personale possibile, prestando attenzione ai dettagli. Ho cercato di catturare i particolari più significativi, come i piatti su cui abbiamo mangiato, il cappello che indossava mio nonno e anche il lampadario che illuminava la nostra sala da pranzo, la carta da parati e gli elettrodomestici della cucina. Tuttavia, questi sono solo alcuni degli elementi superficiali su cui mi sono concentrato, poiché ho voluto scavare in profondità per catturare il significato più autentico di quella esperienza.

Uno degli episodi cruciali, in cui Paul e il suo amico rubano un computer, ma le conseguenze che dovranno pagare i due saranno ben diverse, ricalca da vicino un’esperienza effettivamente vissuta dallo stesso Gray. La domanda è: quale lente ha adottato per filtrare i suoi ricordi? Quanto si è premurato di mantenersi fedele alla sua memoria e quanto se ne è distaccato per farne una critica sociale? 

Armageddon Time è un film che possiede caratteristiche di una cinematografia sul viale del tramonto, non al passo coi tempi, troppo ingenuo e semplicistico, una rappresentazione del razzismo e dell’antisemitismo un po’ troppo esibita ed accentuata. Paul, alter-ego del regista, è un personaggio per il quale è difficile fare il tifo, ma è facile empatizzare con il dramma della sua condizione, privilegiata ma opprimente, dalla quale è impossibile sfuggire, e che provocherà – questo film ne è la prova – irrimediabili ed indelebili rimorsi. I sentimenti contrastanti che si provano per lui lo rendono una figura piuttosto riuscita, interpretato da un bravo Banks Repeta.  

Anthony Hopkins è sempre convincente e capace di dare ad un ruolo piuttosto convenzionale uno spessore tutto particolare, una delle scene migliori lo vede caricarsi improvvisamente di aggressività e dare una serie di consigli memorabili al piccolo Paul, accompagnati da gustose imprecazioni, come se improvvisamente ricordasse la rabbia provocata dalle ingiustizie a cui ha assistito nell’intero arco della sua esistenza. 

Anne Hathaway, Anthony-Hopkins con Banks Repeta

Anne Hataway, brava e misurata, nei panni della madre, Jeremy Strong minaccioso e al contempo buffo in quelli del padre. Ad eccezione del nonno, gli adulti non fanno bella figura. Benché in realtà si rivelino semplicemente figli del loro tempo, grettezza e meschinità messa in prospettiva si amplificano.  Il tutto confezionato in maniera impeccabile dalla magnifica fotografia del maestro Darius Khondji, dai toni caldi, quasi cupi, che si sposano perfettamente con l’atmosfera della famiglia di Paul, dolce, accogliente, ma anche, in fondo, violenta e vigliacca. 
Piuttosto consigliato 

In sala dal 23 marzo 2023


Armageddon Time – Il tempo dell’Apocalisse (Armageddon Time)  Regia e sceneggiatura: James Gray; fotografia: Darius Khondji; montaggio: Scott Morris; musiche: Christopher Spelman; interpreti: Banks Repeta, Jaylin Webb, Anthony Hopkins, Anne Hathaway, Jeremy Strong, Ryan Sell, Tovah Feldshuh, Marcia Haufrecht, Teddy Coluca, Dane West, Richard Bekins, Landon James Forlenza, John Diehl, Jessica Chastain, Lauren Yaffe, Andrew Polk, Griffin Wallace Henkel, Marcia Jean Kurtz, Domenick Lombardozzi, Dupree Francois Porter; produzione: RT Features, MadRiver Pictures, Keep Your Head, Spacemaker Production; origine: Stati Uniti, 2022; durata: 115 minuti; distribuzione: Universal Pictures Italia. 

 

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