The Fabelmans di Steven Spielberg

  • Voto
4.5

Tempo di biografie italiane (da Dante a Caravaggio) ma anche americane pur se, nel caso di The Fabelmans, la nuova, a dir poco straordinaria opera di Steven Spielberg, si tratta al più di una autobiografia romanzata dove si mischiano e sovrappongono quindi realtà storica e finzione scenica.

Già a partire dal nome del giovane protagonista del film, Samuel Fabelman (Gabriel LaBelle), il figlio maggiore di una famiglia ebrea (quella di Spielberg: ortodossa e di lontane origini ucraine, emigrata negli States) composta da un ingegnere elettronico (Paul Dano) e da una moglie che voleva fare la pianista (Michelle Williams) ma che ha visto frustrate, per ragioni familiari, le sue ambizioni artistiche. Così Sammy – tutto lo chiamano in questo modo – aspira sin da piccolo piccolo a diventare, come la mamma, un’artista ovvero un cineasta, quindi ad essere una persona (Man) che racconta delle favole (Fabel/fable), storie – la quintessenza, cioè, del cinema secondo la tradizione e la vulgata d’oltreoceano. E comincia a realizzare questo sogno secondo la sceneggiatura di Tony Kushner e dello stesso Spielberg proprio come era accaduto con il filmmaker di Cincinnati, uno di quegli scatenati “movie brats”, che all’inizio degli anni Settanta diedero vita – seguendo in parte il modello europeo delle “Nouvelle Vague” – alla nascita della Nuova Hollywood assieme agli amici e colleghi George Lucas, Francis Ford Coppola, Brian De Palma, Martin Scorsese, ecc.

Infatti, lo vediamo all’opera con i suoi primi film amatoriali in super8 che effettivamente il piccolo Steven ha girato: all’età di 11 anni, The Last Train Wreck (1957), dove un treno giocattolo si scontra provocando una catastrofe, poi The Last Gun (1959), un western amatoriale della durata di 8 minuti di cui è anche interprete ed infine a quattordici anni un corto di guerra Escape to Nowhere (1961) della durata di ormai 40’.

Contemporaneamente in questo Coming of Age con i vari spostamenti dovuti al lavoro paterno dall’Ohio all’Arizona per finire, ovviamente, in California, ci si racconta dell’intolleranza etnico-religiosa a scuola insieme al traumatico evento della lenta separazione (e poi del divorzio) dei genitori, che un po’ corrisponde a quell’anima divisa in due dello stesso Spielberg, un autore scisso tra la razionalità paterna e l’artisticità materna, tra il successo commerciale e l’intuizione autoriale. Insomma, in parole povere il tema fondante della filmografia spielberghiana, quello dell’importanza della famiglia, oltre alla straordinaria e assai rara capacità di essere insieme un cineasta di fine qualità e di massima cassetta, “the most commercially successful director of all time”.

E comunque al centro di questo The Fabelmans, oltre a (ri)scoprire tante cose nelle bellissime due ore e mezzo di narrato, troviamo l’amore supremo e le più vivide passioni destate e scatenate dalla 7arte: nella prima scena si racconta del bimbo Sammy che alla sua prima volta in una sala si spaventa a morte con un film in cui accade un rovinoso incidente ferroviario (poi rifatto, come si accennava nel suo primo Super8); nell’ultima sequenza invece – finale veramente sublime e che esalterà, ne siamo certi, gli spettatori cinefili – assistiamo ad una lezione di cosa sia il cinema e il suo punto di vista.
Chi altro se non un vecchio John Ford, il campione del western, il cinema americano per execellance, in poche aspre battute spiega all’aspirante, futuro director in erba cosa sia il vero “sale della terra” della narrazione in immagini. Ad interpretarlo – assolutamente irriconoscibile (almeno per me) e non vogliamo rovinare la sorpresa di questa apparizione memorabile – Spielberg ha scelto un suo eccellente collega con cui concludere, in bellezza, questo che consideriamo per ora, nella nostra personale hit parade, il più bel film dell’annata 2022. E non solo in rapporto alla per altro favolosa filmografia del nostro regista.

In sala dal 22 dicembre


The Fabelmans Regia: Steven Spielberg; sceneggiatura: Tony Kushner, Steven Spielberg; fotografia: Janusz Kaminski; montaggio: Sarah Broshar; musica: John Williams; interpreti: Gabriel LaBelle, Michelle Williams, Paul Dano, Seth Rogen, Jeannie Berlin, Keeley Karsten, Robin Bartlett, Oakes Fegley, Julia Butters, Gabriel Bateman, Judd Hirsch, Nicolas Cantu, Sam Rechner, Chloe East, Isabelle Kusman, David Lynch; produzione: Amblin Entertainment, Reliance Entertainment, Universal Pictures; origine: Usa, 2022; durata: 151’; distribuzione: 01 Distribution.


A chi interessasse vi proponiamo un podcast articolato in quattro puntate con due speakers d’eccezione: il regista Gabriele Mainetti e il critico Gianmaria Tammaro. In esso si può seguire un viaggio attraverso la vita e la carriera di Spielberg, dagli esordi fino ai suoi lavori più recenti, con un approfondimento specifico su The Fabelmans, lungo un percorso tematico che si sviluppa  nel modo seguente Ep. 1 In principio fu Spielberg, Ep. 2 Fatti della stessa materia dei sogni, Ep. 3 Incontri ravvicinati, Ep. 4 Nella testa di un genio.

Ecco il link al podcast:  https://open.spotify.com/show/43v6VBiiglo6YSgeqWgevi?si=EhXHxVU0RjyD5vzLlAos2g

 

 

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