Black Panther: Wakanda Forever di Ryan Coogler

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Istruzioni per l’uso: 1) questa non è una recensione per i fan che si aspettano notizie e giudizi da fan, solo per avvertire l’eventuale lettore random che si imbattesse casualmente in questo mio testo; 2) sarebbe opportuno procedere ad un ripasso, rivedendo il primo Black Panther (2018) per poter comprendere alcuni passaggi della trama e alcuni incunaboli della storia – un piccolo consiglio d’amico per gustare meglio il film.

Non era un caso che la figura del protagonista eponimo fosse nata alla Marvel Comics, alla metà dei “rivoluzionari” anni Sessanta, per la precisione nel luglio del 1966, dalla mente del duo Stan Lee (testi) e Jack Kirby (disegni), sdoganando così agli occhi del mondo americano (e non solo) un personaggio molto particolare per i tempi di allora: parliamo del primo supereroe “nero” a fumetti, Black Panther cioè T’Challa, sovrano, protettore, leader religioso del Regno di Wakanda, tra le nazioni più importanti e tecnologicamente avanzate della Terra grazie ai suoi immensi giacimenti del misterioso e preziosissimo metallo del vibranio.
Poi ci sono voluti però più di mezzo secolo perché il primo regista nero dei Marvel Studios, Ryan Coogler, lo potesse portasse sugli schermi, realizzando appunto Black Panther nel 2018, il diciottesimo film del MCU (Marvel Cinematic Universe) per l’interpretazione di Chadwick Boseman.
La morte dell’attore diventato molto celebre grazie proprio al fortunato film di Coogler, ha sconvolto, come è noto, i piani di un possibile sequel e quindi questo Black Panther: Wakanda Forever  – trentesimo film del MCU, l’ultimo della cosiddetta “Fase Quattro” – parte ed è stato pensato proprio come “elaborazione del lutto” della scomparsa del supereroe nero.  A lui il film è dedicato ma non cercando di farlo rivivere tramite le mirabolanti magie degli effetti speciali, senza quindi una storia che prevedesse il ritorno del compianto Chadwick Boseman nei panni di T’Challa /Black Panther.
Il che ha conferito a questo sequel un sapore molto particolare, quasi sperimentale, ovviamente dentro i confini possibili di una produzione superspettacolare come quella della Marvel ma con un “basso fondo” di riflessione per cui si differenzia nettamente dal precedente.

Infatti, non a caso il film parte dal lutto nel regno di Wakanda che, ora sotto la guida della regina Ramonda (una efficace Angela Bassett), piange la perdita del suo amato re ma con essa la nazione finisce subito nel mirino delle potenze mondiali, pronte a invaderla per avere il prezioso vibranio. Tuttavia, come si scoprirà presto, la vera minaccia non arriverà dalla terra e dai suoi governi avidi, bensì dal mare dove Namor (Tenoch Huerta), il re di Talokan, è pronto a iniziare una guerra per vedere esteso il suo dominio anche al di sopra degli abissi marini.
Sarà dunque compito dei nostri eroi wakandiani, da War Dog Nakia (Lupita Nyong’o) a Everett Ross (Martin Freeman), lottare per la pace e difendersi dalle minacce per poter forgiare un nuovo cammino al loro Regno, insieme e ai personaggi di Shuri (Letitia Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai Gurira) e il gruppo delle “Dora Milaje”, le fedeli bodygards di Black Panther.

Tenoch Huerta alias Namor

Film tutto o quasi al femminile a partire dall’agguerrito gruppo delle varie protagoniste, così come il precedente lo era al maschile, Black Panther: Wakanda Forever non manca certo di momenti ultra-spettacolari di battaglie & Co. ma si concentra più che altro, come si accennava, sull’aspetto psicologico della perdita perché lo show può proseguire ma non necessariamente solo all’interno dei binari consueti.

Danai Gurira as Okoye in Marvel Studios' Black Panther: Wakanda Forever.
Danai Gurira nel ruolo di Okoye

Onore quindi a Ryan Coogler che dopo mesi e mesi a riflettere se e come poter proseguire il progetto di cui è ed è stato anche co-sceneggiatore insieme al fido Joe Robert Cole, ha optato per una chiave diversa, parecchio epica. Certo questa sua ultima poderosa impresa è molto lunga (161 minuti non sono pochi!), ha una struttura narrativa più ardita e meno tradizionale del fortunato precedente che, com’è noto, era stato coronato da un notevole successo di critica e di pubblico, oltre ad aver ricevuto tre Oscar 2019, unico caso di film del MCU ad averne vinti.
Un buon riscontro della critica ed anche il nostro personale lo ha già ottenuto, pur se avremmo gradito una maggiore sinteticità in alcuni passaggi della storia e meno battaglie di maniera (ma inevitabili del resto per il genere). E presto si vedrà se sarà ben premiato anche al box-office.
Ps: attenzione al laconico, tradizionale finalino della produzione Marvel, che potrebbe lasciare interdetti (o peggio). Tuttavia, qualcuno negli States ha twittato a riguardo definendolo “the best credits scene in Marvel history, no contest”. Chissà.

In sala dal 9 novembre 2022


Cast&Credits

Black Panther: Wakanda Forever – Regia: Ryan Coogler; sceneggiatura: Joe Robert Cole, Ryan Coogler; fotografia: Autumn Durald Arkapaw montaggio: Michael P. Shawver, Kelley Dixon, Jennifer Lame; musica: Ludwig Goransson, Michael P. Shawver; scenografia: Hannah Beachler; costumi:      Ruth E. Carter; interpreti: Angela Bassett, Letitia Michelle Wright, Winston Duke, Danai Jekesai Gurira, Florence Kasumba, Lupita Nyong’o, Tenoch Huerta, Martin Freeman, Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena, Alex Livinalli, María Mercedes Coroy, Richard Schiff, Isaach De Bankolé, Kamaru Usman; produzione: Marvel Studios, Walt Disney Pictures; origine: U.S.A., 2022; durata: 161’; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures

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